Power Rankings: Eastern Conference
Il livello della Eastern Conference è leggermente salito quest'anno. Con Cleveland sempre in testa per distacco, dietro sarà una vera lotta per conquistarsi gli altri posti nella post-season
La regular-season NBA si avvicina e dunque è tempo di Power Rankings. Partiamo dalla Eastern Conference, che vede sempre i Cavs di Lebron James con il ruolo da protagonista e dietro tutte le altre. La situazione è talmente livellata che non è da escludere che ci siano delle sorprese negli ultimi posti per la post-season, con squadre inizialmente sottovalutate come Orlando o gli stessi Knicks che potrebbero inserirsi. I cambiamenti sono stati notevoli, soprattutto per alcune squadre come Pacers, Knicks e Hornets. Bulls, Heat e Hawks sembrano contendersi il ruolo di principale antagonista di Cleveland ma non è escluso che squadre come Raptors e Bucks possano fare il salto di qualità definitivo.
1) Cleveland Cavs (Coach David Blatt, confermato)
La squadra di Lebron James, dopo la sconfitta in finale dell'anno scorso contro i Golden State Warriors, si conferma la principale forza della Eastern Conference. La squadra è rimasta pressochè invariata, con l'aggiunta di alcuni elementi che completeranno le rotazioni (Mo Williams,Richard Jefferson e Sasha Kaun) e il ritorno di alcuni infortunati d'elite come Anderson Varejao e Kevin Love. Con la squadra al completo, Cleveland ha tutte le chances per tornare in finale NBA e giocarsi il titolo. Alcuni dubbi vengono da situazioni extra-campo, prima di tutte quella relativa a Tristan Thompson. Il canadese è stato molto importante la scorsa stagione, soprattutto dopo l'infortunio di Varejao, è stato uno dei migliori rimbalzisti offensivi di tutta la lega e la sua energia ha letteralmente trascinato la squadra in avanti nei momenti più difficili. Thompson si è rifiutato di firmare la qualifying offer e adesso si trova in una situzione di stallo, non giocherà fin quando non firmerà un contratto pluriennale. Le parti, però, sono ancora molto lontane e sembra che la situazione possa protrarsi per mesi. Lebron James, che è forse il principale estimatore di Thompson, potrebbe mettere una discreta pressione sulla dirigenza dei Cavs affinchè la situazione venga risolta, anche perchè a fine stagione il Re potrebbe decidere di uscire di nuovo dal suo contratto....Spetterà anche a Blatt non far sentire più di tanto l'assenza di Thompson e mantenere l'ambiente tranquillo, possibilmente con la collaborazione di Lebron.
2) Miami Heat (Coach Erik Spoelstra, confermato)
Gli Heat erano tranquillamente una squadra da playoffs anche la scorsa stagione ma la caterva di infortuni che si è abbattuta sulla squadra della Florida ha impedito il raggiungimento della post-season. Il quintetto che era stato costruito da Pat Riley e Spoelstra non si è praticamente mai visto insieme. Nel finale di stagione si è andati all-in, prendendo Goran Dragic dai Suns e facendogli firmare una ricca estensione in Estate, andando a coprire la principale lacuna di Miami, quella nella posizione di point-guard (senza offesa per Mario Chalmers). Quest'anno, sperando che la sfiga in chiave infortuni sia finita, Miami è una squadra in grado di giocarsela per le primissime posizioni ad Est, con i recuperi di Bosh e McRoberts e un rookie di talento come Justise Winslow, che non ti capita esattamente tutti i giorni. Ecco, se dopo una stagione sfortunata, hai la fortuna di vedere un talento come Winslow scendere di posizioni nel draft e finire fino alla 10, allora vuol dire che, probabilmente, hai pagato il tuo debito con la sfiga e adesso le cose possono tornare a girare nel modo giusto. Winslow sarà un'alternativa fondamentale in uscita dalla panchina e permetterà agli Heat di far respirare Wade durante la regular season, in modo da farlo arrivare più fresco alla post-season. Le firme al minimo di Gerald Green e Amare Stoudemire arricchiscono ancora di più la panchina, per quanto i loro limiti difensivi siano evidenti più o meno a tutti. Riley con le sue mosse è stato chiaro: si cerca di vincere ora, non tra qualche anno. Con un Bosh ritrovato, un Whiteside in continua crescita, un Wade sempre in grado di comandare la baracca, un Dragic fresco di contrattone e un rookie di grande talento come Winslow, te la giochi. Magari non vinci, perchè ad Ovest ci sono squadre molto più attrezzate ma sicuramente te la giochi.
