NBA Top 10 big men: i dieci migliori centri della Lega
Ultima tappa del percorso attraverso i Top Players Ruolo per Ruolo
10. Al Jefferson
Fa parte di una frontline da paura con Millsap, Favors e Kanter ed è uno da 20 e 10 di una squadra che ha fatto i playoffs la scorsa stagione. Corpo interessante, ma di cui va tenuto d’occhio il peso, mani morbide, Al è un grande attaccante in post basso e uno dei migliori nell’uso del piede perno. Bravo anche a rimbalzo dove ha grande tempismo. Perché allora non è un All NBA? Per il motivo che nel basket, fortunatamente, c’è anche la parte difensiva e in questa Jefferson è uno dei peggiori della lega: scarsa mobilità laterale e soprattutto un’attitudine tutta da rivedere. Si salvano le 1.7 stoppate per gara, frutto delle braccia lunghissime. Se migliora (e ne dubitiamo) in questa fase del gioco allora è un top 5 immediato.
9.Demarcus Cousins
Il fisico lo vorrebbe ala grande, ma soprattutto dopo la scelta di Robinson, giocherà centro. Si sono spesi paragoni importanti: c’è chi dice che sia la reincarnazione di C-Web, chi lo vede come il sosia di Derrick Coleman. La verità è che l’ex Wildcats è un lungo completo, che sa palleggiare e passare bene la palla, meglio della media NBA in quel ruolo, ma certi accostamenti ci sembrano un po’ prematuri. In attacco si muove benissimo in post basso ed è più agile di quello che il suo peso farebbe pensare. Il futuro sarebbe suo se non avesse più volte dimostrato di non essere mentalmente pronto per rivestire il ruolo di giocatore franchigia dati i comportamenti discutibili dentro e fuori dal campo. Probabilmente il meglio per lui sarebbe a latitudini diverse con un’organizzazione che lo indirizzi seriamente alla vita della star NBA. Ma per ora rimane un signor giocatore a Sacramento.
8. Roy Hibbert
All Star, Roy è il perfetto totem d’area che ha contribuito alla grande stagione dei Pacers dell’anno passato e c’è da scommettere che anche nel 2013 non farà mancare il suo contributo. Proprio nella post season il suo impatto è cresciuto, segnale di una durezza mentale importante. In attacco sta ancora sviluppando il suo gioco spalle a canestro, ma ha già nel suo bagaglio tecnico un semigancio che, non di rado, trasforma anche con la mano debole. Deve partire dai playoffs passati, dove nel primo turno contro Orlando ha messo a segno anche 9 stoppate in un gara. Se così sarà, doppia doppia di media e ancora un week end fra le stelle.
7. Marc Gasol
L’altro Gasol. Probabilmente neanche lui si aspettava una carriera NBA di questo impatto, alla quale manca, per ora, un All Star Game. Ma ci sono pochi dubbi che presto parteciperà anche a quello. In molti rivedono in lui Arvydas Sabonis; secondo noi Sabas er un’altra cosa (soprattutto all’età di Marc), ma il paragone ci può stare. Si perché nella storia recente della NBA nessuno passa la palla dal post basso o dal gomito della lunetta meglio dello spagnolo. In più ha delle mani dolcissime che gli permettono, assieme alla tecnica ineccepibile, di segnare con buone percentuali anche quasi 15 punti di media. Con quel fisico la sua coordinazione, soprattutto se servito in corsa, è davvero misteriosa. In molti vorrebbero da lui una stagione da almeno 17 punti e 10 rimbalzi di media. Non è detto che non sia quella 2013.
6. Chris Bosh
Nella passata post season è stato determinate giocando da centro e quest’estate ha detto di essere pronto ad accettare questo ruolo per tutta la stagione. Date le sue caratteristiche è in grado di mettere in difficoltà la maggior parte dei lunghi avversari, con il suo tiro da fuori, anche da tre soprattutto in posizione frontale, e la velocità che gli permette di battere in palleggio il suo marcatore e finire con la prediletta mano sinistra. E’ bravo anche nel farsi trovare pronto per gli scarichi dei suoi colleghi (due in particolare) nelle vicinanze del ferro e la sua atipicità nel ruolo permette agli Heat maggiori spaziature. In difesa saranno guai contro i vari Bynum e Howard, ma il sistema difensivo di Miami e soprattutto LeBron lo aiuteranno parecchio.
