Pagellone di mercato dei GM NBA: Central Division
A mercato ormai concluso valutiamo i GM delle squadre NBA. Chi ha operato meglio?
Il mercato NBA è quasi concluso e noi allora diamo i voti ai GM delle varie squadre. Qui analizziamo la central division:
CHICAGO BULLS (Gar Forman): 5,5 mercato quasi immobile in casa Chicago Bulls e nemmeno troppo convincente a dire la verità. Gar Forman deve aver pensato che basti il rientro di Derrick Rose per far fare il salto di qualità alla squadra, ma questo è vero solo a metà. La free agency non convince assolutamente, anche in relazione alle scelte del draft. Vediamo perché: si inzia pensando di scambiare Deng e poi si finisce a trattare il rinnovo, non si comprende il motivo di non esercitare l’opzione su Belinelli da meno di 2 milioni e poi darne 3 a Mike Dunleavy. In più al draft si va a pescare un’altra ala piccola come Tony Snell, quando scegliere Gorgui Dieng avrebbe dato un cambio lunghi di valore ideale per il gioco di Tom Thibodeau. Chiaramente potrebbe rivelarsi uno steal alla Jimmy Butler, ma fino a questo momento la squadra pur essendo forte e quasi contender non convince pienamente; manca un collante dalla panchina e non c’è una vera guardia di ruolo (come invece era il Beli) a meno che Jimmy Butler stesso non lo diventi. Tutto questo per la modica cifra in salary cap di 78 milioni di dollari. Si poteva fare decisamente di meglio, specialmente per la panchina. Inoltre tutto questo immobilismo è veramente strano: non un solo nome accostato ai Bulls, non una sola trattativa iniziata; come a dire: siamo perfetti così. La squadra è sicuramente forte, ma per arrivare al titolo serve ancora qualcosa (non si poteva fare un tentativo per Marcus Thornton? Lui, Isaiah Thomas e una scelta al draft in cambio di Deng per esempio, con Butler lanciato direttamente in ala piccola)
CLEVELAND CAVALIERS (Chris Grant): 8 la grande competenza e il grande lavoro del GM Chris Grant stanno ponendo le basi per il ritorno di Cleveland nel basket che conta. La squadra finalmente dopo anni di buio ha un roster ben assortito, dal costo molto contenuto e pronto ad inserire il pezzo pesantissimo per salire al rango di contender, ma andiamo con ordine. I Cavaliers hanno solo 44 milioni di contratti garantiti (dovranno aggiungerne altri 8 per arrivare al minimo previsto) ed è veramente difficile trovare mosse sbagliate: Anthony Bennett è una sorpresa, ma una sospresa molto intigante che permette di allargare il pacchetto ali grandi con un giocatore completamente diverso da Thompson, interessantissimo anche l’ingaggio di Earl Clark ad una cifra contenutissima. Poi ci sono i capolavori: il quadriennale da 25 milioni per uno dei migliori sesti uomini dello scorso torneo come Jarrett Jack è un colpo assoluto nonché l’ideale cambio di Kyrie Irving, ed è colpo assoluto anche il biennale parzialmente garantito per Andrew Bynum, che se per caso tornasse il giocatore visto ai Lakers sarebbe il miglior centro in circolazione. Da verificare anche il rookie russo Segey Karasev, ottimo cambio di Dion Waiters e con la possibilità di giocare anche da 3 (nonostante un fisico gracile). La squadra così com’è nel panorama generale della eastern conference è da playoff, poi se per caso tornasse LeBron James potremmo seriamente iniziare a parlare di contender.
DETROIT PISTONS (Joe Dumars): 7,5 lo abbiamo criticato a lungo per le scelte di questi anni non proprio felici, ma Joe Dumars sembra aver rispolverato i fasti di un tempo. Il mercato dei Pistons ha una sola incognita e tante certezze. Cominciamo però dicendo che non è facile attirare gente a Detroit in una situazione drammatica come quella che sta vivendo la città devastata dalla crisi della General Motors, ma questa volta sembra andar bene. Si apre con Kentavious Caldwell-Pope dal draft, una guardia vera con mano dall’arco e dotata di grande potenziale anche difensivo. Si continua con Josh Smith ad una cifra giusta e poi si va sui colpi: Datome a 3.500.000 $ per due anni è un vero colpaccio e la situazione del roster dei Pistons potrebbe spedirlo anche in quintetto da subito. Inoltre si adopera una sign and trade molto interessante per Brandon Jennings estendendogli il contratto a soli 8 milioni l’anno. In tutto questo Dumars opta per riportare alla base Chauncey Billups per dare insegnamenti e minuti importanti ad una squadra giovane ed atletica. Ciò che non convince è sostanzialmente il rinnovo di Will Bynum abbastanza elevato e la scelta di non tradare uno tra Monroe e Drummond per ottenere un’ala piccola di valore. I casi sono due: o Dumars crede tantissimo in Gigi oppure vuole aspettare di maxare il contratto di Monroe per poter ottenere un giocatore di conseguente valore. La squadra dei Pistons va tenuta sotto assoluta osservazione, perché il prossimo anno avrà altri 16 milioni da spendere in free agency e potrebbe prendere il tassello mancante (a meno che Datome non esploda facendo una stagione pazzesca) per trasformarsi in squadra da altissime posizioni. È arrivata anche l’ora di Detroit, si vede la luce almeno nel basket.