3) Chicago Bulls (Coach Fred Hoiberg, nuovo)
L'era Thibodeau è finita, con grande giubilo della dirigenza dei Bulls. Da Iowa State è arrivato Fred Hoiberg, volto fresco e molto apprezzato dalla dirigenza, che ha anche un passato da giocatore ai Bulls. Hoiberg è stato il più veloce coach nella storia di Iowa State ad arrivare a quota 100 vittorie, nel giro di sole 148 partite. Il suo stile è molto diverso da quello di Thibodeau, molto meno sergente di ferro, molto più vicino ai giocatori e attento alle richieste della dirigenza. Un allenatore che è riuscito a ridare lustro ad Iowa State, impostando una difesa efficace e un attacco fatto di tante spaziature e movimenti senza palla. La sensazione è che l'attacco dei Bulls sarà molto più efficace quest'anno che durante tutta l'era Thibodeau (Thibs era un mago della difesa ma costruire dei set offensivi fluidi non è mai stato il suo forte). La squadra è cambiata poco, l'unica aggiunta sostanziale è stata quella di Bobby Portis, rookie uscito da Arkansas. Segnatevi il nome perchè il ragazzo è dotato di un gran potenziale. Ottimo difensore, corre benissimo in transizione e ha un'energia pazzesca, non si ferma mai ed è uno dei migliori rimbalzisti offensivi usciti dal draft, senza contare che ha un ottimo jumper dalla media distanza. In queste prime gare di pre-season si è visto anche un nuovo Doug McDermott, che l'anno scorso non si è quasi mai visto. Il ragazzo di Creighton sembra avere trovato tanta fiducia, sta tirando benissimo e sembra molto più coinvolto. Ovvio, è solo pre-season...ma se Hoiberg lo recupera, avrà un'arma importantissima sul perimetro, in grado di rendere molto più pericoloso l'attacco dei Bulls. Le incognite restano legate alle condizioni fisiche di alcuni giocatori chiave, su tutti Derrick Rose e Joakim Noah. Rose ce la farà a vivere una stagione senza infortuni gravi? Noah sarà quello di due stagioni fa, il quasi MVP della lega, o la brutta copia della scorsa stagione, che ad un certo punto non metteva un canestro neanche da sotto? Se tutto dovesse andare per il meglio, i Bulls sono una squadra in grado di giocarsela con chiunque ad Est, ci sono pochi dubbi. Hoiberg sarà anche un rookie come head-coach ma ha già dimostrato di essere davvero molto competente e non c'è scritto da nessuna parte che non possa avere un buon impatto fin dall'inizio su questa squadra. Senza contare il fatto che Jimmy Butler sembra pronto ad entrare sempre più nell'elite NBA e a prendersi tutta la squadra sulle spalle...e il ragazzo sembra avere le spalle piuttosto larghe. Le basi per fare bene ci sono tutte, anche qui, come a Miami, si spera che il conto con la sfiga sia stato pagato appieno. Un piccolo appunto finale: Thibodeau ha fatto un signor lavoro a Chicago, meritava un addio migliore, per quanto ormai fosse del tutto inviso alla dirigenza.