5. Tyson Chandler
Il miglior centro difensivo della lega, al di là dei premi che contano il giusto. Dopo l’oro di Londra e l’anello del 2011 fa parte di un ristretto gruppo di giocatori che vengono considerati in grado di migliorare e di molto le sorti di una franchigia. Che riesca a farlo a NY, però, abbiamo i nostri dubbi. In attacco vive di alley-oop, scarichi e conclusioni ravvicinate, ma non è un malus offensivo. In difesa come detto stoppa tutti e aiuta i compagni con maestria e senso della posizione, vero segreto del suo gioco, così come tira giù facilmente un decina di carambole a gara. Con lui in mezzo all’area i Knicks possono ambire ad una comoda qualificazione ai playoffs, ma temiamo, nulla di più
4. Tim Duncan
Il buon vecchio figlio del caribe. Lo inseriamo alla 4, perché le sue ginocchia non sono più quelle di tempo (ovviamente), ma considerarlo il miglior centro della lega non è certo un’eresia. Anche perché stiamo parlando della miglior ala forte di tutti i tempi che da un paio d’anni si è spostato nel ruolo di pivot adeguandosi all’evoluzione del gioco NBA che vede quintetti sempre più piccoli. Di Timmy già sappiamo tutto e se avete dei dubbi riguardo alle sue cifre parametratele per 48 minuti o, ancora meglio, misurate numericamente il suo impatto quando è in campo per gli Spurs rispetto a quando è seduto in panca. Un Hall of Famer che ha ancora tanto tanto da dire così come la sua San Antonio.
3. Kevin Garnett
Copiate e incollate quello sopra. Lo mettiamo alle 3 perché un classifica impone delle posizioni, ma ancora una volta scegliete voi dove inserire questo super dotato giocatore di basket che da 18 stagioni continua a regalare agli amanti dello sport emozioni uniche. Gioca centro per gli stessi motivi di Duncan, ma se analizziamo con attenzioni il perché di questo spostamento perimetrale della NBA potremmo scoprire che proprio KG è stato una delle cause. Anni addietro un’ala di 2 e 12 con quelle movenze e quella rapidità era cosa rara. In attacco sa fare, e bene, tutto, ma la sua vera forza, come i grandi campioni, sta nella sua difesa e nella sua leadership. Se Boston darà battaglia ad est sarà perché The Big Ticket non permetterà altri comportamenti alla sua squadra.
2. Andrew Bynum
Lo stile afro con cui si è presentato a questa stagione fa pensare che Andrew Bynum abbia voglia di farsi notare nella città dell’amore fraterno, dov’è chiamato ad essere l’uomo franchigia. I dubbi riguardano la sua reale capacità di rivestire questo ruolo, soprattutto a livello mentale dopo le non edificanti imprese della passata stagione in maglia Lakers. La stazza e le mani lo rendono virtualmente inarrestabile è siamo certi che contribuirà alla causa dei Sixers con numeri superlativi. La squadra e la città sono adatte a lui, ma come detto molto dipenderà dalla sua maturità.
1. Dwight Howard
Il suo comportamento nella sua ultima stagione ad Orlando non è stato dei migliori e ha avuto conseguenza drammatiche per la franchigia della Florida. Ma adesso Dwight ha la possibilità d’inserirsi nella lista dei grandi centri della storia Lakers. Siamo curiosi di vedere come si adatterà ad un quintetto di attaccanti, magari ritagliandosi un ruolo (a lui forse più congeniale) di guglia d’area attento ai rimbalzi e alla difesa e meno alle ricezioni in post basso, dove pure ha mostrato buoni movimenti (pur restando un po’ scolastico) grazie anche al lavoro svolto con Olajuwon l’estate passata. Fisicamente è di un altro livello, anche nella NBA, e può essere davvero il centro titolare e determinante di una squadra da dinastia, ma qualche dubbio rimane: sarà in grado di gestire la pressione di L.A.? In ogni caso, ad oggi, il numero 1 fra i centri NBA.