Otto domande su Jahlil Okafor nella NBA
La traduzione di oggi di Grantland è di un articolo di Andrew Sharp dal titolo "Eight Questions About Jahlil Okafor in the NBA"
La traduzione da Grantland di oggi di Giacomo Sauro ha come protagonista Jahlil Okafor che ha deciso di lasciare Duke dopo un anno, ed il titolo, per presentarsi al draft NBA. Il pezzo è stato scritto da Andrew Sharp ed ha come titolo "Eight Questions About Jahlil Okafor in the NBA".
È vero che trarre conclusioni definitive dalle partite del torneo NCAA è stupido (ehm, l’ho scritto giusto pochi giorni fa), ma le ultime settimane di March Madness sono state la rara occasione per vedere Jahlil Okafor confrontarsi con avversari della sua stessa taglia. Per uno considerato il più pronto per la NBA tra i prospetti avviati a essere scelti nel prossimo draft di giugno non è un gran segnale che giocatori come Jakob Poeltl e squadre come Gonzaga siano state capaci di annullare il suo gioco. Anche nella finale di lunedì (6 aprile, NdT) è apparso particolarmente nella media. Però un momento, non precipitiamo le conclusioni.
Mettiamoci dunque i pantaloni sfigati da maniaci del draft e scaviamo più a fondo. Vincere a marzo di solito fa sembrare i bravi giocatori ancora più forti, ma il cammino trionfale di Duke ci ha lasciato non pochi interrogativi riguardo a Okafor. Analizziamoli in ordine sparso.
Sa segnare i tiri liberi?
Iniziamo dai fondamentali. Nei suoi quattro anni di liceo Okafor ha avuto il 57% dalla lunetta, mentre quest’anno all’università è sceso al 51%. Cinque anni di dati sono abbastanza per prevedere che Okafor continuerà a litigare con i tiri liberi, perché, alieni come Tim Duncan a parte, è difficile che un lungo migliori sensibilmente questa abilità. Se paragonate la percentuale di Okafor con quella di quest’anno di lunghi NBA come Boogie Cousins (78%) e Anthony Davis (81%) vi accorgete della zavorra che si porterà dietro.
Potrebbe essere peggio, è vero. Andre Drummond e DeAndre Jordan tirano i liberi con il 39% circa e rimangono molto utili. Okafor non va così male da immaginare che l’anno prossimo assisteremo nella NBA all’“Hack-a-Jah”.
Sa difendere?
La domanda da un milione di dollari. Questa è la differenza tra Okafor e gente come Drummond e Jordan. In difesa Okafor tende a smarrirsi, ma su questo si può lavorare. Non ha però dimostrato di essere capace di proteggere il canestro o di guidare una difesa, ed è troppo lento per marcare lunghi più mobili che bazzicano il perimetro; per queste cose sarà più difficile trovare una soluzione.
La finale ha riassunto alla perfezione i problemi difensivi di Okafor. Wisconsin gioca lo stesso attacco “quattro fuori” di moda nella NBA e per i primi 30 minuti ha messo in seria difficoltà Duke. Okafor è incorso in problemi di falli ed è stato sostituito da un lungo più piccolo e più rapido; probabilmente la miglior cosa che sarebbe potuta capitare a Duke. Come ha scritto Mark Titus:
Mike Krzyzewski ha messo Amile Jefferson su Kaminsky, e la partita è cambiata. Kaminsky continuava con ciò che fino a quel momento aveva funzionato, cioè attaccare l’uomo, solo che adesso aveva contro la solida difesa di Jefferson. Da lì i problemi di Wisconsin sono aumentati sempre di più: a un certo punto pareva che tutti provassero solo l’uno contro uno perché tutto il resto non funzionava.
Sostanzialmente, mandare Okafor in panchina ha aiutato Duke a tornare in partita.
È lungo (ha un’apertura delle braccia di 228 cm) e la sua consapevolezza degli spazi difensivi aumenterà. Ma se le squadre continueranno a preferire i quintetti piccoli, i centri dovranno continuare o a gravitare intorno al ferro per proteggere il canestro o a essere abbastanza rapidi da allontanarsi dall’area per difendere sui pick-and-roll. Okafor è molto indietro su entrambi questi aspetti.
Può dominare contro avversari più piccoli?
Senza dubbio. Non ha fatto altro per tutto il suo primo anno di università. Lo ha fatto contro Michigan State in semifinale (18 punti, 7/11 al tiro) e lo ha fatto contro San Diego State qualche settimana fa (26 punti, 12/16 al tiro). Sa metterla a terra per battere il difensore, sa segnare il piazzato e sa muovere i piedi meglio della maggior parte dei lunghi NBA. Con quel corpo i movimenti offensivi intorno al ferro potranno solamente diventare più temibili.
Può dominare contro avversari più grossi?
Questo mese non l’ha fatto. Non abbiamo potuto assistere al confronto con Karl-Anthony Towns, ma dopo aver visto Okafor faticare per superare Frank Kaminsky, qualcuno pensa forse che contro Towns sarebbe andata meglio?
Contro Poeltl, Okafor non è mai riuscito a prendere posizione in post basso ed è stato tenuto a 6 punti. Contro il reparto lunghi di Gonzaga? Ha tirato 4/10 dal campo per 9 punti totali. Contro Wisconsin? Solo 10 punti e 3 rimbalzi.
Non vogliamo però sembrare troppo pedanti, dopotutto si parla di un diciannovenne che a livello di college ha dominato per tutto l’anno. Tuttavia, visti i suoi limiti difensivi, il suo attacco deve dimostrarsi talmente strabiliante da far passare la difesa in secondo piano. Nel caso, dominare contro avversari della sua taglia (vale a dire i giocatori che si troverà contro ogni sera nella NBA) è più una necessità che un lusso. In caso contrario...
