NBA focus: Boston Celtics
Con Rajon Rondo in scadenza si avvicina il momento delle grandi decisioni per Danny Ainge.
Prima della offseason uno dei proprietari dei Boston Celtics disse di aspettarsi 'fuochi d'artificio' da Danny Ainge, ci si aspettava almeno una grande trade dall'uomo che in una sola estate riuscì a portare in Massachusetts Ray Allen e Kevin Garnett.
Ad oggi però l'estate è trascorsa senza scossoni, se escludiamo la trade con Cleveland e Brooklyn che ha portato in dote una prima scelta ed il giovane centro Tyler Zeller come ricompensa per aver preso anche Marcus Thornton ed il suo contratto da oltre 8 milioni.
Giusto dire 'ad oggi', perchè da qui all'inizio della stagione c'è ancora tempo, ed Ainge ha a disposizione una marea di scelte future (grazie Brooklyn....), giocatori giovani e contratti in scadenza, compreso quello non-garantito da oltre 5 milioni di Keith Bogans. Addirittura non è ancora stato ufficializzato l'accordo con Evan Turner, dato che a roster ci sono una ventina di giocatori, 14 dei quali con il salario garantito.
Sembra chiaro quindi che i Celtics hanno qualche movimento in programma, quello che non è chiaro è la direzione.... Si scambierà Rajon Rondo per continuare il rebuilding? Oppure si cercherà una seconda star per accellerare il ritorno al vertice e convincere il playmaker a rinnovare? E' questo il dilemma intorno a cui girerà la stagione dei verdi.
Intanto dal Draft sono arrivati Marcus Smart e James Young, due prospetti che si sono distinti per doti fisiche e personalità. Anche troppa nel caso dell'ex Oklahoma State...
I verdi, sotto la guida del debuttante Brad Stevens, hanno mostrato qualcosa di positivo, aldilà del record finale di sole 25 vittorie. Nel solo 2013, senza Rondo e con Jordan Crawford da playmaker, sono arrivate 13 vittorie su 31 partite. Poi la squadra si è sciolta come neve al sole, perdendo 39 delle ultime 51.
Nel backcourt Avery Bradley, pur saltando 22 partite, si è fatto valere, guadagnandosi il rinnovo con 14.9 punti a partita (45% da due, 39% da tre, 80%FT), più la solita difesa aggressiva che resta il suo marchio di fabbrica. A soli 23 anni sembra il partner perfetto per formare con Marcus Smart un reparto devastante nella propria metà campo. Jeff Green, impiegato quasi stabilmente da small forward, non ha quasi mai trovato il giusto ritmo, finendo per alternare prestazioni strepitose (da buon ex Georgetown 39 con 8 su 16 da tre contro i Wizards) ad altre inguardabili (40 partite senza superare il 40% dal campo). Non ha il mindset della prima opzione offensiva, è stato quasi costretto dalle esigenze di squadra, ed in carriera il meglio lo ha dato giocando al fianco di altri realizzatori.
Nel frontcourt in due hanno mostrato di avere le caratteristiche per avere un ruolo nella squadra del futuro, il rookie Kelly Olynyk ed il secondo anno Jared Sullinger.
Il primo, al contrario di quanto accade solitamente ai rookies, ha chiuso la stagione in crescendo, sia a livello di cifre personali che di impatto sulla squadra.
Nelle ultime 23 giocate l'ex Gonzaga ha fatto registrare medie di 12.6 punti (54% FG, 44% 3p, 83% FT), 6.2 rimbalzi e 1.4 assist, con un plus/minus medio di +1.9.
In quel periodo con lui in campo i verdi hanno segnato 108 punti ogni 100 possessi, con un net rating di 1.1. Con il canadese in panca invece l'attacco è sceso a 98.7 ogni 100 possessi, con un net rating di -13.7. Quasi 15 punti ogni 100 possessi di differenza, miglior dato di squadra (sempre relativo a quel periodo).
Anche Sullinger ha mostrato discreti segnali di crescita, oltretutto giocando ben 74 partite.
13.3 punti e 8.1 rimbalzi (settimo NBA per percentuale di rimbalzi offensivi presi) tirando il 47% da due, un rivedibile 26% da tre ed il 77% ai liberi. Incoraggiato probabilmente da coach Stevens, ha aumentato di oltre un metro (da circa 2.3 a circa 3.4) la distanza media delle sue conclusioni, senza per questo perdere in efficacia sotto i tabelloni. Spesso da l'impressione di non essere al 100% della forma...
Stando ai numeri, l'intesa con Olynyk sembra funzionare:
Nessuna delle altre combinazioni con almeno 116 minuti ha prodotto un net rating migliore di quello dei due giovani big man. Sono dati veramente notevoli in una squadra con appena 25 vittorie ed il ventisettesimo attacco NBA con 99.7 punti segnati ogni 100 possessi.
Però, se in attacco la coppia ha le caratteristiche per mettere in difficoltà gli avversari, in difesa la situazione è diversa, dato che nessuno dei due è un rim-protector. Ed è proprio in area che Boston ha sofferto molto, concedendo ben il 35% dei tentativi totali degli avversari nella restricted area (solo Pelicans e Lakers hanno fatto peggio).
Solo Vitor Faverani è riuscito a limitare i danni, ed il neo arrivato Tyler Zeller (48.3% su 3.4 tentativi per partita) non sembra il profilo adatto per risolvere il problema. Anche sul pick'n'roll i due giovani big men non hanno la mobilità, la grinta ed il mindset necessario per aggredire il ball-handler, uno dei marchi di fabbrica di Stevens quando allenava Butler. Probabilmente per questo motivo prima del Draft tanti rumors accostavano Aaron Gordon ai verdi.
Per poter schierare Sullinger e Olynyk insieme il coach dovrà chiedere un superlavoro agli esterni per limitare al minimo le situazioni di aiuto. Smart e Bradley in particolare sarebbero più che adatti, ma difficilmente sarà questa la scelta nel lungo termine....
Ora come ora magari neanche Ainge è sicuro al 100% della direzione da prendere, sicuramente sulla scelta incideranno anche l'atteggiamento e i risultati della squadra nella prima parte di regular season. Arrivare ai playoff solo per il gusto di farlo, senza fondate ambizioni, non avrebbe senso, specialmente in un posto abituato alle vittorie come Boston.
Dopo la deadline ne sapremo sicuramente di più.
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