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NBA 18/02/2015, 14.41

Rinascita dei centri. Il Velocista: Gorgui Dieng, Minnesota Timberwolves

Ultimo ad essere analizzato è il centro senegalese dei Timberwolves: Gorgui Dieng

NBA

QUESTA LA PARTE INTRODUTTIVA

 

Il Velocista: Gorgui Dieng, Minnesota Timberwolves

 

Il povero Dieng già conosce la dura realtà della NBA. Durante l’anno da rookie doveva solo saltare dopo il pick and roll, ricevere l’alzata di Rubio e schiacciare a canestro, mentre Kevin Love allargava il campo. Quest’anno, senza gli assist di Rubio, i Wolves l’hanno fatto diventare un centrone da post, che in attacco può correre e dimostrarsi utile con degli efficaci passaggi dal gomito.

 

 

Non è stato facile perché, complice l’assenza di Nikola Pekovic per buona parte della stagione, Dieng è diventato di fatto il centro titolare. “È esausto sia a livello fisico sia a livello mentale”, ha detto il coach Flip Saunders.

 

 

Il gioco spalle a canestro di Dieng si basa sulla velocità, non sulla potenza. Non disdegna girarsi per concludere al tabellone come Duncan o aggirare i difensori più massicci che lo pressano troppo da vicino.

 

 

Ha talento nelle mani, ma il gioco in post di Dieng non è ancora al livello da essere una prima opzione di un buon attacco NBA. Anche Saunders concorda: “Per diventare un grande giocatore in post devi avere delle gambe forti. Basta guardare gente come Pek e Tim Duncan. Loro riescono a ottenere quello che vogliono in post per via della forza nella parte inferiore del corpo. Gorgui non ce l’ha”.

 

 

Pekovic è di nuovo sano e ha risuperato Dieng nella gerarchia del ruolo. Andrew Wiggins e Shabazz Muhammad sono due ali che amano andare spalle a canestro, e intorno all’area non c’è spazio per tutti.

 

 

È facile prevedere che Dieng tornerà a essere il bloccante sui pick and roll (con la possibilità anche di prendersi il piazzato) ora che Rubio è tornato. Se però Dieng parte di nuovo dalla panchina è difficile che si troverà insieme allo spagnolo sul parquet per molti minuti. La crescita NBA di Dieng è stata così caotica che i Wolves non sanno esattamente cosa hanno per le mani, la posizione in cui gioca, se è da quintetto né se può giocare con Pekovic. Dieng ha già 25 anni, più della maggior parte dei giocatori al secondo anno, perciò non è chiaro quanto margine di miglioramento abbia.

 

 

Per il momento Dieng è bravo a fare molte cose, ma non eccelle in niente. Ha la possibilità di essere quel tipo di lungo flessibile che può integrarsi in qualsiasi quintetto, ma deve allenarsi per estendere il raggio del suo gioco oltre i 4,5 metri; secondo Saunders dev’essere la priorità della prossima estate. Dieng ha lavorato con Holger Geschwindner, lo storico guru del tiro di Dirk Nowitzki. Una collaborazione che secondo Saunders deve continuare.

 

 

Dieng ha bisogno di più raggio di gioco per affiancarsi agli altri titolari di Minnesota. Per far sì che questo funzioni può già contare sulle ottime capacità di passaggio: sa servire il tagliante coi tempi giusti e sa leggere la difesa per prevedere quale sarà il compagno che rimarrà libero. Potrebbe essere lui il migliore per passare la palla al giocatore in post nell’attacco di Minnesota.

 

 

Dieng esegue tutto con energia, un aspetto sottovalutato nella NBA. Taglia forte, blocca forte e corre il campo a tutta velocità. Questo lo aiuta a catturare i rimbalzi in attacco e a contestare i tiri, anche quando è leggermente in ritardo nella rotazione dal lato debole. Dieng ha delle pessime cifre per quanto riguarda la protezione del canestro, ma in difesa non si risparmia, e questa stagione ha dovuto giocare in una difesa che molto spesso faceva acqua da tutte le parti. Un giocatore da solo non può tappare tutti i buchi.

 

 

È anche vero che gli avversari più nerboruti possono spingerlo sotto canestro, e che a volte per contenere una penetrazione sceglie un angolo di difesa pigro, affidandosi alle braccia lunghe per spizzare la palla da dietro. “Quello lo puoi fare contro dei giocatori medi”, dice Saunders. “Non contro quelli bravi”.

 

 

Dieng è un buon giocatore, ma non si capisce ancora se potrà essere un titolare o un’arma dalla panchina in una squadra da playoff. Ancora per quest’anno i Wolves non potranno scoprirlo.

 

 

1. IL MURO. RUDY GOBERT, UTAH JAZZ

 

2. IL RAGNO. ALEX LEN, PHOENIX SUNS

 

3. IL BULLO VECCHIA SCUOLA. JUSUF NURKIC, DENVER NUGGETS

 

4. L'INFILTRATO SILENZIOSO. STEVEN ADAMS, OKLAHOMA CITY THUNDER

 

5. IL VELOCISTA. GORGUI DIENG, MINNESOTA TIMBERWOLVES

 

Traduzione di Giacomo Sauro

© Riproduzione riservata
E. Carchia

E. Carchia

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Comments Occorre essere registrati per poter commentare 3 Commenti
  • Lanpo 18/02/2015, 17.52
    Citazione ( )

    *** Commento moderato da Sportando ***

    Leggo spesso che Dieng ha pochi margini di miglioramento. Ora è vero che forse è più in là con le'tà rispetto a molti altri giovani, ma in un anno di NBA è migliorato sotto moltissimi punti di vista e soprattutto sa usare le mani, migliora costantemente al tiro, non si basa solo sulla potenza fisica. Insomma ha diversi punti a favore per crescere ancora. Non dico che diventerà un all star, però un punto fermo e importnate di una squadra si. Ricordiamoci poi che i lunghi maturano sempre dopo rispetto agli esterni.

  • Olimpia97 18/02/2015, 17.00

    molto bene questa stagione

  • badtwins 18/02/2015, 15.45 Mobile
    Citazione ( )

    *** Commento moderato da Sportando ***

    Quanti sono secondo te i meriti di Flip nell evoluzione di dieng? Leggendo in giro tanti gli danno dell'incapace, secondo me per crescere i giovani sounders e l'ideale (Garnett e l'esempio)