Boston Celtics: la costruzione di una contender
Tentativo di sguardo razionale al passato, presente e futuro dei Boston Celtics, fatta da un tifoso
I tifosi dei Celtics, all’inizio di questa stagione, non potevano aspettarsi qualcosa di più di una finale di Conference contro Cleveland. Realisticamente, pensare di dare filo da torcere ad una squadra che da inizio anno era attrezzata, ancor più dell’anno scorso, a raggiungere le NBA finals in maniera agevole, era una idea che nemmeno i più ottimisti sostenitori del Trifoglio avrebbe potuto avere.
Sull’infortunio all’anca di Thomas, uscito nel secondo tempo di gara 2 nella serie contro i Cavs, nessuno nell’organizzazione Celtica ha fatto oggi chiarezza, nemmeno lo stesso Isaiah che ieri ha rilasciato interessanti dichiarazioni, nella tradizionale conferenza stampa di fine stagione. Il giocatore pare non abbia ancora deciso come procedere nel trattamento di tale infortunio, che in caso di operazione lo vedrebbe a rischio di doversi sottoporre ad un recupero potenzialmente lungo dai 6 agli 8 mesi. L’operazione risolverebbe, si spera, in modo definitivo il problema del “Little guy”, mentre un trattamento più conservativo potrebbe risultare più efficace a breve termine ma più problematico sul lungo periodo.
Durante la stessa conferenza stampa, il giocatore volto di Boston ha dichiarato di preferire vedere aggiunte di valore alla squadra, piuttosto che discutere una rinegoziazione del proprio contratto, in scadenza in Estate 2018 e garantito la prossima stagione per 6.2 milioni di dollari, come fatto ad esempio da Harden e Westbrook negli ultimi due anni.
Lo stesso GM Danny Ainge ha rilasciato dichiarazioni che seguono la falsariga di quanto detto da Thomas, dicendo di esser consapevole della presenza di lacune nella squadra da colmare al più presto.
(Qui la notizia che riporta le dichiarazioni di Ainge)
Quali sono realmente il margine di manovra e gli asset in possesso del GM dei Celtics?
Nella notte tra il 15 ed il 16 Maggio, la combinazione che ha assegnato la prima scelta assoluta al prossimo draft è stata vinta per 3 volte consecutive dai Celtics. Tale prima scelta assoluta nasce da un misto tra programmazione e fortuna che potrebbe reinserire i Verdi tra le contender reali al titolo NBA solo 5 anni dopo essersi giocati l’accesso alle finals in una gara 7 indimenticabile contro gli Heat di Lebron James. La prima scelta assoluta al prossimo draft rappresenta, nel momento in cui si scrive, il maggiore asset in mano a Celtics, senza essere tuttavia l’unico. Boston possiede anche la prima scelta nel 2018 degli stessi Nets (oltre alla propria prima scelta nello stesso anno) e tre prime chiamate, di cui due condizionali, nel draft 2019 (la propria, quella dei Clippers, protetta per le prime 14 chiamate, quella dei Grizzlies protetta in top 8).
Per quanto riguarda il roster attuale, Ainge è riuscito nell’Estate 2015 a firmare l’ala Jae Crowder con un quinquennale, al cui termine rimangono 3 anni a circa 22 milioni totali: un contratto che nell’NBA del nuovo salary cap rappresenta un’anomalia e che genera sicuramente interesse nei front office NBA. Crowder, dopo una stagione sorprendente nel 2015/16, ha vissuto un calo nel suo apporto difensivo individuale (come d’altronde tutti i suoi compagni di squadra), migliorando però sensibilmente nella sua pericolosità dal perimetro, arrivando a sfiorare il 40% da 3 punti universalmente riconosciuto come soglia di distinzione tra un buon tiratore ed uno nella media. L’ala ex Marquette non sembra tuttavia essere un giocatore in grado di dare il meglio di sè ai playoff, almeno a giudicare le sue prestazioni nei 3 anni in cui ha avuto la possibilità, giocando per i Celtics, di assaggiare la post season. Quest’anno, difensivamente ai playoff è migliorato nettamente rispetto alla stagione regolare (di nuovo, come tutti i suoi compagni), ma offensivamente è spesso sembrato in confusione, vedendo calare la sua percentuale da 3 al 35% e in generale non fornendo il contributo consistente al quale aveva abituato durante la regular season.
