Self made man, Jimmy Butler: da senzatetto a stella NBA
Storia dell' avvincente vita dentro e fuori dal parquet del giocatore dei Chicago Bulls
Sabato 1 Novembre 2014, i Chicago Bulls senza la loro stella Derrick Rose stanno giocando una difficile partita in casa dei Minnesota Timberwolves. A 2.6 secondi dalla fine della partita Kevin Martin infila la tripla del +1 Wolves. Chicago priva di Rose si affida proprio a Butler, finta di tiro, il difensore salta commettendo fallo in caduta e Jimmy glacialmente realizza i due tiri liberi per la vittoria dei suoi Bulls.
Jimmy Butler nasce a Tomball, nei sobborghi di Houston il 14 settembre 1989 ed è attualmente uno dei giovani più interessanti dell'intero panorama NBA nonché uno dei difensori più arcigni, capace anche di marcare le più grandi stelle della lega. Ha una casa di lusso dove vivere, prende un cospicuo stipendio ed è circondato da tanti amici, cose usualmente scontate ma non per lui....
Jimmy cresce senza padre, il quale al momento della nascita non lo riconosce, quindi ha solo la madre a prendersi cura di lui. La vita di periferia è certo difficile ma ancora sopportabile fino a che all' età di 13 anni la madre improvvisamente gli dice "I don't like the look of you. You gotta go".
Butler allora se ne va di casa e si ritrova senza nulla... All' inizio riesce a sopravvivere cambiando tetto praticamente ogni settimana ospitato sempre da un amico diverso oppure, quando gli va male, è costretto anche a dormire in strada. L' unica forza che gli permette di andare avanti è l' amore per il basket. Durante una summer league a Tomball, Jimmy viene sfidato ad una gara nel tiro da 3 punti da un giovane giocatore della squadra locale di nome Jordan Leslie. Butler lo straccia e da quel momento la sua vita cambia di nuovo; il basket lo salva.
Jordan invita Jimmy a fermarsi la notte a casa sua e Butler da quella casa non uscirà più. La famiglia di Leslie è benestante ed è formata da 7 figli. La mamma di Jordan, la signora Michelle Lambert, accetta di ospitare Jimmy per qualche settimana ma dopo un po’ decide di tenerlo in famiglia, a patto che Butler sia da esempio per gli altri figli. Intanto inizia a giocare a basket a livello agonistico ed è subito una star nella sua high school mantenendo la media di 20 punti e 9 rimbalzi a partita.
Nonostante questo però non riceve offerte e finisce nello junior college di Tyler; qui spadroneggia ed a fine anno viene nominato nel quintetto All-American. L' anno successivo, invece, le offerte dai top college ci sono eccome; anzi, Jimmy ha l'imbarazzo della scelta.
Alla fine Michelle lo indirizza a Marquette, in quanto ritiene che il college del Wisconsin fornisca una preparazione migliore anche al di fuori della pallacanestro. Butler però il primo anno fatica perché è la riserva della stella della squadra Wes Matthews e quindi gioca poco. Nell' anno da junior, invece, ha molto più spazio e conclude la stagione con le ottime medie di 14,7 punti a partita e 6, 4 rimbalzi. Nell' anno da senior diventa il go-to-guy della squadra, la sua media punti si alza fino a 15,7 a gara e durante il torneo NCAA trascina la sua squadra verso le semifinali di conference con straordinarie prestazioni difensive (contro Providence annulla la stella della squadra MarShon Brooks) ed anche con ottime giocate offensive; addirittura contro St John' s e Uconn segna i canestri della vittoria. Come da prassi dopo il quarto anno Butler lascia Marquette e si dichiara eleggibile al draft. Viene prospettato ad inizio secondo giro e, come tutti i giocatori in una situazione simile alla sua , viene invitato per un torneo a Portsmouth in Virginia. Qui domina ed a fine torneo viene eletto MVP.
Ormai il grande giorno è arrivato: 23 Giugno 2011, Prudential Center di Newark, sede del draft, Jimmy sogna di giocare in NBA e tutte le sue speranze saranno realizzate o stroncate questa sera. Ci si avvia verso la fine del primo giro, manca una sola squadra cioè i Chicago Bulls di coach Tom Thibodeau: allenatore che predilige la difesa e giocatori che si impegnano fino in fondo dando sempre il massimo. Jimmy corrisponde perfettamente all' identikit del giocatore che piace al coach dei Bulls. Ed è così che "with the 30th pick of the 2011 NBA draft, the Chicago Bulls select Jimmy Butler from Marquette University". Butler ce l'ha fatta, da quel giorno è un vero giocatore NBA. Addirittura sua madre, che lo aveva abbandonato nel suo momento peggiore, lo chiama per riappacificarsi ma Jimmy ha il coraggio e la determinazione di respingerla e non volerla sentire più.
A Chicago come in tutta la sua vita l'inizio non è affatto facile; nella stagione da rookie non gioca praticamente mai e colleziona il misero bottino di 2,6 punti a gara. Butler però è uno che non ha mai gettato la spugna neanche quando è stato costretto a vivere sotto i ponti, e non lo fa neanche ora. La grande occasione di dare una svolta alla propria carriera gli si presenta nella sua stagione da sophomore quando Luol Deng si infortuna. Butler come sempre si fa trovare prontissimo e realizza straordinarie prestazioni: sia difensive, come quando contiene con grande successo la stella dei Knicks Carmelo Anthony, sia offensive, quando realizza il carrier high di 28 punti conto Toronto. Nonostante il ritorno di Deng, Butler continua comunque a giocare più del solito, causa anche i numerosi infortuni della guardia titolare Hamilton. In questo periodo conquista Thibodeau grazie alle strabilianti prestazioni difensive ed anche il pubblico lo apprezza fin da subito sia a causa della sua storia sia per il suo straordinario atteggiamento in campo.
Ormai Jimmy è diventato un punto fermo del quintetto titolare, è uno dei giocatori più utilizzati dell'intera NBA, uno straordinario professionista che in questa stagione può seriamente concorrere per il premio di MIP: è passato dall' essere un eccelso difensore ma attaccante discreto all'essere un giocatore polivalente e punto fermo della squadra da 20 punti a partita. Jimmy Butler è passato dal non avere futuro ad essere il futuro di una delle squadre più famose della intera NBA.
Articolo di Andrea Pasquini
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