NBA Season Preview: Eastern Conference
La situazione delle squadre di Eastern Conference ad una settimana dall'inizio della regular season
Con la stagione NBA ormai alle porte, cerchiamo di analizzare la situazione delle 30 squadre ai blocchi di partenza. Ecco la prima parte della season preview di Sportando, partendo dalla Eastern Conference, dove le certezze continuano a diminuire sempre più, con sole 4 squadre davvero competitive. Dietro le prime 4 sembra esserci spazio davvero per tutti, con una bagarre per gli ultimi posti ai playoffs che potrebbe rappresentare l'unica parte davvero interesssante della regular season ad Est.
1) Atlanta Hawks: Con l'addio di Millsap e la cessione di Howard a Charlotte, ad Atlanta si è entrati ufficialmente in modalità ricostruzione dopo anni di buoni risultati ad Est, ma senza avere mai avuto la sensazione di poter davvero competere per la vittoria, non del titolo, ma quantomeno della Eastern Conference. Il nucleo storico è ormai sparito e a guidare la squadra adesso è Dennis Schroder, play tedesco tanto talentuoso quanto umorale e difficile da gestire. La cessione di Howard era diventa necessaria, visto che come evidenziato da Zach Lowe in uno dei suoi recenti podcast ormai il giocatore non era più sopportato da nessuno nello spogliatoio e riusciva a fare passare per simpatico uno come Schroder. Uno degli obiettivi principali della stagione sarà quello di far crescere e far diventare ancora più importanti giovani come Taurean Prince e DeAndre Bembry. Belinelli potrà dire la sua in un contesto comunque ben organizzato e con un allenatore che lo conosce già bene come Budenholzer. Probabilmente un tanking spudorato potrebbe essere una soluzione per arrivare presto ad un giovane di livello su cui ricostruire ma gli Hawks sono fin troppo ben allenati per pensare ad una soluzione così radicale. Anche perchè in una Eastern Conference come quella di quest'anno una chance di playoffs non la si nega a nessuno.
2) Boston Celtics: Dopo una offseason gloriosa, sui Boston Celtics di questa stagione le aspettative sono enormi. L'arrivo di Gordon Hayward durante la free-agency e la trade per Kyrie Irving hanno aumentato a dismisura l'hype sulla squadra di coach Stevens. Ovviamente, i sacrifici per liberare lo spazio salariale necessario alla firma di Hayward non sono mancati. I Celtics hanno dovuto rinunciare a buona parte della second-unit della scorsa stagione, vedendo partire Olynyk, Zeller e Jerebko. Ma, quasi certamente, il sacrificio più grosso è stato dover cedere Avery Bradley, che aveva un solo anno di contratto rimanente, ai Detroit Pistons. Bradley era un giocatore di importanza capitale per il sistema di Stevens, difensore eccellente e tiratore più che affidabile sugli scarichi, un giocatore silenzioso ma anche incredibilmente efficace. Oltre a Bradley, Boston ha visto partire nell'ambito della trade per Irving un altro pezzo importante come Jae Crowder, arrivato a Boston in punta di piedi ma andatosene da giocatore determinante. Crowder è uno degli esterni difensivi più forti dell'intera NBA e ha anche uno dei contratti più abbordabili che siano circolati negli ultimi anni. Ma si sa, quando vuoi aumentare lo star power, devi fare sacrifici. La logica dietro alla trade di Isaiah Thomas è piuttosto chiara: il play ha subito un infortunio serio all'anca durante i playoffs e ha già 28 anni, a fine stagione Ainge non era assolutamente intenzionato a dargli un max contract che avrebbe bloccato la flessibilità di Boston. Thomas è stato un giocatore straordinario per i Celtics, reggendo spesso da solo l'intero peso offensivo, ma la sua taglia limitata e i suoi problemi in difesa stavano diventando troppo difficili da gestire, soprattutto in ottica post-season, dove ogni singolo difetto di una