4) Atlanta Hawks (Coach Mike Budenholzer, confermato)
Durante la off-season gli Hawks hanno perso un pezzo molto importante come DeMarre Caroll, attratto dal contrattone arrivato da Toronto. Era abbastanza prevedibile che Carroll andasse via, considerando che la priorità degli Hawks era quella di riconfermare Paul Millsap, che alla fine ha firmato un triennale da 58 mln di dollari. Cifre altine, è vero, ma in un mercato come quello di Atlanta per trattenere i giocatori migliori devi pagarli più degli altri, c'è poco da fare. Dagli Spurs è arrivato praticamente gratis Thiago Splitter, che darà una risorsa aggiuntiva al reparto lunghi. Nel draft si è seguita la logica del “con la nostra scelta non possiamo prendere nessuno che ci cambi la vita, quindi scambiamo pure la scelta e vediamo che cosa riusciamo a ricavare in cambio”. Quel qualcosa è rappresentato da Tim Hardaway Jr, arrivato da New York scambiando i diritti su Jerian Grant. Hardaway è un giocatore interessante ma che finora è stato sempre piuttosto discontinuo nella sua esperienza NBA. Ma un altro tiratore come lui in un sistema come quello degli Hawks dove la palla si muove tanto e il tiro dal perimentro è essenziale, non è certo da buttare via. Senza contare il fatto che Hardaway è ancora nel suo contratto da rookie, quindi va ad incidere poco sul salary cap. Sefolosha è stato scagionato da ogni accusa e il suo recupero dovrebbe quantomeno tamponare la partenza di Carroll. Quando Sefolosha si è fatto male l'anno scorso, la difesa degli Hawks non è stata più la stessa, il recupero dello svizzero sarà fondamentale. La sensazione generale è che la squadra di Coach Budenholzer sia ancora in grado di dire la sua ad Est ma che difficilmente possa ripetere l'exploit della scorsa stagione, quando arrivò a piazzare addirittura 19 vittorie di fila durante la regular-season. Il nucleo fondamentale della squadra è ancora lì e ci aspetta un ulteriore passo in avanti da un giocatore come Dennis Schroder, ragazzo di grandissimo talento ma anche di difficile gestione, considerando che va ad una sola velocità, la sua. Interessanti, poi, le aggiunte di Tavares e Justin Holiday. Il lungo di Capo Verde ha un potenziale notevole ma è ancora molto rozzo e ci si dovrà lavorare parecchio, il fratello di Jrue, invece, quando ha avuto spazio a Golden State ha fatto vedere delle buonissime cose, potrebbe rivelarsi un'ottima aggiunta a costi contenuti. Da valutare, poi, la situazione di Mike Scott, che ha ben deciso di darsi alle droghe in Estate e potrebbe non vedere più il campo per buona parte della stagione. Sarà una stagione di conferma anche per Budenholzer, che dopo l'exploit della scorsa stagione dovrà dimostrare di poter mantenersi sui dei buoni livelli, avendo anche maggiori responsabilità come nuovo GM della franchigia. Non sono mai stato un grande fan dei coach che fanno anche i GM ma c'è da dire che la situazione ad Atlanta è stata molto particolare e trovare soluzioni alternative non era semplicissimo.
5) Toronto Raptors (Coach Dwane Casey, confermato)
In Canada sono cambiate tante cose durante la off-season. Via Lou Williams, Amir Johnson, Greivis Vasquez, Tyler Hansbrough e Landry Fields; dentro Cory Joseph, Luis Scola, DeMarre Carroll,Bismack Biyombo, i rookies Delon Wright (fratello minore di Dorell) e Norman Powell. Qualche giorno fa è arrivato anche un altro canadese doc come Anthony Bennett, ex prima scelta assoluta del draft. La squadra, dunque, ha subito delle pesanti modifiche ma il livello complessivo rimane piuttosto buono. Carroll è stato pagato tanto ma è un giocatore difficile da non apprezzare, uno dei migliori difensori sul perimetro che ci sono in circolazione e un tiratore dal perimetro efficace, fa sempre la sua parte. Certo, quasi 15 mln di dollari all'anno per un giocatore che non sarà mai la star della squadra sono tanti ma fidatevi che con l'arrivo del nuovo salary cap vedrete cose di gran lunga peggiori. Anche Cory Joseph non è stato pagato poco per uno che dovrà fare l'alternativa a Kyle Lowry ma stiamo parlando di un altro giocatore molto solido, che tira bene dal campo, che difende e che viene dalla migliore stagione della sua carriera (senza bisogno di aggiungere il solito discorso che in determinati mercati, e Toronto è decisamente uno di questi, sei pressochè condannato a strapagare i free-agent). Buonissima anche l'aggiunta di Scola, che porterà qualità ed esperienza in uscita dalla panchina. Soprattutto il fattore esperienza sarà fondamentale, visto che negli ultimi 2 anni Toronto si è sempre sciolta come neve al sole nei momenti decisivi. Biyombo può essere un interessante backup per Valanciunas. Il lituano ha firmato un rinnovo di contratto importante, non ha ancora mantenuto quelle che erano le aspettative nei suoi confronti ma ha soltanto 23 anni, dunque ha tutto il tempo per fare i passi in avanti necessari. La vera chiave della stagione dei Raptors, però, dovrà arrivare dalla panchina. Casey dovrà dare una sistemata alla difesa, che soprattutto l'anno scorso è stata tragica a tratti. Senza una difesa migliore, Toronto è destinata a rimanere un'eterna incompiuta. Ci si aspetta grandi cose anche da Kyle Lowry, che è arrivato alla pre-season in una forma eccezionale e sembra essere un giocatore nuovo. Avere un Lowry così motivato è fondamentale per Toronto e se dovesse mantenere questa forma per tutta la stagione, il livello della squadra potrebbe alzarsi ancora di più. Ultima chiamata per il soldato Terrence Ross, che ha bisogno di fare una stagione con un rendimento continuo per guadagnarsi la conferma a lungo termine.
