David Blatt, il Maccabi e la guerra: 'La soluzione non è militare'
Il coach del Maccabi che affronterà Siena parla dei giorni difficili in Medio Oriente
David Blatt ha parlato a La Gazzetta dello Sport alla vigilia della sfida tra il Maccabi Tel Aviv e la Mens Sana Siena, in programma questa sera al PalaEstra. Il coach della squadra israeliana ha anche parlato del momento difficile che sta vivendo il Medio Oriente con la nuova guerra scoppiata tra Israele ed Hamas.
"Il nostro obiettivo in Eurolega è chiaro sin dal 5-0 del girone di andata. La sconfitta con Malaga piuttosto rende più importante la gara di Siena, che è in netta ascesa e non mi sorprende, dissi che le serviva tempo. Credo saranno confermati i valori attesi, con noi, Siena e Malaga avanti: l'ordine forse non farà grande differenza nella nuova bellissima Top 16 con più gare e più squadre di qualità. Sconfitta con Malaga arrivata il giorno del primo razzo su Tel Aviv? Ci ha bloccato. Malaga era in hotel, noi ne eravamo molto più consapevoli: vivendo i giorni precedenti sapevamo cosa stava succedendo. Anche l'ultima settimana è stata molto difficile: non una situazione nuova, ma ti condiziona. Sono felice che ora la situazione sembra essersi calmata e la vita pare tornata alla normalità per quanto possibile, ma non è semplice. Ci si abitua? Devi viverci. Fa parte delle nostre normali esistenze, la gente porta avanti le sue attività: non è affatto normale ma è la realtà. Ho vissuto anche la Guerra del Golfo e altre crisi, stavolta è stato molto veloce e forte come un tornado: un minuto il sole splende e quello dopo una parte della tua città, del tuo stato, è distrutta. Non te l'aspetti, non hai tempo per organizzarti. Ma non tutti capiscono che, in qualche forma, può succedere ovunque, a chiunque. Sono preoccupato. Aggiornato, consapevole, perché ha effetto sulla gente che ho intorno, ma nessuna paura. I miei stranieri sono preoccupati: ci parlo, c'è chi mi ha risposto che alla violenza è abituato, perché è il contesto in cui è cresciuto negli Usa. Divertente e allo stesso tempo triste. Più tranquilli ora all'estero? No, lo siamo perché l'attività pare essersi fermata. Ma io, cittadino israeliano da anni, so bene che è una situazione temporanea, non la soluzione in cui speriamo. Una soluzione non militare. Non può esserci una parte vittoriosa. Sun Tzu ci insegna che non puoi sconfiggere il nemico distruggendolo, devi trovare il modo di coesistere. Si deve rispettare il diritto di chi ti sta accanto di vivere in un contesto libero, democratico e normale. Finché non troviamo questa formula, non ci sarà una soluzione. Dal mio punto di vista, Israele non nega ad altri il diritto di esistere; dall'altra parte non c'è la stessa idea, gli stessi valori e lo stesso rispetto della vita umana. E' la mia opinione e non mi vergogno a dirla. Non dico essere amici o piacersi, ma rispettarsi e lasciare agli altri di poter vivere la propria vita: nessuno può negare il diritto a esistere di un altro".