squadra viene evidenziato in maniera gigantesca. Irving ha tre anni in meno di Thomas, ancora due anni di contratto da poter gestire e un talento offensivo per certi versi anche superiore a quello del piccoletto di Seattle. I limiti difensivi sono più o meno gli stessi di quelli di Thomas ma la sua giovane età e la sua maggiore flessibilità contrattuale hanno spinto Ainge ha premere il pulsante della trade. Il vero punto di domanda, semmai, sarà capire se due giovani come Jaylen Brown e Jayson Tatum, soprattutto il secondo, siano in grado di gestire il peso difensivo lasciato dalle partenze di Crowder e Bradley. Boston rimane una squadra in grado di giocare diversi stili e mettere su dei quintetti dove tutti possono cambiare su tutti, durante la regular season ho pochi dubbi che gli uomini di Stevens possano essere senza problemi la migliore squadra ad Est. Il passo in avanti dovrà essere fatto soprattutto nei playoffs, dove lo stesso Stevens, per distacco una delle migliori menti di basket dell'intera lega, dovrà dimostrare di saper tirare fuori qualche nuovo asso dalla manica. Nonostante l'aumento dello star power nel roster, i Celtics sono stati in grado di mantenere una buona flessibilità futura a livello di asset, cosa che gli permetterà di poter essere competitiva a livelli altissimi anche nei prossimi due anni. Quindi il tutto o niente che molti hanno affibiato a questa squadra per questa stagione in realtà è molto più sfumato di quanto si possa pensare. Se fossi negli avversari dei Celtics, non sarei tanto preoccupato per questa stagione ma per i prossimi due anni, soprattutto se Tatum e Brown si trasformeranno in quello che Ainge spera che diventino.
3) Brooklyn Nets: Il plotone Kenny Atkinson (Il Clipperista cit.) si presenta ai blocchi di partenza con una serie di volti nuovi in cerca di riscatto. DeMarre Carroll arrivato da Toronto insieme ad una prima scelta, che vuole tornare agli splendori di Atlanta e dimenticare l'esperienza ai Raptors costellata da infortuni e prestazioni di basso livello, ma soprattutto Timofey Mozgov e D'Angelo Russell, arrivati dai Lakers e che saranno due punti fermi della squadra di Atkinson. Soprattutto sul talento di Russell si scommette per dare quella creatività e imprevedibilità che in cabina di regia manca da anni in casa Nets. Il ragazzo non è esattamente uno semplice da gestire ma magari in un ambiente meno folle e con meno pressioni di Los Angeles il suo talento può sbocciare del tutto. Mozgov è un lungo meno orrido di quanto dica la sua ultima annata in casa Lakers ma che si porta comunque dietro un contratto ingiustificato rispetto al suo reale valore. Ma se per accollarsi il contratto del russo, si ha la possibilità di scommettere su un talento come Russell perchè non provarci? In fin dei conti i Nets non hanno nulla da perdere, Marks sapeva perfettamente che il processo di ricostruzione sarebbe stato lunga, vista la carenza di scelte al draft e la mancanza di talento generale. L'arrivo di Crabbe da Portland dimostra che pareggiare offer sheet senza grande logica non è mai una grande idea e con un anno di distanza Brooklyn si ritrova il giocatore già voluto la scorsa estate dovendo sacrificare solo il contratto di Andrew Nicholson. Non male, soprattutto se Atkinson sarà in grado di sgrezzare il gioco di Crabbe. Se a tutto questo si va ad aggiungere almeno un paio di giovani di buone prospettive come Rondae Hollis-Jefferson e Jarret Allen, lungo scelto all'ultimo draft, a Brooklyn si può iniziare davvero a sperare in un futuro meno grigio. La squadra non ha nessun vantaggio nel tankare quest'anno, visto che comunque la prima scelta finirà a Cleveland, quindi ci possiamo aspettare un record e un livello di gioco quasi certamente superiore a quello dell'ultima stagione.