Un altro giocatore potenzialmente interessante per altre squadre potrebbe esser quel Jaylen Brown scelto con la terza scelta assoluta allo scorso draft. Il rookie ha giocato in maniera oggettivamente (e prevedibilmente) inconsistente durante questa stagione, mostrando solo sprazzi del giocatore che potrebbe ottimisticamente diventare (ad esempio immediatamente dopo l’all star game, quando per una decina di partite ha mantenuto una media di 12 punti, tirando con il 55.7% dal campo e il 46% da 3). Tali numeri non hanno trovato però riscontro durante il resto dell’annata, dove Brown ha mostrato grossi problemi nella costruzione di un proprio tiro e in fondamentali base come il palleggio o il ball handling. Fisicamente il ragazzo non si discute e, con un’altezza di 2.01 e un peso di 102 kg, aggiunti alle sue ottime agilità e controllo del corpo, potrebbe diventare un’importante pedina tattica nello scacchiere di Boston, potendo coprire gli spot di 2 e 3. Difensivamente, seppur avendo commesso spesso errori dovuti all’inesperienza, il prodotto di California è stato spesso assegnato da coach Stevens al giocatore più pericoloso tra gli esterni avversari, specialmente quando Avery Bradley ha avuto problemi al tendine d’achille ed ha dovuto saltare praticamente tutta la parte centrale della stagione. In tale periodo, Brown ha per l’appunto preso il posto della guardia titolare dei Celtics in quintetto, a discapito di quel Marcus Smart che a tutt’oggi, pur rappresentando il motore e l’hustle player per eccellenza di Boston, non ha ancora mostrato di poter essere uno starter di livello per gli standard della lega.
Marcus Smart, insieme ad Avery Bradley e Isaiah Thomas, vedrà il proprio contratto scadere nell’Estate del 2018, ma a differenza degli altri due Boston avrà l’oppurtunità di renderlo restricted free agent, potendo così l’anno prossimo pareggiare ogni eventuale offerta che l’ex Oklahoma State potrebbe ricevere. I 3 compongono, insieme a Brown e Terry Rozier, un reparto guardie che risulta oggettivamente troppo affollato, che non permette uno sviluppo ottimale dei giocatori più giovani, sbilancia la squadra scoprendola tra i lunghi ed aggiunge punti di domanda riguardo al fatto di tenere la prima scelta assoluta di quest’anno, universalmente riconosciuta in quel Markelle Fultz, il quale potrebbe però andare a risolvere uno dei problemi maggiori di questa squadra, quel talento offensivo che solo Thomas ha mostrato finora di avere.
La pick: tenerla o non tenerla?
Molti tifosi di Boston, abituati all’epoca Big Three o Bird, sarebbero orientati verso lo scambiare la prima assoluta al draft in cambio di giocatori più pronti, come Paul George o Jimmy Butler.
George viene da un’annata ad Indianapolis in cui la sua squadra, per la quale ad inizio stagione più di qualcuno prevedeva qualcosa di più rispetto ad uno sweep al primo turno, ha visto concludere la propria annata contro dei Cavaliers che hanno sì spazzato via ogni concorrente possibile, ma che venivano da un finale di stagione tutt’altro che esaltante e con qualche problema di fiducia. Durante i momenti topici della serie, che a onor del vero è stata più combattuta di quanto un “cappotto” possa far sembrare, i compagni di squadra di Paul si sono mostrati assolutamente inadatti a potergli garantire l’aiuto di cui avrebbe bisogno per competere al livello che un giocatore del suo calibro meriterebbe. La situazione societaria dei Pacers appare tuttavia un po’ confusionaria, dopo le dimissioni di Larry Bird; in aggiunta a questo George ha un contratto in scadenza nel 2018 ed ha più volte mostrato amore incondizionato verso quei Lakers che sembrano aver cambiato registro rispetto alla fallimentare ricostruzione attuata da Mitch Kupchak.
Jimmy Butler ha vissuto un’annata sottovalutata da molti, sicuramente la migliore in carriera, facendo registrare massimi in punti (23.9), assist (5.5), rimbalzi (6.2) e percentuale ai liberi (86% con 9 tentativi di media a gara), tornando a mostrare di saper difendere ed avendo il miglior +/- on/off court insieme a Mirotic (molto discontinuo, ma giocatore di gran lunga con il maggior numero di conclusioni dall’arco di Chicago), giocando però 13 minuti di media a partita in più di quest’ultimo.
Nonostante ciò, i Bulls hanno visto concludere prematuramente la loro annata al primo turno, dopo esser andati in vantaggio per 2-0 nella serie ed aver poi perso Rondo per infortunio, in una stagione in cui coach Hoiberg è stato spesso messo in discussione da stampa, giocatori e tifosi e in cui lo stesso Butler ha mostrato segnali di insofferenza verso l’attitudine al lavoro di certi giovani a roster, dai quali Chicago vorrebbe ripartire.
Jimmy ha un contratto in scadenza nel 2019, anno in cui ha una player option che può utilizzare per tornare anche l’anno seguente, per un totale di circa 35 mln di $, cifre che a fronte di un massimo salariale di 30,6 mln annui offribili ai free agent di altre squadre nella prossima offseason, risultano assolutamente convenienti.
