La preview della stagione NBA 2016-2017
Gli obiettivi stagionali squadra per squadra
Atlanta Hawks
Cari vecchi Falchi: solo 2 anni fa sembrano la nuova grande speranza della Eastern Conference, con tutti tasselli del puzzle perfettamente incastrati tra loro. Ma le primavere passano e nonostante il coach, Mike Budenholzer, sia oggettivamente uno dei migliori della piazza, oggi ATL sembra una franchigia un po’ in decadenza. Via Jeff Teague, spazio al tedesco Schröder, che scalpitava per un posto da titolare da anni. Che si dimostri altrettanto efficiente del suo predecessore sarà tutto da vedere. La vera notizia però è il ritorno di Dwight Howard nella natia Georgia. Nonostante le belle dichiarazioni, l’ambiente favorevole e la forma fisica decisamente migliore rispetto al passato i dubbi su Superman rimangono tanti e non ci sentiremmo di scommetterci cifre oltre i due zeri su una grande stagione del 12. Nel frattempo l’uomo in missione dal nome di Paul Millsap sfornerà l’ennesima stagione da All NBA.
Interessanti e sicuramente utili gli innesti dei veterani Dunleavy e Prince.
Piazzamento finale: Playoff
Boston Celtics
WOW! The C’s are back e anche definitivamente. Il capolavoro d Danny Ainge sembra vicino al compimento finale e in davvero pochi, pochissimi anni è riuscito a costruire dalle macerie di Rondo-Pierce-Allen-KG qualcosa di davvero super. E non stiamo esagerando. Boston si presenterà ai nastri di partenza con una squadra giovane, moooollltttttoooo ben allenata e guidata da uno dei giocatori più carismatici della Lega, Isaiah Thomas i cui playoff 2016 ancora riecheggiano nei barber shop locali. Alle perdite, significative, di Turner e Sullinger i Celtics hanno risposto portando in riva all’Atlantico Al Hortford che ben si adatterà in Massachuttes e lo spettacolare Gerald Green che torna a Bean-Town dopo quasi una decade. Aggiungete al mix anche l’interessantissimo rookie Jayden Brown pescato alla terza assoluta. Bradley, Smart, Johnson, Olynyk, lo stesso Jerebko, tutti giocatori perfetti per il sistema di Stevens e per Boston. Si, the C’s are back.
Piazzamento finale: Semifinali Eastern Conference
Brooklyn Nets
I Niets dello zar Pochorov sembrano messi malino anziché no. Il salari cup ha costretto il neo GM Sean Marks (entrato a stagione in corso a febbraio) ad allestire una squadra che, francamente, avrà poco da dire nella prossima stagione, in attesa di una chiamata alta in lotteria e di un free agent di valore. Jeremy Lin torna nella grande mela e siamo sicuri le sue cifre a fine stagione saranno più che ragguardevoli, ma quella che era un tempo la linsanity oggi è più che altro un taglio di capelli. Oh poi ci sarebbe anche Brook Lopez che Marks sta offrendo a destra e a manca, finora invano. Se coach Atkinson chiamerà il numero di Bognanoiv a sufficienza, puntiamo per il croato come MIP.
Piazzamento finale: Lotteria
Charlotte Hornets
I calabroni hanno passato un’estate tutto sommato in sordina, senza rivoluzionare sostanzialmente nulla rispetto alla passata stagione dove hanno raggiunto i playoff (ed hanno portato gli Heat a Gara 7). Il che può essere un bene, ma anche un male visto che ad oggi il 4 titolare si chiama Williams Marvin, non esattamente l’All Star di turno. Hanno perso Big Al Jefferson che comunque, fra uno spino e l’altro, in post aveva (ed ha) pochi eguali ed il Roy Hibbert odierno difficilmente darà lo stesso contributo nel pitturato. Con Kemba i playoff sono comunque alla portata e occhio al Beli da sesto uomo.