6) Milwaukee Bucks (Coach Jason Kidd, confermato)
I Bucks hanno piazzato uno dei grandi colpi della off-season, firmando Greg Monroe, che ha detto no a piazze più grandi come Los Angeles e New York. Il lungo ex Detroit Pistons porterà una dimensione offensiva che mancava ai Bucks e ha dato un grande segnale di speranza alla franchigia, preferendola a piazze sulla carta più prestigiose, proprio perchè Monroe ritiene di poter raggiungere grandi obiettivi a Milwaukee. Importante è stata anche la conferma di Khris Middleton, che ha firmato un contratto quinquennale. Da Toronto è arrivato Greivis Vasquez via trade. Il giocatore venezuelano, nel suo ultimo anno di contratto, fornirà un'alternativa importante nel ruolo di PG, considerando le difficoltà di Carter-Williams. Il roster dei Bucks è molto giovane, ricco di atletismo e di esplosività, e già l'anno scorso ha fatto vedere di poter fare cose interessanti. I limiti, però, continuano a rimanere più o meno gli stessi. Le spaziature non saranno semplici da creare con un roster simile, dove ci sono pochissimi tiratori puri e alcune delle “stelle” sono ancora dei work in progress. Sia Antetokounmpo che Parker (di ritorno da un brutto infortunio al ginocchio) devono lavorare su diversi aspetti del loro gioco. Il greco è ancora molto discontinuo al tiro e il suo decision making è tutt'altro che impeccabile al momento, nonostante il suo potenziale sia fisico che atletico rimanga impressionante. Parker, invece, dovrà migliorare la selezione di tiro e far capire già quest'anno di poter essere davvero un leader per questa squadra. Insomma, a coach Kidd il talento e la profondità non mancano ma miscelare insieme tutti questi giocatori e tirarne fuori qualcosa di meglio rispetto all'anno scorso sarà meno facile di quanto si possa pensare. Ovviamente, questo tipo di valutazione nulla toglie al lavoro fatto dal front-office dei Bucks in questi anni, che è stato davvero notevole. Questa squadra ha un futuro luminoso davanti ma pensare che già quest'anno possa attaccare i vertici più alti della Eastern Conference è improbabile.
7) Washington Wizards (Coach Randy Wittman, confermato)
La perdita di Paul Pierce ha fatto male. The Captain and The Truth era il veterano ideale da mettere vicino ad un backcourt talentuoso come quello formato da John Wall e Bradley Beal e nella post-season ha trascinato la squadra nei momenti decisivi. La sua scelta di firmare per i Clippers ha lasciato spiazzata la dirigenza di Washington, che si aspettava di riuscirlo a trattenere. Per smaltire la partenza di Pierce, Washington punta tantissimo sulla crescita di Otto Porter, giocatore che nella post-season ha cambiato radicalmente il volto offensivo degli Wizards. La crescita di Porter sarà fondamentale per l'esito della stagione di Washington. Durante la pre-season i segnali sono stati molto positivi, si spera che questa condizione possa essere trasportata il più a lungo possibile anche nella regular-season. Importante sarà anche il recupero di Jared Dudley, che giocando da 4 tattico può aprire molto il campo per Washington, migliorando le spaziature e il ritmo dell'attacco. Uno dei problemi principali di Washington nella scorsa stagione era proprio il ritmo offensivo, la squadra camminava per la maggior parte del tempo, soprattutto durante la regular-season. Le spaziature erano tutt'altro che esemplari e gran parte dei possessi si riducevano a John Wall con la palla in mano per 18 secondi. La decisione di togliere Nene dal quintetto titolare e giocare con un quintetto più piccolo potrebbe essere una buona idea, anche se uno stretch-four vero e proprio Washington non ce l'ha. Il rookie Kelly Oubre è molto molto intrigante ma viene da una stagione collegiale non semplicissima e avrà bisogno di tempo per poter dare un contributo concreto alla squadra. Nei primi mesi della regular-season sarà interessante valutare l'evoluzione di Kris Humphries, che Wittman sta cercando di impostare proprio come stretch-four, facendogli prendere parecchi tiri da 3 punti. Le aggiunte di Alan Anderson e Gary Neal danno ulteriore profondità alla panchina, con Nene che farà da riserva a Marcin Gortat.