Draft night e massimo salariale: cosa aspettarsi?
I Celtics entreranno al draft, nel quale hanno anche la 37', 53' e 56’ chiamata, in seguito alla decisione del loro GM, nella scorsa trade deadline, di mantenere lo status quo senza aggiungere giocatori che potessero occupare spazio salariale questa estate.
Con un salary cap progettato a circa 102 mln di $, in ribasso rispetto alle stime iniziali, Boston non possiede tuttavia al momento i requisiti necessari per poter offrire un contratto, in quanto hanno a contratto i seguenti giocatori:
Al Horford 27,73 mln $
Avery Bradley 8,8 mln $
Tyler Zeller 8 mln $ (completamente non garantito)
Jae Crowder 6,79 mln $
Isaiah Thomas 6,26 mln $
Jaylen Brown 4,95 mln $
Marcus Smart 4,53 mln $
Terry Rozier 1,98 mln $
Jordan Mickey 1,47 mln $ (completamente non garantito)
Demetrius Jackson 1,38 mln $ (0,65 mln $ garantiti)
Avranno inoltre i cap holds (120% dell’ultimo stipendio ricevuto o ricevibile) di:
Gerald Green (1,47 mln $)
Jonas Jerebko (9,5 mln $)
Amir Johnson (15,6 mln $)
Kelly Olynyk (7,73 mln $), restricted free agent se si dovessero mantenere tali cap holds
James Young (2,6 mln $)
Guerschon Yabusele (2,24 mln $)
Ante Zizic (1,6 mln $)
Per questi ultimi due occorre fare un discorso specifico, dato che le scelte #16 e #23 del draft 2016 potrebbero avere destini diversi: il primo dovrebbe esser parcheggiato anche quest’anno all’estero, eliminando così lo spazio occupato dai suoi cap holds, mentre il secondo è molto probabile, secondo quanto dichiarato da dirigenza Celtics, giocatore e suo agente durante quest’ultima stagione, che possa far parte del roster dell’anno prossimo.
Facendo un rapido calcolo, considerando di rinunciare ai cap holds di Green, Johnson, Young e di tagliare Zeller, Mickey e Jackson, aggiungendo il cap impegnato dai diritti della #1 al prossimo draft (7,02 mln $), con un roster così composto:
PG: Thomas, Fultz (?), Rozier
SG: Bradley, Smart
SF: Crowder, Brown
PF: Horford
C: Zizic
Aggiungendo anche i Cap Holds di Olynyk, i Celtics occuperebbero circa 78 mln di dollari, ai quali vanno aggiunti 0,82 mln $ per ogni spazio a roster libero fino all’arrivo di un minimo di 12 giocatori, secondo quelli che sono chiamati empty roster charges.
Come si può concludere, anche rinunciando a rendere Kelly Olynyk un restricted free agent e scambiando Rozier (risparmiando i soldi del suo contratto ma dovendo compensare con un’altra empty roster charge), i Celtics non sarebbero in grado (per qualche centinaio di migliaia di dollari) di offrire un contratto al massimo salariale a quello che viene unanimemente riconosciuto come l’obiettivo principe dei Verdi nella free agency 2017, quel Gordon Hayward la cui volontà di lasciare lo Utah è comunque tutta da verificare, dato che anche se non è stato inserito in uno dei quintetti All-NBA e non ha maturato la possibilità di ricevere un contratto che superasse i 200 mln $ totali, ha comunque la possibilità di firmare per i Jazz, una squadra in crescita in cui è l’uomo franchigia, ad un anno in più rispetto a quanto potrebbe fare a Boston, con anche un aumento annuale maggiore.
(Qui l’articolo da cui ho preso spunto)
Hayward potrebbe, nel caso decidesse di sposare il progetto Celtics, decidere di fare un piccolo sconto a Danny Ainge, ma al di là di questo appare chiaro che i Celtics si troverebbero con due soli lunghi (Horford e il rookie Zizic) a fronte di un reparto esterni affollato e senza più alcuno spazio salariale, fatta eccezione per la mid level exception, per aggiungere free agent nel frontcourt.
Dove e come intervenire?
Due tra i problemi maggiori dei Celtics sono risultati quest’anno il numero di rimbalzi offensivi concessi agli avversari (27’ in stagione regolare con il 75.3% e ultimi ai playoff col 71.5% di rimbalzi difensivi possibili catturati) e conseguentemente punti concessi al secondo tentativo (14 per 100 possessi in stagione regolare, peggio solo i Knicks, e 14.8 ai playoff, meglio solo di Memphis e dei Thunder, squadre eliminate al primo turno). La squadra ha difeso tutto sommato bene nel pitturato durante la stagione regolare (meglio anche di Golden State e Cleveland, al 14’ posto con 43.4 punti ogni 100 possessi), salvo vedere un calo preoccupante ai playoff (13’ su 16 squadre con 47.5 punti concessi in area, sempre ogni 100 possessi, migliori solo di Rockets, Bulls e Thunder).