Piazzamento finale: Lotteria
Chicago Bulls
I Bulls hanno passato una delle estati più strane e imprevedibili della loro storia. Con l’addio del figliol prodigo Rose, così come di Noah, l’aria era quella di una franchigia borderline fra la ricostruzione, che avrebbe potuto significare anche la cessione di Butler e una lotta stanca per la post season. Invece in poche settimane sono arrivati Rondo, che è pur sempre Rondo e Dwayne Wade. Quest’ultimo deve aver colto davvero di sorpresa tutti, dai tifosi al management, tale sono state le reazioni a caldo. I tori quindi si ritrovano ad essere sicuramente una squadra più perimetrale rispetto al passato (vedi anche l’aggiunta di Michael Carter Williams), ma sono zeppi di talento e di gente che sa come vincere. Il che non è poco. Mirotic a noi fa impazzire e dalla panchina è il perfetto sesto uomo dell’anno. In area, a est, Gibson e Lopez potrebbero essere addirittura più che sufficienti. Bene anche la scelta di Valentine al Draft. Il grande dubbio? Coach Hoiberg!
Piazzamento finale: Playoff
Cleveland Cavaliers
I campioni puntano decisamente al back to back. E ci giochiamo più che volentieri qualche dollaro sulla 7a finale consecutiva di LBJ che ancora una volta sarà impossibile da fermare. In più Kyrie si sta dimostrando come uno dei migliori giocatori sul pianeta e per quanto provocatorio possa sembrare, affermare che un 1-2-punch del genere non lo si vedeva dai tempi di Kobe e Shaq non è affatto peregrino. Metteteci anche che Kevin Love potrebbe giocare addirittura meglio rispetto alla passate stagioni in maglia Cavs avendo affinato la chimica con i compagni ed il sistema (in caso contrario potrebbe anche essere ceduto). I campioni, vogliosi di ripetersi, con un Birman in più.
Piazzamento finale: Campioni NBA
Dallas Mavericks
Mercato estivo più discreto per i Mavs che si sono aggiudicati il talento di Harrison Barnes, decisamente un All Star pronto a divenire e fresco di oro olimpico, assieme ad un Bogut che qualche cartuccia da sparare ancora la tiene, come visto anche alle Olimpiadi. Das Wunder sorprenderà ancora una volta tutti e se Deron Williams sarà capace di giocare almeno l’85% delle gare disponibili, beh Dallas, ancora una volta, farà la sua porca figura. E il fatto che Carlisle sia uno dei migliori allenatori del lotto non guasta. Matthews ha deluso e ci si aspetta un contributo diverso soprattutto in fase offensiva.
Da tenere d’occhio il fratellino di Steph, Seth che, in maglia Kings, è stato protagonista di un finale di stagione strepitoso.
Piazzamento finale: Playoff
Denver Nuggets
I Nuggets sono pronti a ricostruire e cederanno uno tra il Gallo e Faried (magari entrambi) per liberare spazio e puntare ad un buon free agent oltre ad una scelta alta in lotteria. Potrebbe e dovrebbe essere la stagione di Mundiay che è passato un po’ in sordina nella scorsa annata, ma si è dimostrato una point guard titolare più che efficiente e con margini di miglioramento. Curiosità attorno al “duello” tutto europeo fra Nikola Jokic ed Hernangomez per vedere chi la spunterà a livello di minutaggio. Il rookie Jamal Murray non ci convince (Ecco perché sarà nominato Rookie dell’anno).
Piazzamento finale: Lotteria
Detroit Pistons
With Stan You Can. E i Pistons, beneficiando anche di questa stagione del baffo, potranno decisamente puntare ai playoff, ma l’est di quest’anno appare molto più ostico. Si riparte ovviamente da Dr. Dre Drummond che è merce rara non solo ad est e da Reggie Jackson che è
certo poco simpatico, ma è altrettanto un gran bel giocatore di basket.L’ex OKC tuttavia sarà fuori almeno fino ad anno nuovo il che significa che in regia ci si arrangerà con Ish Smith, che tuttavia ha sempre più estimatori. Il talento offensivo di Tobias Harris e la leadership di Marcus Morris fanno di Motown una di quelle compagini che in singola serata (specie in casa) possono battere chiunque. La buttiamo li: Stanley Johnson da 15 e 7 a fine stagione?