4) Charlotte Hornets: Charlotte resta una delle squadre più difficilmente pronosticabili all'inizio della regular season. L'anno scorso la qualificazione ai playoffs era ampiamente alla portata ma non è arrivata. Quest'anno le possibilità di post-season continuano ad esserci, anzi forse sono addirittura superiori a quelle dell'anno scorso ma i dubbi rimangono. L'arrivo di Howard certamente non aiuterà la coesione all'interno dello spogliatoio, visto che non c'è mai stato un posto dove Howard sia andato e sia riuscito a farsi apprezzare dai suoi compagni. Vero che a Charlotte serviva un po' più di presenza vicino al ferro ma non sono del tutto sicuro che l'attuale versione di Howard sia la risposta giusta al problema. L'infortunio al gomito di Batum, che rischia di tenerlo fermo almeno 3 mesi, è davvero una brutta botta da mandare giù. Il francese è un elemento fin troppo importante per gli Hornets e perderlo per così tanto tempo rischia da subito di minare gli obiettivi della squadra di coach Clifford. Inoltre, sembra mancare una reale alternativa a Kemba Walker in cabina di regia. Carter-Williams viene da una serie di esperienze pessime e al momento non è neanche del tutto apposto fisicamente, Julyan Stone può dire la sua difensivamente ma se ci si aspetta che possa creare qualcosa di spessore a livello offensivo allora le cose si potrebbero complicare. Con l'assenza di Batum nella prima parte della stagione, è probabile che il rookie Malik Monk possa avere più minuti del previsto. Tiratore eccellente e ottimo atleta, Monk dovrà però dimostare di poter migliorare la sua dimensione difensiva, se vuole essere in grado di dare un contributo fin da subito alla squadra. Ad Est lo spazio per arrivare ai playoffs non manca ma Charlotte dovrà dimostrare una continuità raramente vista la scorsa stagione e i segnali di questo inizio non sembrano essere dei migliori.
5) Chicago Bulls: John Paxson e Gar Forman. Da anni il futuro dei Bulls passa dalle mani di questi due individui, che nonostante i danni accumulati continuano a rimanere al loro posto. L'abbozzo di roster messo assieme l'anno scorso, cercando di coniugare tre giocatori difficilmente conciliabili come Butler, Rondo e Wade, è fallito e nessuna delle tre stelle si trova più a Chicago. Gli psicodrammi dello spogliatoio e le guerre intestine non sono costati il posto a Paxson e Forman, con il povero Hoiberg che continua a chiedersi se avrà mai la possibilità di allenare una squadra 'normale' e con dei giocatori adatti al suo 'sistema'. Jimmy Butler è stato ceduto ai Timberwolves e la dirigenza dei Bulls è riuscita nell'impresa di non riuscire a prendere neanche una prima scelta futura nell'affare. In cambio sono arrivati Dunn, LaVine, che sta ancora recuperando da un serissimo infortunio al ginocchio, e i diritti su Markkanen. Diciamo che per ricostruire sarebbero preferibili delle basi leggermente diverse. Dunn viene da una stagione da rookie orrida in quel di Minneapolis, nella quale ha tirato con meno del 40% complessivo e con un misero 28% da 3 punti. Inoltre, il prodotto di Providence è un secondo anno sui generis, visto che a Marzo compirà già 24 anni, con un inevitabile margine di miglioramento più ridotto rispetto a colleghi più giovani. LaVine, un giocatore che ha sempre fatto dell'atletismo e dell'esplosività le sue qualità migliori, è ancora alle prese con i problemi al ginocchio e ne avrà ancora per diverso tempo. Capire che cosa sarà il LaVine post-infortunio è estremamente difficile ma visto che a Chicago sono ancora reduci dall'esperienza relativa a Derrick Rose, i segnali non sembrano essere incoraggianti. Con questa situazione, il peso su un rookie come Markkanen rischia di essere fin troppo. Il finlandese viene da un Europeo giocato a livelli altissimi e sa sicuramente come farsi notare ma allo stesso tempo ha ancora bisogno di lavorare su diversi aspetti del suo gioco, soprattutto nella metà campo difensiva e nel decision making. In cabina di regia, le alternative a Dunn non sembrano essere pronte comunque ad essere dei titolari credibili e ancora si cerca di capire perchè i Bulls abbiano deciso di prendere Payne dai Thunder, sostanzialmente regalandogli Gibson e McDermott. Discutibile anche la gestione relativa a Mirotic, lo spagnolo inizialmente sembrava essere destinato a lasciare Chicago ma alla fine è rimasto con un biennale da 27 mln di dollari, anche se il secondo anno è una team option a favore dei Bulls. In un'ottica di ricostruzione totale, probabilmene lasciar andare via anche Mirotic non sarebbe stata una cattiva idea, visto che comunque finirà per togliere minuti a Markkanen. Tra le poche notizie positive ci sono Zipser e Justin Holiday che avranno ancora più minuti a disposizione, soprattutto il tedesco rischia di essere un trascinatore nell'attuale contesto di Chicago.
