NBA on fire: D-Will, Zaza, Dirk e i veterani, l'oro di Dallas
I Mavs hanno vinto 8 delle 12 partite giocate
Sappiamo bene com'è andata l'estate di Dallas, dal caso DeAndre Jordan in poi. Cuban e il suo staff hanno subito reagito alla 'sberla', e gli va dato atto di averle tentate tutte (anche con scelte discutibili) per mantenere competitivo il team.
Dopo le prime tre settimane di regular season i Mavs sono senza dubbio tra i team che più hanno sorpreso, con 8 vittorie in 12 partite, e 5 su 7 fuori casa.
Contro i Celtics, uno dei team più caldi della lega, hanno rimontato dal -18 con la solita, immensa prestazione di Nowitzki:
In una lega dove l'atletismo la fa da padrone quasi assoluto, Dallas riesce a rimanere a galla grazie alla pulizia tecnica e all'esecuzione dei giochi (solo due squadre perdono meno volte palla ogni 100 possessi), oltre ad una sorprendente tenuta in difesa (tra le prime 10 della lega, sotto il punto subito per possesso) ed a rimbalzo (0ttavi per percentuale di carambole difensive prese, erano penultimi lo scorso anno fa..., giusto dire anche che sono i peggiori a rimbalzo d'attacco).
Nelle 7 vittorie Dirk segna 19.7 punti e prende 7.6 rimbalzi in 29 minuti, tirando il 55% dal campo, il 59% da tre e l'84% ai liberi.
Anche a 37 anni il suo catch and shoot è uno dei tiri più temuti dalle difese avversarie, la sua sola presenza continua ad aprire spazi ed a fornire linee di passaggio pulite per i suoi compagni, compreso un Deron Williams che sembra rigenerato dalla cura Carlisle:
Cuban ha esaltato l'impatto difensivo di Pachulia (arrivato praticamente gratis dai Bucks), il modo in cui comunica e tiene tutti i compagni sulla corda, ma il veterano sta fornendo un contributo insperato anche in termini numerici, è vicinissimo alla doppia-doppia media ed è il migliore del team per tiri liberi tentati.
L'aspetto forse più sorprendente di queste prime partite però è l'impatto della second unit, di fatto composta da tre playmaker veterani (Harris, Barea e il rinato Felton, che nelle vittorie va in doppia cifra con il 45% dal campo, mentre nelle sconfitte scende a 4.8 punti con il 29%) ed un lungo, il secondo-anno canadese Dwight Powell, addirittura ottavo nella lega (minimo 20 minuti x game) con un sorprendente 27.5% di rimbalzi difensivi presi.
Arrivato in Texas in sordina nell'affare Rondo, pur giocando con molta aggressività riesce ad essere precisissimo in area, ha buona mano anche dalla media, ed in generale è uno dei pochissimi giocatori futuribili del roster, anzi l'unico in attesa di Justin Anderson.
Mantenere questo ritmo non sarà per niente facile, il calendario fino ad ora non è stato così proibitivo, e l'alta età media del roster prima o poi presenterà il conto.
Una cosa è certa, considerando anche le restrizioni nel minutaggio dei due swingman titolari, fare meglio era veramente impossibile.
Siamo di fronte all'ennesimo capolavoro di Rick Carlisle, uno dei pochi coach che trova sempre il modo per massimizzare le risorse a disposizione.
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