Rinascita dei centri. L’Inflitrato silenzioso: Steven Adams, Oklahoma City Thunder
Il neozelandese dei Thunder è il quarto protagonista dell'analisi
L’Inflitrato silenzioso: Steven Adams, Oklahoma City Thunder
I Thunder sono sempre stati un rebus: in attacco sono un tornado anche se il quintetto è formato da un solo tiratore da 3 sopra la media e due giocatori quasi nulli offensivamente. Questa stagione hanno provato a cambiare, cercando di far diventare Serge Ibaka un tiratore dietro l’arco. Si sono attirati un prevedibile sdegno, seppure Ibaka sfiori il 40% da 3.
Con questa mossa ottengono dallo spagnolo meno rimbalzi offensivi e meno gite in lunetta, sebbene queste non siano mai state una parte consistente del suo gioco. Ibaka è sempre stato principalmente un tiratore da pick and pop, con scarse capacità di offendere dal palleggio o in post.
Non ha mai neanche sviluppato il gioco in isolamento. Da quando Ibaka si è allontanato dal canestro, Adams è emerso come una buona opzione sul pick and roll, grazie alla sua abilità di tagliare nello spazio lasciato libero dallo spagnolo.
Secondo i dati di Synergy Sports, in questa stagione Adams ha già tentato 71 tiri in seguito a un pick and roll; la stagione scorsa non è andato oltre il 12 su 25 in tale situazione. Non è il più rapido della fiera, però riesce a ricevere nel traffico, mettere la palla a terra e andare a canestro.
È anche diventato più competente nel passare in situazioni dinamiche. Sa leggere le posizioni in campo e riesce a trovare l’uomo libero.
Il suo gioco in post sta migliorando, ma non è ancora al punto di attirare troppa attenzione difensiva o di sottrarre qualche possesso offensivo alle stelle dei Thunder. Tuttavia è un atleta sottovalutato e stava iniziando a fare progressi costanti, prima che il fine settimana passato si rompesse la mano. I Thunder a ranghi completi non hanno bisogno di molto altro oltre a Kevin Durant e Russell Westbrook per confermarsi ai primi posti nella lega. Hanno bisogno di miglioramenti mirati, e Adams fa al caso loro.
Ha l’opportunità di diventare quel difensore abbastanza ruvido da contrastare Cousins in post e abbastanza rapido da cambiare sulle ali grandi quando i Thunder preferiscono tenere Ibaka dalle parti del ferro. Adams può seguire un pick and roll fino a fuori l’arco (anche se non sempre il risultato è positivo), e recentemente ha anche difeso su Anthony Davis e su Aldridge sul perimetro. Durante gli scorsi playoff Blake Griffin non aveva idea di cosa fare contro Adams in post; il neozelandese sembra irritare gli avversari con la sola presenza. Deve tenere d’occhio il numero di falli e le palle perse, ma può diventare un buon centro da quintetto NBA. E sarebbe meglio per lui che sia così, dal momento che pare risultare sempre di più come il pezzo forte dello scambio che coinvolse James Harden (ci dispiace).
1. IL MURO. RUDY GOBERT, UTAH JAZZ
2. IL RAGNO. ALEX LEN, PHOENIX SUNS
3. IL BULLO VECCHIA SCUOLA. JUSUF NURKIC, DENVER NUGGETS
4. L'INFILTRATO SILENZIOSO. STEVEN ADAMS, OKLAHOMA CITY THUNDER
5. IL VELOCISTA. GORGUI DIENG, MINNESOTA TIMBERWOLVES
Traduzione di Giacomo Sauro