6) Cleveland Cavaliers: Se la off-season dei Cavs si fosse fermata al pre-trade per Thomas, diciamo che i voti non sarebbero stati molto favorevoli. Le sole aggiunte di giocatori come Calderon, Rose e Jeff Green non avrebbero aiutato di certo a colmare il gap con gli Warriors. Con la partenza di Irving e l'arrivo di Thomas, Crowder e del giovane Zizic, la valutazione però cambia, anche se solo in parte. E' chiaro che con la volontà di Irving di lasciare Cleveland, i Cavs non avevano molte altre possibilità se non quella di cedere il giocatore. Thomas è un giocatore di altissimo livello ma non sarà a disposizione per la prima parte di regular-season, lasciando i Cavs con un discreto buco in cabina di regia. Vero è che gran parte del gioco passa comunque dalle mani di Lebron ma pensare che per almeno 2-3 mesi il quintetto dei Cavs prevederà Rose o Calderon in cabina di regia non è esattamente confortante. Crowder può risolvere molti problemi di accoppiamenti difensivi, soprattutto durante la post-season, e dare alla squadra un tiratore affidabile sugli scarichi. L'arrivo di Wade, tagliato dai Bulls, rappresenta un'arma a doppio taglio. L'ex stella degli Heat è ancora un eccellente risorsa, se utilizzato nel modo giusto, cioè come leader della second-unit. Se invece l'idea è quella di accoppiare Wade e Rose al quintetto insieme a James, allora gli effetti potrebbero essere molto meno efficaci, visto che le spaziature si ridurrebbero in modo eccessivo. Nè Rose, nè Wade, infatti, sono dei tiratori dal perimetro affidabili e la logica, invece, direbbe che attorno a LeBron sarebbe meglio mettere il maggior numero di tiratori possibili da poter sfruttare sugli scarichi. Dalla partenza di Irving, sostanzialmente, i Cavs sono riusciti a limitare i danni nell'immediato e a garantirsi una buona assicurazione futura in caso di addio di James a fine stagione con la prima scelta ottenuta dai Celtics. Ma pensare che gli innesti estivi possano bastare a mettere sotto quei mostri degli Warriors è semplicemente irrealistico. Curiosità, infine, attorno a Cedi Osman. Il giocatore turco potrebbe essere un'utile opzione dalla panchina anche se con il recente arrivo di Wade il suo minutaggio potrebbe essere inferiore alle aspettative iniziali.
7) Detroit Pistons: Dopo una stagione deludente, anche per i Pistons è arrivato il momento della verità. L'innesto di Avery Bradley, arrivato via trade dai Celtics, dovrebbe solidificare il backcourt e dare una maggiore identità difensiva e leadership alla squadra. Le partenze di Marcus Morris, soprattutto, e Caldwell-Pope non sono semplici da assorbire ma Van Gundy in questo caso ha preferito dare la priorità a solidità e carattere piuttosto che ad incostanza e talento. Ancora una volta, però, il destino di Detroit passerà ancora dalle mani della coppia Reggie Jackson-Andre Drummond. Il play è chiamato a riscattarsi e a mostrarsi finalmente leader di un gruppo che sotto la sua guida non si è mai espresso al meglio delle sue possibilità, mentre Drummond, mai stato un grande talento offensivo, deve dimostrare di essere davvero la forza difensiva che potrebbe essere, se vuole essere considerato uno dei lunghi d'elite di questa lega. Un'altra annata fuori dai playoffs, in una Eastern Conference così priva di talento, potrebbe segnare la fine definitiva del ciclo Van Gundy in quel di Detroit.