8) Boston Celtics (Coach Brad Stevens, confermato)
Da quando è arrivato a Boston, Brad Stevens ha fatto un signor lavoro. Il roster è cambiato in continuazione per via delle moltissime trades che Danny Ainge ha impostato ma Stevens è riuscito comunque a far passare le sue idee di gioco e a portare la squadra ai playoffs nella scorsa stagione. Quest'anno l'obiettivo rimane simile, cercare di guadagnarsi di nuovo un biglietto per la post-season, facendo crescere contestualmente il roster attuale. Gli arrivi di Amir Johnson e David Lee danno maggiore esperienza al reparto lunghi, composto quasi esclusivamente da giocatori ancora nel contratto da rookie come Sullinger, Zeller e Olynyk. Ottima la conferma di Jae Crowder, con un contratto onesto a livello economico. L'ala ex Dallas potrà dare un contributo importante alla squadra. Nel reparto guardie saranno ancora Isaiah Thomas e Marcus Smart a guidare lo show, cercando di impostare il gioco di letture e movimenti voluto da Stevens. A Boston, però, è arrivato anche il momento delle decisioni. Bisognerà decidere se Sullinger, Zeller, Olynyk sono effettivamente dei giocatori sui quali investire per il futuro o se invece non fanno al caso di Boston. Zeller sembra quello con più possibilità di ottenere un'estensione ma pensare che possa essere lui il lungo di riferimento di Boston nei prossimi anni è quantomeno fuorviante. Il reparto guardie è ancora più intasato della scorsa stagione con gli arrivi di due rookies come Terry Rozier e R.J. Hunter. Se la scelta di Hunter ha senso, soprattutto per le doti balistiche del ragazzo, quella di Rozier rimane ancora un mezzo mistero, considerando l'abbondanza nel ruolo e delle caratteristiche non così dissimili da quelle degli altri giocatori a disposizione. Il vero punto fermo di Boston rimane Brad Stevens, oltre alla consapevolezza che con tutte le scelte future a disposizione (Brooklyn, you know?) e il cap tutt'altro che compromesso ci sarà la possibilità di muoversi ancora parecchio nelle prossime stagioni.
9) New York Knicks (Coach Derek Fisher, confermato)
Dopo una stagione fatta di totale rebuilding, nella quale il roster è stato smantellato (fatta eccezione per Carmelo Anthony, ovviamente), i Knicks puntano sicuramente a qualcosa di meglio. Dalla free-agency sono arrivati Robin Lopez, Arron Afflalo, Derrick Williams, Kyle O'Quinn e Kevin Seraphin. Rispetto alla scorsa stagione, la squadra sembra sicuramente più completa e con maggiore solidità. Lopez è un buon giocatore da mettere vicino ad Anthony, è un ottimo difensore e protegge bene il ferro, ed in attacco non ha bisogno di chissà quanti palloni per riuscire a dare comunque un contributo. Afflalo è un altro giocatore solido, in grado di dare un contributo in entrambe le metà campo, anche se viene probabilmente dalla peggiore stagione della sua carriera. Williams è una scommessa, il talento non gli è mai mancato ma non lo ha mai espresso del tutto e questa potrebbe essere già una delle sue ultime chances per dimostrare di valere davvero. O'Quinn e Seraphin rappresentano delle buone alternative per il reparto lunghi. Dal draft sono arrivati Porzingis e Jerian Grant. Su Porzingis c'è poco da dire, il lettone era uno dei migliori talenti di questo draft ma avrà bisogno di adattarsi alla nuova realtà e non ci si può aspettare tutto e subito da lui. Grant è un'altra scelta solida, giocatore che arriva in NBA già con un discreto bagaglio di esperienza e che potrà portare tanta energia all'attacco dei Knicks, per quanto la triangle offense non sembra proprio il sistema più adatto alle sue caratteristiche. Carmelo Anthony, come sempre, dovrà sobbarcarsi la maggior parte del peso offensivo sulle spalle ma sembra pronto ad essere anche un leader vocale per questa squadra, che, stando alle sue recenti dichiarazioni, non ha nessuna intenzione di lasciare. Raggiungere i playoffs, però, rimane impresa non semplicissima, soprattutto se Fisher non sarà in grado di migliorare la fluidità offensiva della squadra. La sensazione è che i Knicks siano ancora intrappolati in due contesti diversi. Uno che cerca di essere ancora competitivo ad alti livelli, affiancando gente come Lopez e Afflalo ad Anthony, sperando che basti per arrivare in alto (e ovviamente non basta) e un altro contesto più modesto, fatto di giocatori giovani e di prospettiva come Porzingis, Grant, Galloway, Early e compagnia, che dovrebbero essere il volto della ricostruzione. Prima o poi si dovrà arrivare alla risoluzione dell'enigma e capire davvero che cosa vogliano fare i Knicks, perchè fin quando Anthony rimane in squadra non si potrà mai parlare di una ricostruzione totale, considerando le più che legittime ambizioni da titolo dell'ex stella di Syracuse.