Merita minuti sul parquet?
Ecco che torniamo alla questione del dominio. Inserite nell’equazione l’incertezza ai tiri liberi, le difficoltà contro i lunghi tiratori, i problemi nella protezione del canestro e il bisogno di ricevere la palla in post per essere efficace, e inizierete a chiedervi se l’attacco di Okafor è abbastanza buono da giustificare i minuti in campo.
Si pensi a come squadre quali i Mavericks e i Knicks hanno dovuto selezionare con cura i giocatori da affiancare a Dirk Nowitzki e Carmelo Anthony per ottenere il giusto cast di supporto. I Mavericks hanno aggiunto Tyson Chandler e Shawn Marion e hanno vinto un titolo; i Knicks hanno provato a ricreare la stessa formula inserendo Chandler, salvo poi scoprire che J.R. Smith in difesa non è propriamente Marion. In entrambi i casi non è stato facile trovare il giusto amalgama. Non è stato facile neanche per i Kings con Boogie, e probabilmente non sarà facile con Okafor.
Ricordiamoci che cosa è successo nell’ultima finale del torneo NCAA quando Duke ha tolto Okafor per mettere Amile Jefferson. La maggior parte delle squadre della NBA ha già optato per questo compromesso con i giocatori di post: rapidità e difesa sotto canestro e flessibilità nelle altre zone. La squadra che selezionerà Okafor si precluderà questa opportunità.
Come sono cambiate le sue quotazioni dopo il torneo NCAA?
Certo non più di quanto siano cambiate quelle di Marcus Mariota dopo la sua prestazione nella finale per il titolo nazionale: gli spettatori hanno abbandonato lo stadio con grossi dubbi sul fatto che Mariota possa essere scelto alla prima assoluta nel prossimo draft della NFL, seppure concordino sul fatto che sia il giocatore con più margini di miglioramento di tutti e con buone possibilità di essere scelto alla seconda. Ecco, per Okafor vale lo stesso.
D’altro canto...
Scegliereste Justise Winslow al suo posto?
Oddio, visto il Winslow che nelle ultime tre settimane ha messo a ferro e fuoco il torneo NCAA si sarebbe tentati a rispondere sì. L’ho già paragonato a Jimmy Butler, a Russell Westbrook e a un orso grizzly. Inoltre chi guarda la NBA sa che gli specialisti del post come Okafor stanno diventando sempre più marginali, mentre Winslow, male che vada, in difesa fermerà gli avversari e poi si scatenerà in contropiede; e finché le squadre della NBA prediligeranno i quintetti piccoli e le transizioni, queste due qualità saranno più preziose che mai.
Pensateci, il torneo di Winslow è coinciso con la trasformazione di Kawhi Leonard in un’arma di distruzione di massa per gli Spurs.
Viceversa le qualità di Okafor sono più adatte a una NBA che non esiste più.
Ci sono buone possibilità che il dibattito Winslow vs Okafor monopolizzi il draft allo stesso modo in cui si pensava che l’avrebbe fatto la discussione Okafor vs Towns. Okafor è stato il chiaro favorito per tutto l’anno, ma dopo le ultime settimane siamo al 50/50. Chi è più utile tra il sano Boogie Cousins e il matto Jimmy Butler? La risposta parla della direzione della NBA tanto quanto del valore dei giocatori in questione.
Ma allora, Jahlil Okafor è sopravvalutato?
Non proprio. Prendiamo la finale, per esempio. Non è stata la prova che la carriera NBA di Okafor sarà un fiasco, ma solo il chiaro esempio in diretta nazionale di tutti i dubbi che pendono sul suo gioco. Abbiamo un peggiore dei casi in cui una squadra NBA costruita intorno a Okafor non renderà per quanto sarà costata.
D’altra parte è anche vero che la NBA va a cicli e che se adesso tutto ruota intorno alla linea da tre punti non sappiamo come si sarà evoluto il gioco fra cinque anni. Dopotutto non si sceglie un diciannovenne unicamente per come si gioca la pallacanestro nel 2015.
Se Okafor continuerà a sviluppare il suo gioco e si trasformerà in un mostro da 25 punti e 12 rimbalzi a partita i dubbi relativi alla difesa e ai tiri liberi saranno spazzati via. La squadra che lo preferirà a Winslow non penserà di aver preferito Cousins a Leonard ma spererà di aver scelto Duncan al posto di Leonard. Considerata la pulizia, la rapidità e la taglia di Okafor a 19 anni, il paragone non è poi così assurdo.
Okafor è sopravvalutato solo se lo considerate già una superstar certa, cosa che hanno fatto gli scout NBA per la maggior parte dell’anno. Diciamo che il torneo è servito da utile avvertimento.
Con la sua attitudine a sopraffare gli avversari sotto canestro e a rallentare le partite, potrebbe senz’altro diventare un lungo sul quale basare un attacco per i prossimi 10 o 15 anni. Se con la maturità di gente come Drummond, Cousins, Davis e Rudy Gobert la NBA entrerà in una nuova era dominata dai lunghi, Okafor potrebbe diventare la risorsa più preziosa di tutte.
Potrebbe però avere difficoltà contro le difese NBA, il gioco potrebbe continuare a orbitare intorno all’arco e tutti i suoi punti deboli potrebbero non far altro che amplificarsi. Per il momento l’unica certezza è che, a differenza di ciò che si è detto per tutto l’anno, la scelta di Okafor non può essere fatta a occhi chiusi. Anzi, potrebbe persino essere la scommessa più grande di tutte.
Traduzione di Giacomo Sauro