Piazzamento finale: Lotteria
Golden State Warriors
Sostanzialmente è andata così: la squadra con il miglior record della storia, parlando ovviamente di regular season, che ha vinto un titolo 2 anni fa e ne ha perso uno a giugno a gara 7, che ha fra le sue fila 2 dei migliori tiratori di sempre, uno dei quali è anche back-to-back MVP, che hanno in Draymond Green una tripla doppia camminante e in Iguodala l’MVP delle Finals ‘15 hanno aggiunto al frullato uno dei migliori giocatori della storia di questo giochino, nonché probabilmente l’arma offensiva più letale del mondo che porta il nome di Kevin Durant. Che altro possiamo dire? Certo, potrebbero avere dei problemi di accoppiamenti difensivi, di chimica offensiva....no, la realtà è che i Golden State Warriors sono, sulla carta, la squadra più forte di sempre e fermarli sarà ai limiti dell’impossibile. Anche perché se c’è un uomo sul pianeta in grado di gestire il tutto si chiamo Kerr Steve. Le perdite di Barnes e Bogut si sentiranno il giusto e, lasciatecelo dire, che a completare il quinteto sia un georgiano di nome Zaza, beh rende tutto bellissimo. Quello visto in preseason si aggettiva solo con pauroso.
Piazzamento finale: Finali NBA
Houston Rockets
Probabilmente la grande delusione degli ultimi anni e, dando un’occhiata al roster, non sembra che Morey sia in grado di migliorare di molto la situazione, almeno nel futuro prossimo. A cercare di sciogliere il bando della matassa è il turno di Mike D’Antoni, all’ennesima panchina “calda” della sua carriera. E c’è da immaginare che con lui i già tanti possessi dei Rockets saliranno vertiginosamente. Eric Godon e Ryan Anderson vengono a migliorare una squadra già, offensivamente, molto talentuosa capitanata ovviamente dal barba che si è ormai assestato sui livelli di un futuro hall of famer e che con il gioco “veloce” del baffo, che lo schiererà per molti minuti da point guard, siamo sicuri sfodererà cifre che rimarranno nella storia. Il problema per i Rockets, ed il 13 in questo caso non aiuta, è tutto nella fase difensiva dove i singoli Beverly e Ariza da soli non possono trasformare una non belligerante in uno squadrone della morte.Ci sarebbe piaciuto vedere una grande stagione di Beasley che con lo stile di gioco 7 secondi ore less avrebbe potuto fare faville. Anche in questo caso però solo quando si trattava di attaccare. Nenè in mezzo all’area darà il suo contributo, ma pur di vederlo tirare i liberi vorremo Joey Dorsey titolare a vita.
Un vecchio detto, tanto banale quanto veritiero, diceva: l’attacco fa vendere i biglietti, la difesa fa vincere i campionati.
Piazzamento finale: Lotteria
Indiana Pacers
La vera regina del mercato, eccezion fatta per i Warriors, a nostro modesto avviso. Si perché Larry Legend ha messo insieme un interessantissimo gruppo che a est può avere ambizioni anche da prime 2. Intanto è tornato a casa (è infatti nativo di Indy) Jeff Teague che alla Bankers Life Fieldhouse se lo ricordano bene, vedi playoff 2014 e che salvo ognuno sarebbe un All Star (2015). Con lui nel backourt il buon Monta Ellis che si è comportato egregiamente l’anno passato e promette di ripetersi. Poi, ovviamente, Paul George che non ha bisogno di presentazioni e che punta la titolo di MVP. In mezzo la piacevole sorpresa di Miles Turner si alternerà con Big Al Jefferson che, come detto, al di là della passione per la canapa, è uno dei migliori giocatori di post basso della lega. Dal pino un coppia dietro di veterani come Brooks e Stuckey che faranno comodo specie quando farà più caldo in tutti i sensi. Il dettaglio non da poco è che i Pacers non avranno più Frank Vogel, super coach, sostituito da Nate McMillan che, se pur a fasi alterne, ha fatto bene sia a Seattle che a Portland ed nell’Indiana ha tutto quello che cerca.
Piazzamento finale: Semifinali Eastern Conference
Los Angeles Clippers
Lob City, con un anno in più sulle spalle e la sensazione che a questo gruppo manchi ancora qualcosa che difficilmente arriverà. La dirigenza ha già fatto capire che Blake è incedibile, sebbene di dichiarazioni così nella NBA se ne sentano un giorno si e l’altro anche, salvo poi essere improvvisamente smentite. Quindi si riparte con CP3 che si confermerà ancora come una delle migliori 3 point guard del lotto e con DeAndre Jordan, medagliato, a fare il bello ed il cattivo tempo in area. Tutt’intorno tanti bei giocatori di ruolo, alcuni eccelsi come JCrossover e JJ Roddick, altri solamente utili come Bass ed i nuovi arrivi Speights e Felton. L’anello debole della catena, per noi, rimane in posizione di ala piccola dove Wesley Johnson e Mbah a Moute, come titolari ad ovest non sono proprio il massimo.