Boston è anche, secondo i dati di fivethirtyeight la squadra più bassa dell’intera lega e sebbene questo sia risultato positivo per difendere sul contropiede (12.3 punti concessi in tale categoria statistica, valido per il 9’ posto in tutta la lega), anche in questo caso ai playoff tali numeri hanno subito un calo (13.1 su 100 possessi, valido per l’11’ posto in tutti playoff).
La difesa di Isaiah Thomas, da sempre argomento caldo nella tifoseria Bostoniana, rappresenta sicuramente un problema (Sestultimo in Defensive Box Plus Minus tra tutti giocatori della lega in regular season con più di 500 minuti giocati per basketball reference, quintultimo ai playoff alla medesima voce tra i giocatori con almeno 4 partite e 15 minuti di media), sul quale Washington ha costruito molto del suo attacco durante il secondo turno, attaccandolo sul pick and roll e creando mismatch a lui sfavorevoli (il 45% delle realizzazioni dei Wizards sono arrivate nel pitturato, a differenza della serie contro gli Hawks dove i Maghi avevano concluso nella stessa zona di campo con il 36.9% per nba.com).
Appare evidente come questa squadra abbia bisogno di lunghi con centimetri, capacità di difendere in ogni situazione, conoscenza del proprio ruolo nell’attacco e che magari possa anche avere un contratto team friendly. Giocatori simili non sono facili da trovare ed essere difensivamente efficienti sia in area che sul perimetro, potendo difendere sul pick and roll ed i piccoli avversari, sono qualità tanto rare quanto apprezzate nella NBA moderna.
Secondo il modello di Steve Sheapochi giocatori riescono ad essere fattori a 360° in difesa, tra cui troviamo tra gli altri Antetokounmpo, Durant, Davis, Draymond Green e Joel Embiid.
"Sì, ma tu cosa faresti?"
Questa è la domanda che molti tifosi, appartenenti o meno alla fede cestistica Celtica, rivolgono quando si parla della situazione di Boston.
Da tifoso posso dire che personalmente, cercherei di scambiare Avery Bradley, che ha giocato dei playoff di alto livello ma che ha contratto in scadenza l’anno prossimo, Jae Crowder e magari la pick dei nets 2018, se ne valesse davvero la pena.
Busserei a Charlotte, proverei a chiedere informazioni su Cody Zeller, che prima dell’infortunio durante la stagione stava giocando il miglior basket della carriera e difensivamente rientrava tra i migliori e più completi centri nba (7’ per defensive win share, 9’ per defensive rating, tra i centri con almeno 15 minuti a partita nel pre all star game), non è una tassa dalla lunetta e che ha firmato in Estate un quadriennale che inizierà l’anno prossimo e che peserà circa 57 mln $ in totale.
In alternativa, proverei a prendere informazioni su Dedmon, Vucevic o Koufos: giocatori diversi ma che potrebbero risultare molto utili a questa squadra.
Questione Thomas: il giocatore merita un massimo salariale e lo avrà, bisogna solo decidere se tenerlo o perderlo a zero. Non avrebbe infatti senso a mio parere scambiarlo adesso, in scadenza, con un valore di mercato molto più basso rispetto alla sua effettiva importanza nella squadra (se è vero che è ultimo in DBPM, è secondo al solo Westbrook nella controparte offensiva in regular season, per bkref). Non sottovaluterei anche l’idea che si darebbe agli altri giocatori non offrendogli un max contract: la NBA è una players’ league e certe dinamiche non vanno secondo me sottovalutate.
Ovviamente proverei a firmare Hayward, ma non farei un dramma se non si dovesse riuscire nell’intento: la cosa importante secondo la mia opinione è che i Celtics tengano la prima scelta al draft, salvo occasioni irrinunciabili che ad oggi non vedo all’orizzonte.
I Celtics del 17’ titolo potrebbero essere più distanti di quello che pensiamo, ma quelli del 18’ potrebbero non esserlo così tanto, se Ainge si muovesse nel modo corretto e se ritenesse che la maniera migliore per far crescere i nostri giovani come Brown, Fultz, Zizic o Smart sia quello di farli giocare ad alto livello, con veterani come Horford e Thomas a preparare la strada a quelli che potrebbero essere la generazione vincente futura di questa franchigia.
Contributo di un tifoso Celtics
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