10) Detroit Pistons (Coach Stan Van Gundy, confermato)
In quel di Detroit Van Gundy sembra avere a disposizione un roster adatto alle sue caratteristiche e al coach non manca di certo la fiducia in se stesso. Durante la off-season sono arrivati Ilyasova da Milwaukee, Marcus Morris, Danny Granger e Reggie Bullock da Phoenix, è stato firmato Aron Baynes e Reggie Jackson è rimasto con un bel contrattone, che lo fa diventare “automaticamente” il leader della squadra. Dal draft l'aggiunta principale è stata quella di Stanley Johnson da Arizona, giocatore dal fisico impressionante e in grado di impattare su entrambi i lati del campo. Van Gundy, dicevamo, adesso ha la struttura che preferisce. Un solo lungo in grado di proteggere il ferro e dare copertura difensiva come Drummond e poi tutta una serie di esterni che possono allargare il campo e colpire dal perimetro. Gli Orlando Magic 2.0? Bè, non esattamente...Drummond deve dimostrare ancora tanto a livello NBA, soprattutto dal punto di vista della maturità e della continuità di rendimento. Mettere le chiavi della squadra in mano a Reggie Jackson è un'altra scelta che non è detto che paghi i dividendi. Inoltre, quando Jennings tornerà a disposizione si dovrà decidere cosa fare, visto che l'ex Virtus difficilmente rimarrà a fare il sesto uomo. Nonostante questi dubbi, però, i Pistons sono sicuramente una squadra migliore rispetto all'anno scorso e con una Eastern Conference così equilibrata riuscire ad infilarsi nella corsa ai playoffs non è da escludere.
11) Indiana Pacers (Coach Frank Vogel, confermato)
La stagione dei Pacers non inizia sotto i migliori auspici. Paul George, la stella della squadra, ha espresso i suoi malumori sulla possibilità di giocare molti minuti da 4 tattico, un ruolo che gli sta piuttosto stretto. George si sente un'ala piccola e ha sempre reso al massimo in quella posizione, dunque non vorrebbe spostarsi a giocare contro giocatori più grossi di lui e più abituati a giocare in quella posizione. Ma i Pacers stanno cercando di andare in un'altra direzione rispetto agli ultimi anni, puntando ad un quintetto più piccolo e ad un maggiore ritmo offensivo. Gli addii di Hibbert e West vanno in quella direzione, ancor più la scelta di un lungo versatile e di ottima prospettiva come Myles Turner (occhio al ragazzo perchè ha tutto per sfondare). Una delle principali aggiunte della off-season è stata quella di Monta Ellis, ex Dallas Mavericks. Ellis non è necessariamente il giocatore migliore da affiancare a Paul George ma è uno scorer naturale e i Pacers avevano bisogno di rafforzare il ruolo di SG. Dai Timberwolves è arrivato Chase Budinger, che se stesse bene fisicamente potrebbe dare un'arma in più sul perimetro, oltre ad un giocatore in grado di contribuire anche a rimbalzo. Jordan Hill ha firmato un annuale ed è destinato a giocare parecchi minuti. Interessanti anche le aggiunte di Glen Robinson III e Rakeem Christmas, lungo uscito da Syracuse. Bisognerà capire, poi, se Rodney Stuckey riuscirà a confermarsi sui buoni livelli dell'anno scorso, dopo aver firmato un'estensione triennale, o se invece tornerà nell'ambito della mediocrità che lo aveva caratterizzato nell'esperienza a Detroit. Insomma, tanti cambiamenti in quel di Indianapolis, che dovrebbero tenere, almeno per quest'anno, i Pacers lontani dalla zona della post-season.
