Andrew Wiggins, don't believe the hype
Andrew Wiggins sarà veramente la futura stella del basket NBA?
Ci piace essere provocatori, ci piace fare citazionismo gratuito e ci piacciono i Public Enemy. Ah già, e ci piace la pallacanestro a stelle e strisce, tanto.
Mai come quest’anno, tra la corsa all’oro delle tankatrici aficionados, il disappunto per i risultati non esattamente brillanti degli youngbloods targati draft 2013 e le premesse (o meglio, le promesse) di molteplici futuri stardom NBA della ventura drafting class, hanno polarizzato l’attenzione sulla stagione NCAA, in particolare su un ragazzino canadese che da ormai cinque anni convive con un gorilla sulle spalle chiamato “HIGH EXPECTATIONS”, non proprio Cheeta o Bubbles. Proprio lui, mister Andrew Christian Wiggins.
Le ragioni del successo mediatico di AW22 son molteplici, a partire dall’interesse verso il Canada quale nuova frontiera capace di produrre talenti a là US potenzialmente in grado di rompere l’egemonia statunitense, passando per qualche pigia clamorosa apparsa in rete, i 57 punti rifilati al Marietta College dopo le critiche alla sua etica lavorativa firmate Sports Illustrated, l’intermittenza della sì abbagliante luce di Jabari Parker causa infortuni e, ovviamente, dulcis in fundo, sensazioni di onnipotenza cestistica nel periodo alla HS.
La domanda è: is he worth? No. La risposta è no. O meglio, non del tutto.
Wiggins è indubbiamente un atleta sensazionale, orgasmico; il corredo cromosomico ibrido, un misto tra il giocatore di pallacanestro e il velocista, la conseguente facilità con cui il numero 22 riesce a muoversi, indifferentemente se in verticale o in orizzontale, i tempi di reazione disumani, lo rendono consensus un profilo assolutamente imprescindibile per l’NBA dinamica di queste lune, anche dati i 205 cm che dovrebbero assicurargli un vantaggio competitivo su parecchi pari ruolo. Il problema è che c’è poco altro. Molto poco.
La produzione offensiva del numero 22 che ha vestito la maglia dei Jayhawks è però limitata e limitante per chi lo impiega; Wiggins risulta estremamente efficiente in transizione, dove segna col 62% abbondante dal campo e genera 1.3 punti per possesso, e in situazioni di putback dopo un rimbalzo offensivo, 63% con 1.24 PPP, situazioni che sono quasi naturalmente favorevoli a chi dispone di un telaio come quello del canadese anche grazie a una discreta affidabilità dalla lunetta (78%). Ma per il resto poca roba. Pochissima come testimoniano il nefasto 33% dal campo nel momento in cui è impiegato come portatore di palla primario - nemmeno 0.8 PPP – e il 38% dal campo quando può lavorare off the ball sfruttando i blocchi dei compagni, soprattutto se rapportati agli ampi volumi di gioco che Self gli ha concesso quest’anno (USG attorno al 26%) e alla scarsa efficacia come tiratore in valore assoluto. Il quadro complessivo dipinge una notevole mancanza di handling skills per essere efficiente a metà campo e una certa inconsistenza nelle letture – male nel coinvolgere i compagni, in percentuale uno come Embiid ha smazzato più assistenze - nel lungo periodo nonostante la disarmante facilità nel giocare e segnare in campo aperto.
And what ‘bout D? La questione si fa sicuramente più complessa. Ora, intendiamoci, Wiggins rimane un ottimo difensore in single coverage (e il 102 alto in termini di DefRat non è assolutamente un dato deprecabile, anzi, dimostra quanto potenziale effettivo ci sia nella propria metà campo) e ne ha dato spesso prova, ma è sbagliato parlare di “elite defender” come talvolta capita di leggere. In primis perché ha lavorato in un sistema difensivo che è storicamente vincente, Self negli ultimi anni non è mai uscito dalle prime dieci difese overall in Divison I in termini di defensive rating pace adjusted per trovarsi fuori dai primi trenta quest’anno. Difficile stabilire quanti meriti e demeriti abbia AW22 circa il collasso difensivo dei Jayhawks, sicuramente a soffrire maggiormente è stato il tandem Tharpe – Selden, ma risulta abbastanza inspiegabile come una squadra con uno dei lunghi difensivamente di maggiore impatto di tutta la NCAA numeri alla mano abbia sofferto così tanto per larghi tratti della stagione. E le 5.8 rubate a – duecento decimi overall i Jayhawks nella classifica di categoria - per un contesto che ha viaggiato tutto l’anno uptempo potrebbero essere una buona prova di una scarsa applicazione nella difesa sul perimetro. Wiggins imputato, non colpevole, ma imputato.
Fare una valutazione complessiva su Andrew Wiggins è difficile, molto difficile, chiaramente un giocatore con questi strumenti atletici ha tutte le possibilità del mondo per avere impatto in una partita della ENE-BE-A che non è più dei nostri padri nonostante il fisico da ABA, il dinamismo surreale coniugato a questo tasso di verticalità rappresenta sicuramente una risorsa. Ma dati alla mano il gioco di AW22 ne è totalmente subordinato vista la mancanza quasi patologica di alternative e difficilmente, a queste condizioni, il canadese riuscirà a scrollarsi Cheeta, ah no, “HIGH EXPECTATIONS” dalle spalle.
Di A. Guerrini
Pagina di 5