8) Indiana Pacers: Il risveglio dopo l'addio di Paul George è traumatico in quel di Indianapolis. Il futuro di George era già scritto da tempo ma Larry Bird, adesso dimessosi dal suo incarico, ha ignorato per troppo tempo i segnali, riducendo enormemente il valore di mercato di George e mettendo il nuovo leader del front-office, Kevin Pritchard, in una posizione scomodissima e con pochissimo margine di manovra. George se ne è andato ai Thunder, in cambio sono arrivati Victor Oladipo, e il suo non esattamente leggero contratto, e il giovane Domantas Sabonis, che sarà interessante vedere vicino a Myles Turner. Un ritorno abbastanza misero per una stella come George, considerando soprattutto che i Pacers adesso devono anche cercare di ricostruire e non hanno ottenuto neanche uno straccio di prima scelta dalla cessione. Ovviamente dalla free agency sono arrivati anche giocatori di spessore come Cory Joseph e Bojan Bogdanovic, che saranno comunque in grado di mantenere i Pacers in linea di galleggiamento. Ma il problema, forse, sta proprio lì. Nella situazione in cui si trovano i Pacers un anno di tanking selvaggio per arrivare ad un giovane sul quale costruire insieme a Myles Turner sarebbe la soluzione migliore, ma per la costruzione di questo roster e per la storia dei Pacers questa pare un'opzione off the table.
9) Miami Heat: Gli Heat ripartono dalla meravigliosa cavalcata della seconda parte di stagione dello scorso anno, che li ha portati ad un passo dalla qualificazione ai playoffs. Confermati Waiters e James Johnson, entrambi reduci da una grande annata, e trovato anche l'accordo per l'estensione di Josh Richardson, gli Heat vogliono ripartire dal blocco della scorsa stagione, fidandosi dei propri uomini. Archiviato definitivamente il capitolo Chris Bosh e scaricato Josh McRoberts a Dallas, nel pacchetto lunghi è arrivato l'interessantissimo rookie Bam Adebayo, che aiuterà ad alleggerire il peso del minutaggio di Hassan Whiteside. Con un Dragic super gasato dall'impresa della sua Slovenia ad Eurobasket, per coach Spoelstra sembrano esserci tutti i mezzi necessari per portare gli Heat di nuovo ai playoffs, magari evitando la partenza ad handicap dell'anno scorso. Interessante l'aggiunta di Olynyk, che in un contesto diverso da quello dei Celtics potrebbe completare definitivamente il suo processo di maturazione.
10) Milwaukee Bucks: I Bucks, un po' come gli Heat, hanno deciso di confermare praticamente in blocco il gruppo della scorsa stagione, uscito fuori al primo turno dei playoffs contro i Raptors. L'unico cambiamento è stato il taglio di Spencer Hawes, che comunque non era esattamente un elemento chiave del roster. Attorno alla stella Giannis Antetokounmpo, i Bucks cercheranno di continuare a costruire sulle buone cose viste l'anno scorso. Una difesa molto aggressiva e un roster in grado di creare problemi a tanti, soprattutto quando riesce a giocare in campo aperto. Per la prima volta i Bucks si trovano di fronte a determinate aspettative riguardo ai risultati da raggiungere. Qualunque cosa inferiore ad un quinto posto ad Est, sarebbe da considerare come un mezzo fallimento. Per la crescita ulteriore di questa squadra sarà importante capire se Brogdon e Maker saranno in grado di ripetersi sui livelli delle loro ottime annate da rookie. Rimane il punto interrogativo su Jabari Parker, che non sappiamo ancora quando rientrerà e che tipo di giocatore sarà dopo il secondo grave infortunio al ginocchio.
