Pagellone di mercato dei GM NBA: Atlantic Division
A mercato ormai concluso valutiamo i GM delle squadre NBA. Chi ha operato meglio?
Il mercato NBA quasi concluso e noi allora diamo i voti ai GM delle varie squadre. Qui analizziamo l'Atlantic Division:
BOSTON CELTICS (Danny Ainge): 5 tiravano arie di ricostruzione e ricostruzione sarà. Danny Ainge però rischia di trasformare questa operazione in una situazione difficilmente gestibile. La squadra dopo gli scambi di Pierce e Garnett si è assestata in una posizione di limbo nel quale rischia di restare impantanata almeno per un paio di stagioni. Si ha la sensazione che Ainge stesso non abbia capito se vuole lottare per i playoff oppure andare a cercare la prima chiamata; resta il fatto che la squadra non convince né per un obiettivo né per l’altro (non è la più debole, nemmeno tra le 5 più deboli, ma non è nemmeno attrezzata per avere un ruolo di spicco). Era molto più saggio accettare l’offerta dei Clippers per Garnett e tenere Pierce fino alla naturale scadenza. Invece Ainge si porta a casa l’inutile contrattone di Gerald Wallace (a che pro? C’è Jeff Green) e il prossimo anno libera solamente quello di Humphries rimanendo comunque in hard cap e di conseguenza, avendo anche da rinnovare il prezioso Avery Bradley, con impossibilità di esplorare la free agency, una free agency che si preannuncia ricca ed interessante. Non convincono nemmeno le scelte sui giocatori: triennale da 6 milioni (con 4 garantiti) a Vitor Faverani (più di Olynyk?), non sfoltisce il settore lunghi, non si porta a casa un cambio play di valore e non riesce nemmeno a liberarsi di Courtney Lee. Tra le poche cose che salviamo la scelta di Kelly Olynyk al draft piace molto e il giocatore si è dimostrato valido in Summer League e soprattutto apprezziamo la scommessa Brad Stevens, che a Butler ha stupito l’America e il popolo verde spera di vedere altrettanto nel Massacchussets.
BROOKLYN NETS (Billy King): 7,5 ora o mai più. Il diktat di Mikhail Prokhorov è stato chiaro: quest’anno si deve lottare per vincere il titolo e almeno sulla carta la squadra fa veramente paura. Il quintetto è forse uno dei migliori della storia dell’NBA (nonché il più costoso di sempre), ma la vera bravura del GM dei Nets è stata crearsi la panchina con spazio salariale quasi inesistente. L’appeal della squadra lo ha aiutato, ma poi c’è la sua clamorosa bravura nello sfruttare le exceptions disponibili per incamerare giocatori di livello. Sfrutta tutta la mid-level exception per firmare Andrei Kirilenko per coprire le spalle a un Pierce non più giovanissimo e la mossa si rivera clamorosa, poi rinnova Blatche che la scorsa stagione è stato positivo sempre al minimo salariale. Nella trade per PP e KG si porta a casa anche il Jet (uno che qualche stagione fa vinse un titolo da protagonista) e si assicurano così il sesto uomo ideale per una contender. In mezzo a tutto questo va con le scommesse: Shaun Livingston e Tyshawn Taylor come cambi di Deron Williams posso far storcere il naso, ma il duo potrebbe rivelarsi davvero interessante; poi c’è Mason Plumlee, possibile steal per ciò che ha mostrato nella summer league dove ha impressionato per completezza su entrambi i lati del campo. Inutile a nostro modo di vedere la firma di Alan Anderson, mentre apprezziamo l’aver volute tenere Mirza Teletovic, che potrebbe ritagliarsi uno spazio maggiore e mostrare finalmente parte delle sue qualità che lo scorso anno ha completamente dimenticato. C’è solo un problema nel roster dei Nets: 102 milioni di salari, che vogliono dire per la prossima stagione quasi 140 milioni di luxury tax. A Mikhail non interessa, ma rischia di pagare tantissimo per una squadra che per due-tre anni non sarà modificabile né rinforzabile.