12) Charlotte Hornets (Coach Steve Clifford, confermato)
Ecco, iniziare la stagione perdendo per tutto l'anno Michael Kidd-Gilchrist, che era chiamato alla stagione della definitiva esplosione, non è proprio il massimo per una franchigia che vuole raggiungere i playoffs a tutti i costi. Kidd-Gilchrist è fondamentale per la difesa e gli equilibri di Charlotte e senza di lui sarà tutta un'altra storia. Gli Hornets hanno cambiato parecchio in Estate, c'era bisogno di aggiungere tiratori, considerano le percentuali tragiche dell'anno scorso. E quindi sono arrivati Spencer Hawes, Nicolas Batum, Jeremy Lamb e Frank Kaminsky dal draft, senza contare l'ingaggio di Jeremy Lin a cifre contenute. Scaricato Stephenson, che non ha mantenuto le aspettative (Charlotte era talmente vogliosa di darlo via che si è presa in cambio un contratto quasi peggio come quello di Hawes), Charlotte ha rinunciato anche a Noah Vonleh, forse un po' troppo frettolosamente. L'aggiunta di Jeremy Lamb è molto interessante, Charlotte seguiva il giocatore da diverso tempo e gli potrà dare uno spazio che ad Oklahoma il ragazzo non poteva avere. Frank Kaminsky è un giocatore tecnicamente raffinatissimo ma che non avrà vita facile a traslare il suo stile di gioco a livello NBA, soprattutto nella metà campo difensiva. In cabina di regia sarà tutto nelle mani di Kemba Walker, che viene da una stagione positiva ma condizionata dall'infortunio al ginocchio che lo ha tenuto fuori per diverse settimane. Michael Jordan è stato chiaro, vuole raggiungere i playoffs quest'anno ma l'impresa sarà tutt'altro che semplice in una Eastern Conference dove, a parte Cleveland, la battaglia per un posto nella post-season sarà serratissima.
13) Orlando Magic (Coach Scott Skiles, nuovo)
L'arrivo di un coach come Scott Skiles darà una nuova mentalità ai Magic ma riuscire a raggiungere subito i playoffs non pare probabile, per il momento. Skiles è conosciuto per essere un allenatore estremamente esigente, che soprattutto nei primi 2-3 anni di lavoro riesce a portare grandi miglioramenti alle sue squadre, poi tendenzialmente inizia a perdere il controllo dello spogliatoio, perchè i giocatori si stufano di sentirsi gridare nelle orecchie ogni singolo secondo delle loro giornate. Ecco, magari Skiles non riuscirà a portare immediatamente gli stessi miglioramente che aveva portato a Milwaukee ma sicuramente darà un'identità molto più specifica alla squadra della Florida, cosa che Jacques Vaughn non è mai riuscito a fare durante la sua gestione. Dal draft è arrivato il mio pupillo Mario Hezonja, giocatore croato dal talento sconfinato e dall'ego altrettanto illimitato. Le potenzialità di Hezonja sono enormi ma proprio il suo carattere così sicuro di sé potrebbe portarlo ad avere un rapporto quantomeno controverso con un sergente di ferro come Skiles. Per il resto Orlando ha sostanzialmente confermato il gruppo dell'anno scorso, rinnovando il contratto di Tobias Harris e continuando a dare fiducia a giocatori come Vucevic, Oladipo e Payton. Il talento non manca ma è ora che si inizi a dare un'identità a questo gruppo, soprattutto riuscendo a trovare un vero leader. Buone le aggiunte di C.J. Watson, giocatore esperto e che sa sempre contribuire nel modo giusto, e di Shabazz Napier, arrivato praticamente gratis da Miami e che merita un'altra opportunità dopo un'annata da rookie davvero difficile. La post-season resta un obiettivo difficile ma non c'è dubbio che questo gruppo possa fare molto meglio di quanto visto l'anno scorso.
