Daniel Hackett e la NBA: Considerazioni su un possibile connubio
Perché Daniel Hackett è un giocatore che può stare in NBA
Siena ha appena vinto il suo ottavo titolo italiano nelle ultime dieci stagioni, con Daniel Hackett nominato MVP delle Finali. E' quindi il momento giusto per riaprire il discorso riguardo alla NBA readiness di un giocatore che non ha mai nascosto la propria volontà di giocare nella Lega, usando anche tale obiettivo come una motivazione a migliorarsi sempre più (o, usando parole sue, "come una lepre che corre davanti a un levriero").
Un discorso a parte meriterebbe la sua clutchness, il suo saper farsi trovare pronto quando più conta, poiché nella postseason è stato tra i migliori interpreti in tutta Europa (come già osservato anche dal nostro Os Davis), rendendo al meglio proprio con la massima pressione sulle spalle; e riprendendo in esame la sua stagione di Eurolega alla luce di quanto abbiamo osservato in questi playoff, assume un maggior significato anche il fatto che in essa abbia messo a segno il 39% dei suoi punti totali nel quarto periodo (statistica comunque molto grezza, meriterebbe di essere approfondita ulteriormente in altra sede).
Partiamo dall'assunto che Daniel Hackett non è un giocatore di quelli che s'incontrano tutti i giorni, perché, di là da ogni valutazione personale, non è certo facile trovare un giocatore di quasi due metri che sappia giocare entrambe le posizioni di guardia e sia in grado di creare tanto per sé quanto per i compagni.
Può giocare da playmaker designato o essere una vitale opzione come ball-handler secondario, permettendo inoltre a una point guard realizzatrice di giocare anche lontano dalla palla, e questo è un punto di fondamentale importanza per quanto concerne le sue ambizioni NBA: questa combinazione di playmaking e fisico superiore alla media del ruolo è di sicuro appetibile a una qualunque squadra americana che cerchi di migliorare la qualità della propria esecuzione e del basketball IQ in campo, senza per questo soffrire in modo eccessivo i mismatch che potrebbero crearsi in difesa.
Si pensi per esempio a quanto gli Indiana Pacers abbiano sofferto, nei Playoffs 2012, la carenza di playmaking di George Hill, pur non potendo prescindere dal suo apporto sull'altro lato del campo; ma più in generale, considerando contesti di gioco con ambizioni anche più modeste, un giocatore che abbia anche solo queste qualità trova facile impiego come alternativa a point guard istintive e votate più alla conclusione personale.
Hackett è alla prova dei fatti un difensore aggressivo e intelligente, che mette in mostra eccellenti fondamentali e profonda conoscenza delle rotazioni, e non potrebbe essere altrimenti visto il suo impatto in un sistema consolidato come quello di Siena, di cui è una chiave imprescindibile; più importanti ancora da un punto di vista NBA sono la sua versatilità, la difesa lontano dalla palla e quella sul pick and roll, sfruttando ogni beneficio che il suo fisico gli concede con un lavoro straordinario nel passare sui blocchi e nel tenere i cambi difensivi.
Parlando invece del suo playmaking, anche qui ciò che risulta più prezioso è l'esecuzione del pick and roll: controllo del ritmo e buona visione di gioco, con la capacità di trovare regolarmente non solo il rollante ma anche i tiratori, leggendo alla perfezione le scelte della difesa avversaria. Svolge anche un ottimo lavoro nel gestire il tempo, tenendosi lontano da pericolose forzature e mettendo in mostra solidi istinti di passatore; impressionante come in questi playoff si sia dimostrato capace di dominare una partita non solo sotto il mero aspetto realizzativo, ma spesso e volentieri fornendo assist ai compagni (per una media di 4.7 a partita).
Il suo meglio ad ogni modo di sicuro lo offre in 'penetra e scarica' grazie alla tremenda abilità di battere il proprio marcatore ed entrare nel pitturato, leggendo con tempismo perfetto gli aiuti difensivi e trovando immediatamente l'uomo libero.