11) New York Knicks: Finita l'era degli scazzi tra Carmelo Anthony e Phil Jackson in quel di New York, con entrambi i protagonisti ormai altrove, i Knicks possono, forse, finalmente iniziare il processo di rebuilding che a questa franchigia serviva da anni. Il forse, però, è d'obbligo, visto che alcune scelte fatte durante la off season dai Knicks fanno quantomeno grattare la testa per capirne la logica. Il contratto rifilato a Tim Hardaway Jr, 71 mln di dollari in quattro anni, ha ben poca logica, considerando che gli stessi Knicks avevano rinunciato al giocatore due anni fa senza pensarci su tanto. Dalla cessione di Anthony ai Thunder sono arrivati Enes Kanter e Doug McDermott. Il turco potrà sicuramente dare un buon contributo offensivo ma non aiuterà a migliorare la già non eccelsa difesa di New York, mentre McDermott si trova già più o meno all'ultima chiamata per capire se possa effettivamente diventare un giocatore quantomeno da rotazione. L'obiettivo principale della stagione, però, sarà mettere davvero Porzingis al centro del progetto e farlo crescere con calma e senza pressione inutile. Ntilikina, la prima scelta di quest'anno, è un ragazzo super interessante, soprattutto per i suoi mezzi fisici e la capacità di giocare anche off the ball. Hornacek, per la prima volta, sarà libero dall'ingombrante peso della triangle offense e potrà cercare di dare una sua impronta più rilevante al gioco dei Knicks. Ma per i tifosi è meglio pazientare e coccolarsi Porzingis, perchè per tornare ad alti livelli è ancora necessario tempo, e non necessariamente poco. Si spera che, finalmente, l'abbia capito anche la dirigenza.
12) Orlando Magic: Chi ha detto cantiere aperto? Gli Orlando Magic hanno cambiato buona parte del front office, visto gli scadenti risultati ottenuti da Rob Hennigan, ma non hanno risolto gli enormi problemi a livello di roster. In Florida continua a regnare la più totale confusione e la strutturazione del roster ha un che di schizofrenico. Il reparto esterni è a dir poco abbondante con i vari Fournier, Hezonja, Simmons, Afflalo, Ross e il rookie Iwundu. Un minimo di pulizia è stata fatta, lasciando partire Jeff Green e i 'fantasmi' CJ Watson e Jodie Meeks. Dai Jazz è arrivato Shelvin Mack per dare un'alternativa in cabina di regia a Payton, sempre più un punto interrogativo nel futuro dei Magic, e D.J. Augustin. Simmons viene da una buonissima esperienza agli Spurs e si spera possa portare un po' della concretezza dell'ambiente di San Antonio anche in Florida. Orlando, però, continua nella tradizione di firmare giocatori in modo abbastanza random: difficilmente spiegabile l'aggiunta di Afflalo, che non è neanche lontanamente il giocatore di qualche anno fa, o di Speights, come se i Magic avessero bisogno di altri cattivi difensori sotto canestro. I dubbi su Orlando continuano ad essere enormi ma si spera che questa stagione possa portare quantomeno ad una crescita di giocatori come Gordon e Isaac, tra le pochssime note di speranza di questo roster. Nel frattempo proviamo a lanciare un messaggio di solidarietà nei confronti di Mario Hezonja, talento purissimo che sembra essersi completamente perso in quel di Orlando. Qualcuno salvi il soldato Mario o quantomeno quello che ne rimane.