14) Brooklyn Nets (Coach Lionel Hollins, confermato)
I Nets prima hanno provato ad andare all-in ma si sono resi presto conto che il loro gruppo di “stelle” non era all'altezza. Hanno sacrificato flessibilità e scelte future per cercare di vincere subito. La cosa non è andata come si prevedeva e adesso la situazione è piuttosto grigia. In Estate si sono spesi altri soldi per trattenere Brook Lopez e Thad Young, buoni giocatori, per carità, ma non esattamente in grado di cambiarti le prospettive da un giorno ad un altro. Deron Williams è stato spesato e mandato a Dallas, epilogo comprensibile visto che Williams a Brooklyn è sempre stato l'ombra di sé stesso. Joe Johnson è nel suo ultimo anno di contratto e resta l'unico giocatore in grado di poter cambiare la faccia della partita per Brooklyn. In cabina di regia adesso il titolare sarà Jarrett Jack, in una squadra dove ci sono lunghi come Andrea Bargnani e Brook Lopez, il reparto difensivo non sembra essere la prima priorità di Brooklyn (auguri agli assistenti difensivi). Le aggiunte di giocatori come Larkin, Thomas Robinson e Quincy Miller sono discrete per allungare la panchina ma aggiungono poco a livello di qualità complessiva. Il rookie Rondae Hollis-Jefferson è un'atleta impressionante ma a livello NBA è ancora tutto da costruire, soprattutto dal punto di vista tecnico e realizzativo. Hollins avrà il suo bel da fare per ripetere i playoffs dell'anno scorso, che sono arrivati più per sventure altrui che per reali meriti dei Nets. Ci si aspetta un po' più di continuità da Bogdanovic, che l'anno scorso ha avuto parecchi alti e bassi, e che Bargnani possa trasformarsi in un utile arma dalla panchina. Il Mago viene da un Europeo giocato con il cuore, soprattutto nelle ultime partite, ma ha già accusato diversi problemi fisici nel corso della preparazione e l'idea che si debba contare su di lui per fare salire di livello questa squadra, soprattutto per gli americani, è abbastanza risibile.
15) Philadelphia 76ers (Coach Brett Brown, confermato)
Terzo anno del progetto di ricostruzione dei Philadelphia 76ers. Quindi parte automatica la domanda: si inizia a competere? Uhm...non esattamente. Questa sarà la terza stagione consecutiva nella quale i Sixers saranno molto più concentrati sullo sviluppo di alcuni loro giovani piuttosto che sul numero delle partite vinte. La squadra è ancora una volta la più giovane della lega e sono andati via anche i pochi veterani rimasti (Jason Richardson e Mbah A Moute). L'unico giocatore di una certa esperienza, Carl Landry, non sarà disponibile per l'inizio della regular-season e non è affatto detto che arrivi alla fine della stagione in maglia Sixers. Dal draft è arrivato il nome di Jahlil Okafor, lungo uscito da Duke. Giocatore fantastico in post-basso, con tante risorse offensive, ma che dovrà lavorare molto sulla sua difesa e sul livello di intensità per mantenere le aspettative che ci sono su di lui. Interessante sarà capire come Okafor riuscirà ad integrarsi con Nerlens Noel, l'altro principale lungo dei Philadelphia 76ers che viene da una stagione da rookie molto positiva. Da Sacramento è arrivato via trade Nik Stauskas, oltre ad un paio di prime scelte future. La guardia canadese viene da un'annata da rookie pessima, dove ha giocato poco e si è presto perso nel marasma di Sacramento che ha avuto ben tre allenatori diversi nel giro di una stagione. I Sixers sperano di recuperarlo e farlo diventare parte integrante del progetto futuro. L'unica aggiunta degna di nota dalla free-agency è quella di Kendall Marshall, play old-school e dotato di un'ottima visione di gioco ma che viene da un brutto infortunio al ginocchio e che non sarà pronto per l'inizio della regular-season. Per il resto si punta ancora sulla crescita di elementi come Covington, Jerami Grant, Hollis Thompson e JaKarr Sampson, che si spera possano diventare qualcosa di più che scommesse a basto costo. Nel 2016 i Sixers rischiano di arrivare ad avere quattro prime scelte al draft, con l'aggiunta del possibile arrivo di Dario Saric dalla Turchia. Che sia quello l'anno buono per iniziare a vedere qualcosa in più dai Sixers? Possibile, quello che è certo è che quest'anno i Sixers rimangono una delle peggiori squadre della lega.
Pagina di 3