NEW YORK KNICKS (Glen Grunwald): 7,5 ci sarebbe tanto da dire, oppure poco sui Knicks, ma resta il fatto che New York potrebbe rivelarsi insieme ai cugini di Brooklyn la contender più migliorata dalla passata stagione. Merito ovviamente del grande lavoro del GM Glen Grunwald, capace di eliminare in soli due mesi tutti i difetti di una squadra e rinforzare i cardini mancanti in maniera intelligente e precisa. La squadra dello scorso anno ha dimostrato di avere lacune in due cose fondamentalmente: settore lunghi (più per infortuni che per effettiva carenza tecnica) e problema offensivo quando Carmelo Anthony non risultava in giornata. Ebbene la mossa dell’anno a nostro modo di vedere è lo steal Bargnani per giocatori di medio-basso livello rifilati a Toronto che voleva disfarsene. Non esiste un solo sistema migliore di quello dei Knicks per Andrea che adesso avrà la possibilità per la prima volta nella sua carriera di giocare con un centro vero e che farà legna sotto canestro al posto suo, permettendogli di sfruttare tutto il suo potenziale. Andrea non si pesta i piedi con Chandler e nemmeno con Carmelo, in pratica è l’uomo giusto al posto giusto. Se posono a questo punto sorgere dubbi sulla tenuta difensiva Grunwald elimina anche quelli, inserendo il roccioso Metta World Peace nel roster e riconfermando al minimo un prezioso cambio come Kenyon Martin. Il profondo e vario settore lunghi viene coperto dal rampante battaglione di esterni, capitanati da Iman Shumpert e Raymond Felton. Il roster si chiude con il saggio Prigioni rinnovato e aumentato di responsabilità e la scelta al draft Tim Hardaway Jr… attenzione perché ultimamente New York al draft ci ha visto giusto…
PHILADELPHIA 76ERS (Sam Hinkie): 6 a noi piacciono I GM stile Daryl Morey che brigano e disfano una squadra da capo a piedi per ricostruirla come piace a loro, ma sugli azzardi di Sam Hinkie ci teniamo a debita distanza. Il GM sicuramente mostra coraggio nel presentarsi scaricando prima Andrew Bynum e poi Jrue Holiday (mica gli ultimi arrivati) per puntare tutto sulla coppia di rookies Michael Carter-Williams – Nerlens Noel, ma rischia di fare il passo più lungo della gamba. Una stagione piena totalmente di scommesse non è forse quello che la scorsa estate si aspettavano i 76ers, ma ormai ci si devono abituare. La magata al draft toglie il pezzo pregiato e nemmeno strapagato di Holiday scaricando un’enorme pressione sulle spalle del ragazzo di Syracuse appena uscito dal college, mentre tutto il resto è opinabile a seconda appunto delle opinioni. Royce White è un cavallo pazzo che deve ancora mostrare tutto, Jason Richardson costa ancora troppo e ha pure una player option, mentre Turner non è ancora una certezza. Di certezze ci sono l’instancabile lavoratore Thaddeus Young (elevatosi al ruolo di 4) e il mestierante di livello Spencer Hawes. Fiducia comunque all’aggressivo manager di scuola Rockets., ma possiamo fartelo un appunto? È i 7 agosto, quando pensi di prenderlo un allenatore?
TORONTO RAPTORS (Masai Ujiri): 4,5 il voto è pesante ma sarà motivato. Ujiri con uno stipendio da 3 milioni di dollari l’anno a nostro modo di vedere non può permettersi di eseguire ordini dall’alto senza criterio come quello di far fuori Bargnani per qualsiasi cosa basta che non sia italiana. Lui invece nonostante il potere economico-sportivo di cui dispone esegue e si mette in una condizione ancora peggiore rispetto a prima. Parliamo di una squadra da 70 milioni di salari (quasi luxury tax) che nella migliore delle ipotesi arriverà a 40 vittorie la prossima stagione. Almeno non commette la follia di far fuori anche Rudy Gay. Chiaramente lui eredita la gestione scandalosamente scellerata del predecessore, ma da uno che ci ha abituati a colpi come McGee per Nené e scommesse di vario genere tutto potevi aspettarti meno che ricevesse Novak e Quentin Richardson per Bargnani. Il risultato è una squadra ancora senza anima e che non ha minimamente risolto i propri problemi di roster, anzi semmai li ha peggiorati: il playmaker continua a non vedersi, l’ala grande è sempre Amir Johnson e in mezzo DeRozan e Gay si pestano allegramente le punte dei piedi. Uno andava scambiato per ottenere almeno un buon play e dare spazio a Terrence Ross. Data la situazione a NY con Dolan inalberato e tentato di scambiare Shumpert perché non provare a farsi dare lui nella trade per Bargs? Le poche mosse buone che annotiamo sono i 3 milioni per Tyler Hansbrough (testa calda ma di discreto valore) e la scommessa Dwight Buycks, che ha impressionato in summer league. Il resto è ancora tutto lì com’era. Masai non ci siamo!
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