Quest'abilità è anche responsabile della maggior parte della sua produzione offensiva, dato che su questo palcoscenico non può essere tenuto lontano dall'area. Cosa di cui ormai sembra avere piena coscienza, vista la vocazione ad attaccare il ferro senza paura e indipendentemente da chi ci sia sulla sua strada: una non comune qualità nel leggere gli spazi da attaccare ben si sposa con il suo primo passo e la capacità di assorbire i contatti, dando come risultato un giocatore dominante quando si tratta di penetrare a canestro. Male non fa anche il fatto che sia come noto praticamente ambidestro, capace di palleggiare e concludere con entrambe le mani (forse con una leggera preferenza per l'uso della destra, nonostante sia mancino).
Tirando le somme, il suo gioco nell'attaccare il canestro ha ampiamente dimostrato di poter meritare la prova del campo a livello NBA, dove tra l'altro le maggiori spaziature potrebbero aiutare in modo considerevole un giocatore con il suo decision making.
Oltretutto guardandolo giocare è anche facilmente comprensibile come Hackett sia capace di portare a casa un così alto ammontare di falli subiti: è una logica conseguenza di questa sua per certi versi unica abilità e dell'instancabile voglia che mette in campo, ovverosia le principali spiegazioni dei suoi 8.3 falli subiti per 40 minuti in Serie A (primo assoluto) e 6.67 in Eurolega (quarto tra le guardie, dietro solo a Spanoulis, Hickman e Bogdanovic).
Sul lato offensivo del campo merita di essere menzionata anche la sua efficacia in post, di solito contro pari ruolo più piccoli di lui, un frangente di gioco importante all'interno del game plan di Siena che pure potrebbe essere trasportabile a livello NBA: di là dai possibili benefici già menzionati derivanti dal maggiore spazio a disposizione, è difficile trovare guardie di formazione americana che conoscano così bene l'uso di questo fondamentale, in attacco e soprattutto in difesa.
Il problema più grosso per un'eventuale transizione al contesto americano è dato dall'inconsistenza del tiro, con particolare importanza che riveste quello da oltre l'arco: è probabilmente un tiratore migliore di quanto non fosse al college, ma è ancora largamente inaffidabile e prende per conseguenza troppo pochi tiri dalla lunga distanza (oltretutto andando a segno con percentuali inferiori al 30%). Non rende migliori le cose il fatto che sia in particolare un pessimo tiratore piazzato e fatichi nella realizzazione sugli scarichi, una mancanza rilevante che deve essere tenuta in considerazione nel valutare le sue prospettive.
Se, infatti, un ruolo NBA non gli richiederebbe di essere uno scorer di riferimento, di sicuro esigerebbe il saper aprire il campo e poter punire sugli scarichi dei compagni: Hackett invece tende a preferire la conclusione dal palleggio e per ora, come già detto, gioca quasi esclusivamente dall'altro lato in situazioni di 'penetra e scarica', facendo collassare su di lui la difesa per poi servire i tiratori piazzati.
In altre parole, la sua produzione offensiva non è un problema di quantità, ma di qualità: Hackett fa fatica a realizzare quel tipo di conclusioni che è più prezioso per un role player, e questo è un punto imprescindibile vista la crescente domanda in NBA di esterni che possano garantire 'three and D'.
Comunque questo è un difetto che potrebbe anche essere sistemato a dovere da uno staff NBA, data l'importanza riservata all'allenamento di questo fondamentale. E quello che rende Hackett un giocatore tanto interessante è che un tiro da tre affidabile andrebbe a completare un pacchetto di qualità che non è facile trovare neanche in NBA in un giocatore da rotazione, né tantomeno può essere insegnato.
Insieme con la crescente importanza di specialisti 'three and D', l'NBA ha anche cominciato a realizzare il valore dell'Europa come vivaio da cui procurarsi giocatori già dotati di una certa esperienza: hanno in genere un rapporto qualità-prezzo molto buono e si rivelano più pronti dei giocatori provenienti dalla D-League (anch'essa in crescita, per essere sinceri), e questo è ancora più importante in un'era in cui la Luxury Tax sta diventando sempre più penalizzante e le squadre sono portate a cercare nuove risorse tecniche e a trovare modi per massimizzare il valore dei posti in squadra.
In questa ricerca di giocatori da rotazione poco costosi (per gli standard americani) che ha visto ultimamente la fioritura di un buon numero di giocatori provenienti dall'Europa, una delle scelte al prossimo giro potrebbe essere di sicuro Daniel Hackett.