INDIANA PACERS (Kevin Pritchard): 6,5 qualche passo è stato fatto per diventare contender, ma il vero banco di prova sarà il prossimo anno. Indiana è vicina a giocarsi il titolo, ma deve stare attenta a non rovinare tutto la prossima estate. Due tasselli di fondamentale importanza come Paul George e Lance Stephenson vanno in scadenza e questo obbligherà i Pacers a tirare fuori una grossa somma per tenerli. Se per George è sicuro il massimo salariale (Bird ha già affermato di aver intenzione di pareggiare qualunque offerta) è piuttosto un’incognita la situazione su Stephenson. Il giocatore è letteralmente cresciuto in maniera esponenziale ed è abbastanza probabile che possa chiedere parecchi soldi. Indiana rischia la temuta luxury tax dalla prossima stagione anche perché il solo Danny Granger non basta a liberare spazio (14 milioni, che saranno scambiati probabilmente entro la deadlne per qualche scelta…un po’ come fu per Rudy Gay lo scorso febbraio) e rischia di rivelarsi un boomerang in rinnovo esagerato da 12 milioni x 3 anni a David West, sì uno dei migliori, ma anche avanti con l’età. Nel mezzo ci sono movimenti che convincono e altri che convincono meno: Copeland a tre milioni avendo preso Solomon Hill al draft sembrano esagerati, così come invece piace moltissimo la trade per Luis Scola, che libera Gerald Green e da un cambio di assoluto valore allo stesso West. Ad Indianapolis hanno sempre un credo: i conti si controllano e il materiale si fabbrica in casa. La fucina Pacers ha trasformato la squadra in una contender, ma adesso se Herb Simon vuole vincere deve sacrificare qualche dollaro di tassa e dare fiducia a Vogel. A nostro modo di vedere caro Herb…hai fatto 89, ora fai 90.
MILWAUKEE BUCKS (John Hammond): 7 John Hammond si conferma GM equilibrato e di grande capacità. Non era facile gestire una ricostruzione totale senza rischiare di strafare, ma nonostante il grande spazio salariale non fa offerte folli e costruisce con criterio. O.J. Mayo a 8 milioni come prima punta offensiva ci può stare benissimo, ottimi i ritorni di Delfino e Ridnour (in scadenza). Per puntellare un roster giovane ed interessante si inseriscono gli esperti Gary Neal e Zaza Pachulia (forse un filo esagerati i 5 milioni x 3 anni, ma sicuramente non scandalosi). Inoltre è estremamente abile nel gestire la situazione Jennings-Teague. Offre a Teague un’offerta importante, ma Atlanta la pareggia, allora si porta a casa Brandon Knight e altri due uomini rotazione da Detroit e si libera dello scontento Brandon. Oggettivamente nell’impossibilità di attirare gente a Milwaukee causa appeal scarso e clima pessimo della città il risultato si rivela ottimo. A cornice di tutti questi movimenti si concede qualche scomessa: Miroslav Radulijca intriga , e invece si attende al varco Giannis Antetokounmpo. Il greco è l’uomo dell’anno: non ha voluto tornare in europa volendosi giocare le carte da subito in NBA; accontentato! Come detto altre volte dal Filathlitikos al quintetto dei Bucks il salto è enorme, ma il potenziale del ragazzo e il terreno preparatogli dal GM (Mbah a Moute tradato a Sacramento) gli daranno a soli 18 anni subito tanti minuti sul parquet e la possibilità di crescere immediatamente nei suoi fondamentali. Per chiudere la questione Milwaukee faremmo due riflessioni: 1) probabilmente la squadra è tecnicamente meno forte dello scorso anno, ma sappiamo per certo che ora è maggiormente equilibrata e che il classico 2 contro 5 Jennings-Ellis non avrà più parquet. 2) si sottovaluta tantissimo il valore del tecnico Larry Drew, scaricato da Atlanta, ma a nostro parere uno dei più sottovalutati allenatori dell’NBA, capace in tre anni ad Atlanta (alla prima esperienza da capo allenatore) di andare 3 volte ai playoff con 3 squadre radicalmente diverse, anche con una squadra piena di giocatori arrivati come pacchi nella trade per Joe Johnson.