13) Philadelphia 76ers: Yes, la Eastern Conference è così poco profonda a livello di talento che anche un roster giovane e pieno di incognite come quello dei Sixers può ambire ad un posto nella post-season. Philadelphia ha deciso di aggiungere un paio di giocatori di esperienza e solidità al roster, gli innesti di Redick e Amir Johnson sono un buon segnale anche a livello di recruiting. Redick viene dai Clippers, Johnson dai Celtics, due giocatori che lasciano due contender e si uniscono ai Sixers perchè credono al progetto di Philadelphia, almeno a breve termine. Certo, c'è anche da dire che i Sixers hanno ben pagato sia Redick che Johnson per convincerli ma quando sei una squadra non esattamente di primo livello i free agent devi pagarli e tanto per portarli dalla tua parte. Alle aggiunte di esperienza, si vanno ad accostare la trade per la prima scelta assoluta del draft, Markelle Fultz, e l'arrivo del turco Furkan Korkmaz, tiratore eccelso e atleta sottovalutato. Al di là dell'ottima offseason di Philadelphia, però, il destino della stagione dei Sixers sta tutto nelle gambe, si spera sane, di Joel Embiid. Con il lungo camerunense in campo e sano, Philadelphia è una squadra di raggiungere la post-season, soprattutto se anche Ben Simmons, tornato dopo un anno di stop, riuscirà a rendere con continuità. Se i problemi fisici di Embiid dovessero persistere, allora la storia cambierebbe e non di poco. Soprattutto a livello difensivo, Embiid è una presenza imprescindibile per i Sixers, nessuna delle alternative sotto canestro, Okafor e Holmes, è un difensore neanche lontanamente paragonabile al camerunense. Il Process potrebbe definitivamente sbocciare quest'anno ma ancora una volta gira tutto attorno alla salute dei talenti dei Sixers.
14) Toronto Raptors: Masai Ujiri ha riconfermato Kyle Lowry, priorità assoluta della off-season, e Serge Ibaka, ha poi scaricato il contratto di DeMarre Carroll, mai stato quello degli Hawks in Canada, e Cory Joseph, finito ai Pacers, per estendere il contratto di Norman Powell, chiamato al definitivo salto di qualità, e per mettere sotto contratto C.J. Miles, che arriva soprattutto per aumentare la pericolosità sul perimetro della squadra. La sensazione è che i Raptors siano un po' più corti della scorsa stagione ma non necessariamente più deboli. La squadra di coach Casey si giocherà il terzo posto ad Est con gli Wizards di Wall e Beal ma Toronto dovrà finalmente trovare una maggiore dimensione perimetrale, se vuole davvero avere una chance nei playoffs contro le due principali forze della Conference. La partenza di Patrick Patterson sarà tutt'altro che semplice da assorbire, a Casey il compito di trovare una valida soluzione. Curiosità per il rookie Anunoby, ala molto interessante in prospettiva, e per il buon vecchio Bruno Caboclo, al quarto anno sarà in grado di giocare più di 10 partite di regular season?
15) Washington Wizards: La permanenza di Otto Porter con un quadriennale da 106 milioni di dollari ha portato gli Washington Wizards al di sopra del livello della luxury tax per la prima volta nella storia della franchigia. Un segnale che dimostra che la proprietà e il front office sono convinti della bontà del core attuale formato da Wall, Beal e dallo stesso Porter. L'anno scorso gli Wizards hanno ceduto ai Celtics solo in Gara 7 nella semifinale di conference, il passo successivo, dunque, sarebbe quello di raggiungere almeno la finale di Conference, impresa tutt'altro che semplice considerando quanto fatto dai Celtics in estate. Il problema degli Wizards rimane quello di avere poche alternative credibili dalla panchina. Da New Orleans è arrivata una buona backup point-guard come Tim Frazier ma allo stesso tempo gli Wizards hanno visto partire Bogdanovic, realizzatore di spessore che verrà a mancare. Mike Scott è un discreto rischio, l'anno scorso ha giocato solo 18 partite con gli Hawks prima di essere ceduto a Phoenix ed essere immediatamente tagliato, Jodie Meeks nelle ultime due stagioni ha giocato solo 39 partite, anche se ha mantenuto ottime percentuali da 3 punti, sempre state la specialità di casa Meeks. La speranza è che giocatori che la scorsa stagione hanno abbastanza deluso, come il ceco Satoransky, possano fare un piccolo passo in avanti quest'anno e dare un minimo di respiro allo starting five, che ad inizio stagione dovrà quasi certamente fare a meno di Markieff Morris. Sarà lotta al terzo posto con i Raptors.
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