Piazzamento finale: Semifinali Western Conference
Los Angeles Lakers
Anno 1 D.K. Dopo 20 anni il tempio pagano anche conosciuto come Staples Center si ritrova senza il suo dio da venerare. Lo stesso onnipotente Kobe che rimarrà una presenza ingombrante, anche in borghese, cosa che non sappiamo se gioverà o meno ai gialloviola. Si riparte innanzitutto da coach Luke Walton che, sulla carta, ha tutte le credenziali per fare non bene, ma benissimo in panchina, anche perché conosce L.A. come pochi altri.
Certo è che il roster, se pur intrigante, urla a gran voce “pazienza” a chiunque si aspetti qualcosa di più di 20-30 vittorie, nelle più ottimistiche previsioni. D’Angelo Russell, oltre a incasinare le vite coniugali altrui, dovrebbe mostrare qualcosa in più adesso che avrà sovente la boccia fra le mani, così come tanto ci si attende da Julius Randle. E poi, naturalmente, riflettori puntati su Brandon Ingram che competerà per il titolo di Rookie dell’anno. La notizia più bella è la conferma di Ron Artest aka Metta World Peace che vestirà purple & gold anche in questa stagione.
Nota conclusiva a margine: nessuno, nella storia della NBA, ha saputo ricostruire tanto bene e tanto in fretta come i Lakers. Sebbene sia tutto nelle mani di Jim Buss.
Piazzamento finale: Lotteria
Memphis Grizzlies
152,605,576 dollari. Tanto vale, almeno secondo il proprietario dei Grizzlies Robert J. Pera, il talento di Mike Conley. Tralasciando gli aspetti etici e tecnici (che non sfuggono però all’opinione dei tanti tifosi a giro per il mondo e neanche a quella di chi scrive) attorno alla firma del contratto più pesante della storia NBA, la vera domanda è: può essere Conley l’uomo capace di traghettare gli orsi verso il titolo? Beh, a parer nostro diremmo di no, per tanti motivi fra cui il pedigree che recita di un secondo quintetto difensivo ideale nel 2013 e stop, e l’età che obbliga Memphis a fare un po’ tutto e subito. Ciò nonostante MC rimane una delle migliori point guard della lega nonché un leader vero, merce sempre più rara. Con lui il gruppo di sempre al quale, così come per i Clippers, manca sempre qualcosina per diventare una contender. Con Gasol fresco e recuperato dall’infortunio per quanto riguarda il pitturato siamo a posto, anche perché è assistito da Z-Bo che avrà pure una certa, ma in post la spiega ancora. L’aggiunta di Chandler Parsons è sicuramente molto interessante, anche se l’hype attorno al sua arrivo è sinistramente simile a quello visto e vissuto due anni fa quando approdò ai Mavs. Vedremo.
Il coach, David Fizdale, è nuovo nella città di Elvis e per la verità negli anni, oltre ad essere stato un ottimo assistente di Spoelstra a Miami è passato alle cronache qualche anno fa per la sua somiglianza con B-Real dei Cypress Hill.
Piazzamento finale: Playoff
Miami Heat
Anche nella città che fu di Gloria Estefan si riparte, o meglio ci si prova. Si, perché dopo l’abbandono, inatteso peraltro, di D-Wade, Riley era forte della convinzione che con il trio Dragic- Bosh-Whiteside un paio di stagioni ai playoff si potevano fare, in attesa di accalappiare un altro big name nella off season, attività che al vecchio Pat riesce piuttosto bene.
La tegola però è arrivata a settembre quando i medici hanno dato parere negativo al rientro di Chris Bosh dopo i ben noti problemi di coagulazione del sangue. A South Beach dunque l’intenzione è di tagliare Bosh e farlo non prima di marzo così che nessuna rivale possa formarlo e schierarlo nei playoff. Almeno così si vocifera. Saranno sufficienti lo Sloveno e il grande Hassain a trascinare Miami nella post season?
