NBA Draft: Ben Simmons vs Brandon Ingram
Con ogni probabilità uno di loro sarà il primo a stringere la mano di Silver nel prossimo Draft NBA
Ogni anno nel periodo pre-Draft ci si scatena, tra mock-draft (esercizio abbastanza inutile ma che sembra piacere a tutti…), big board, tiers e scouting report.
Anche il Draft 2016 offrirà una serie di temi interessanti da valutare, primo tra tutti il dualismo tra Ben Simmons e Brandon Ingram.
In realtà per una buona parte della stagione il problema non si poneva nemmeno, tanto era evidente la superiorità dell’australiano sul resto del ‘gruppo’.
Poi, in seguito all’infortunio di Amile Jefferson, coach K è stato quasi obbligato a schierare Ingram da finta power forward (successe anche con Winslow nel 2014/15….), ed il freshman da Kingston High ha risposto inanellando una serie di prestazioni strepitose.
Nel frattempo la LSU di Simmons viaggiava tra clamorosi alti e bassi, per molti imputabili ad un atteggiamento piuttosto passivo dell’australiano.
Il sorpasso virtuale è stato decretato il 14 Marzo scorso, da un articolo scritto dal ‘the man’ della Draft industry, Johnathan Givony. Eccone alcuni estratti:
1-‘Simmons has displayed an apathy for defense, contact and delivering winning plays in crucial moments’
2-'One NBA executive described him as a “taller Rajon Rondo, a more athletic Evan Turner, or a skinnier Royce White.”
3-'Ingram is 14 months younger than Simmons, has a longer wingspan by four inches and a standing reach six and a half inches higher. Ingram is a better shooter – which is perhaps the most important skill in today’s NBA – and has shown a much better trajectory throughout the college season'
4-'There may never be a consensus choice for the first pick in this draft, but make no mistake: The debate is on, and the overhyping of Simmons has made its reckoning. Ingram has played himself into the debate, and it promises to rage into late June'
Cerchiamo di dirimere la questione….
THE CASE FOR BEN
Uno dei cliché che spesso sentiamo ripetere prima del Draft recita più o meno così: ‘Con le primissime pick bisogna scegliere il miglior giocatore disponibile, e solo dopo pensare al fit’.
Tra i due Simmons è chiaramente il più pronto per il grande salto, erano anni (x qualcuno addirittura decenni…) che non si vedeva un talento simile, in grado di gestire e facilitare il gioco, di trattare la palla divinamente, di volare in transizione, ma anche di fare la voce grossa sotto i tabelloni, sia come rimbalzista che come scorer. Molti preferiscono concentrarsi su ciò che non fa (tiro da fuori) o ciò che non ha (wingspan relativamente modesta), ignorando però il contesto in cui ha disputato la sua unica stagione in Division One.
Parliamo quindi del livello complessivo dei suoi compagni -spesso incapaci di sfruttare le sue ‘visioni’-, ma anche il bassissimo numero di opzioni nel settore lunghi -in pratica il solo Isaiah Victor-, il tutto giocando sempre come obiettivo primario nel game-plan degli avversari.
A Duke per Ingram la vita era decisamente più facile (non che sia una colpa, solo un dato di fatto), grazie alla presenza di tre ottimi tiratori sul perimetro, gente che non perdona se la lasci libera, e che sa muovere la palla. Non è di certo un’ esagerazione pensare che in un contesto simile Simmons avrebbe potuto chiudere ogni partita con una tripla doppia….
Il paragone con LeBron o Magic Johnson ad oggi ha poco senso, se non per il modo in cui dovrebbe essere impiegato, ovvero come uno degli handler principali del team (un esempio? ai Lakers con D’Angelo, specie se - come sembra- Walton chiederà ai suoi di correre) e circondato da buoni tiratori.
Certamente è un giocatore ‘impegnativo’, con caratteristiche inusuali, difficile da inserire in un sistema. Però ha istinti pazzeschi, in campo la sua presenza si sente e si vede, che prenda uno o venti tiri. E’ lui il Best Player Available.
THE CASE FOR BRANDON
Vita facile o meno, Ingram con i Blue Devils ha superato ogni aspettativa. Altezza e wingspan sono quelle di un big man, e gli consentono di tirare sulla testa di chiunque con ottimi risultati. Durante la stagione ha preso sempre più confidenza nei suoi mezzi, mostrando una varietà invidiabile di soluzioni offensive, la voglia di andare oltre i propri limiti nelle lotte sotto i tabelloni, ed in generale un carattere da ‘battaglia’ che non tutti gli riconoscevano.
Guardandolo in azione si ha spesso la sensazione che prediliga il lato sinistro del campo per attaccare, e la sua mappa di tiro spiega perchè:
Impressionante la differenza in volume ed efficienza tra i due lati. Brandon ha cercato spesso la sua ‘confort zone’, e questo va più che bene, ma dovrà necessariamente aggiungere al suo gioco delle soluzioni partendo dal lato destro.
Il principale punto di domanda rispetto al suo futuro nei pro è senza dubbio di natura fisica, è magrissimo ed appena nella media dal punto di vista atletico. Già al College spesso ha incontrato problemi sia nel battere l’uomo dal palleggio che nello sfidare i lunghi (1 su 6 dal campo contro Kentucky, 3 su 12 e 7 su 21 contro UNC), in NBA sarà tutto molto più difficile….
Il lavoro sul suo fisico nei primi due/tre anni sarà fondamentale.
Rispetto all’australiano Ingram non avrà problemi a trovare il suo posto in qualsiasi team, siamo nella NBA del pace and space, ed un cecchino con quelle dimensioni farebbe comodo letteralmente a chiunque.
Il suo best case scenario è qualcosa di molto simile a Kevin Durant, ed a soli 18 anni ha già mostrato di avere la determinazione necessaria per arrivare in alto.
IL VERDETTO
La sensazione è che i primi due team che sceglieranno in ogni caso cadranno in piedi.
Chi prenderà Simmons potrà affidargli da subito un ruolo importante, con Ingram invece probabilmente sarebbe meglio non buttarlo subito in pasto ai leoni delle difese avversarie.
Per entrambi le prospettive nel lungo termine sono rosee, ma se la priorità è di ottenere da subito un buon rendimento, 'da' N.1, allora non si può non prendere Ben Simmons.
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