NBA on fire: Andrew Wiggins
L'esterno canadese continua a migliorare gara dopo gara.

Per i tanti giovani talenti di Minnesota non deve essere facile giocare senza Ricky Rubio a menare le danze. Senza di lui Andrew Wiggins e gli altri hanno enormi difficoltà a creare gioco, a trovare tiri puliti. Prova ne sia che fino ad ora solo i Lakers hanno costruito una minor percentuale di 'uncontested shots' (il 38% sul totale per Kobe e compagni, il 39% per i T-Wolf).
Dopo una prima parte di stagione costellata da diversi errori al tiro, nel 2015 l'atleta scelto al numero 1 nello scorso draft ha cambiato marcia:
In 9 partite marcia con medie di 22 punti, 5.7 rimbalzi, 3.1 assist e 1.4 rubate, tirando il 50% dal campo, il 44% da tre e l'86% ai liberi. La scorsa notte ne ha messi 31 sul campo dei Nuggets
Spesso le serie positive dipendono da un periodo di grazia al tiro che però è insostenibile nel lungo periodo (Kemba Walker, Brandon Jennings), altre volte invece - succede specialmente con i giovani, forse sta succedendo anche con LBJ...- la differenza sta nella selezione di tiro.
La situazione di Wiggins è piuttosto evidente:
Nelle sue prime 30 partite l'ex Kansas si accontentava spesso del tiro dalla media, dopo uno o due palleggi, ed i risultati parlano da soli....
A Gennaio sono diminuiti i 'pullups' (ancora troppi, ma non dimentichiamo che parliamo pur sempre di un ragazzo di neanche 20 anni), e di conseguenza l'efficienza è aumentata. Non essendo un gran ball-handler, è al meglio quando viene servito in movimento, e quando va su con decisione il risultato di solito è positivo.
Sempre in queste ultime 9 partite ha preso il 42% dei suoi tentativi dal campo senza mettere palla a terra, realizzandone ben il 56%. Nel periodo precedente era al 37% di tentativi ed al 46% di realizzazione.
A causa delle enormi aspettative create dai media in questi anni, in molti (non tutti...) si aspettavano un giocatore subito dominante e decisivo, ma Wiggins già dal college non ha mai dato l'impressione di voler essere un accentratore. Mai una polemica, sia dentro che fuori dal campo, neanche quando nel torneo NCAA Self ha preferito affidare ad altri i possessi decisivi nella sconfitta contro Stanford.
Almeno per ora è un 'team-player' con determinati pregi e difetti, che gioca già con il mindset giusto su entrambi i lati del campo, e nessuno si è mai lamentato della sua etica lavorativa.
Con il ritorno di Rubio non potrà che migliorare ancora, e mettere definitivamente le mani sul 'rookie of the year'.