Comunicato GIBA: Regole e diritti danno lavoro a tutti
Il comunicato della GIBA sulla questione delle regole sugli italiani
Tante intelligenze del mondo del basket riflettono sui vari temi che da qualche anno compongono il dibattito sulla pallacanestro in Italia: regole, under, crisi economica, sponsor, e altro ancora.
È proprio di queste ore una riflessione, rilanciata da diversi mass media, circa le regole relative ai giocatori italiani, definite “regole di protezione della specie” e che quindi farebbero male agli stessi atleti.
La GIBA ritiene opportuno intervenire nuovamente nel dibattito, portando il suo contributo di idee, per sottolineare come le troppo spesso le vituperate regole sull’impiego dei giocatori italiani abbiano finora permesso di far crescere decine di giocatori di pallacanestro, per numerose stagioni ma soprattutto di avere oggi protagonisti di formazione italiana nel nostro campionato che, senza alcune regole, probabilmente non avrebbero mai avuto una possibilità di essere considerati per quello che valgono.
Per noi dell”Associazione Giocatori non è corretto parlare di protezionismo. Si parla di pari opportunità e valorizzazione del merito.
Diverso e più complesso invece il discorso sulle regole relative agli under, che troppo spesso negli ultimi anni hanno finito per illudere e penalizzare proprio quei giovani per la cui crescita erano state pensate.
Gioverà, una volta di più, ricordare a tutti coloro che vogliono portare un contributo alla discussione e al progresso del basket che si gioca in Italia, che si dovrebbe fare il piccolo sforzo di vedere la vicenda con gli occhi di chi rende possibile lo svolgimento dei campionati di basket e cioè della categoria più importante (e, nel contempo, spesso la più bistrattata dagli altri): i giocatori di pallacanestro.
Infatti, a guardarla con gli occhi degli atleti, è lampante che regole e diritti sono quelle che oggi consentono di giocare a tutti, non solo ai campionissimi NBA o a chi a 20 anni giocherebbe comunque in Serie A. Perché un settore lavorativo – e il basket è un settore lavorativo – non deve fare regole e diritti per le eccellenze (che magari non ne hanno bisogno), ma deve battersi nel sacro interesse di tutti. Perché la stella è importante in campo, ma se non ci sono tutti gli altri, non essendo il tennis, il basket non si può giocare.
Chi come noi tiene al movimento della pallacanestro italiana deve sì lavorare per l’eccellenza della Nazionale, ma anche garantire regole e diritti per tutti: dal capitano degli Azzurri al decimo giocatore delle minors. Questo significa fare davvero il bene di un movimento non cavalcando slogan, bensì dando risposte a ragazze e ragazzi che ogni mese con uno stipendio o un rimborso, spesso molto basso, provano a costruirsi un futuro sportivo.
Per questi fatti concreti – e i fatti hanno la testa dura, perché vanno smontati con argomentazioni altrettanto concrete – la GIBA continua a chiedere, alle società e agli investitori attivi nel basket italiano, di credere nei giocatori italiani, così come sta avvenendo da qualche stagione in Serie A, grazie all’impegno di sodalizi lungimiranti che stanno anche raccogliendo splendidi frutti sul campo.