Il supporting cast, peraltro, non sembra essere di primissima scelta con la sola eccezione di Justin Winslow che ha fatto solo benino nel suo anno da rookie e che ha potenziale per fare, invece, benissimo. Dal pino usciranno Derrick Williams, visto in grande spolvero l’anno passato a New York e Dion Waiters che può vincere una gara da solo così come distruggere ogni singolo gioco d’attacco chiamato con lui in campo. Al comando rimane saldamente Erik Spoelstra e questa è una sicurezza non da poco.
Post Scriptum
Dopo ‘Zo Mourning (glomerulosclerosi segmentaria e focale) e Brian Grant (Parkinson) un altro lungo che ha vestito la maglia di Miami, subisce un serissimo guaio fisico. Davvero tutto una coincidenza?
Piazzamento finale: Lotteria
Milwaukee Bucks
We Own The Future. E’ questo lo slogan più gettonato dei giovani e quanto mai futuribili cerbiatti del Wisconsin. E c’è da crederci vista la quantità di talento a disposizione di coach Kidd. Tutto molto bello (comprese le nuove divise da gioco sfoggiate l’anno passato), tuttavia un alone di dubbi sembra fare ombra al radioso futuro preventivato. A cominciare da Jason Kidd: l’ex stella di Mavs, Suns e Nets (ok anche Knicks) sta semplicemente imparando a fare l’allenatore, avendo saltato il praticantato da assistete che solitamente accompagna l’ex giocatore che si vuole cimentare sul pino. E per imparare si deve prima sbagliare. La gestione del gruppo forse è la cosa che è riuscita meglio a Jason che però non ha saputo ottimizzare le potenzialità offensive disponibili e la mancata qualificazione ai playoff non è stato un segnale incoraggiante. Si parte da The Greek Freek, Giannis Atentenkumpo che però, ad oggi mostra non pochi limiti a difesa schierata, vedi pre olimpico di Torino, ed avrà quindi bisogno di un gioco uptempo per splendere definitivamente. E parliamoci chiaro lui e Jabari Parker fanno scopa ed è quindi legittimo pensare che il figlio del Southside di Chicago verrà spedito ad altre latitudini. Interessante sarà vedere cosa i Bucks si prenderanno indietro. In area il deludente, e stiamo utilizzando un grande eufemismo, Greg Monroe che era arrivato in riva al Lago Michigan pronto per dominare le aree pitturate delle lega salvo poi sfornare una stagione molto al di sotto dello standard richiesto sebbene le statistiche non siano da buttare.
Futuro si, ma il presente racconta anche di un Khirs Middleton out per tutta la stagione e il neo acquisto Michael Beasley difficilmente potrà sostituirlo alla pari, soprattutto in difesa. Dietro, con Michael Carter Williams appena spedito a Chicago, ci sarà Matthew Della Vedova e il sempre verde Jason Terry. Il che significa che il miglior play della squadra Kidd lo vedrà al mattino riflesso allo specchio mentre si rade. Vedremo se saranno capaci di centrare la post season. In caso contrario We Used To Own The Future.
Piazzamento finale: Lotteria
Minnesota Timberwolves
Finalmente, dopo 12 anni 12, Minnesota sembra davvero pronta a centrare i playoff. I lupi hanno, ad oggi, davvero tutto per essere una formazione divertente e soprattutto vincente. Ad iniziare con gli ultimi 2 rookie dell’anno Wiggins e Towns che sono entrambi All-NBA pronti a divenire, con l’ex Kentucky che pare merce rarissima. Con lui in front line Gorgui Deng che ha comunque chiuso la scorsa stagione con 10 punti e 7 rodmans di media e, nel caso, dalla panchina escono Jordan Hill e Pekovic che sarebbe un gran bel centro titolare se non fosse perseguitato dagli infortuni. I problemi, se così possiamo definirli, arrivano casomai nel reparto dietro dove Rubio, Lavine (schierato per la verità da guardia tiratrice in pre season) ed il rookie Dunn sono un po’ troppini. Pare certo che sarà lo spagnolo a partire se le cose non dovessero sistemarsi, anche perché gode di molti estimatori a giro per la Lega e in quel caso Minnie sarebbe in grado di portarsi a casa qualcosa di interessante. Ad oggi però è lui il titolare per il neo coach Tom Thibodeau ideale Coach of the Year. A Chicago lo rimpiangono tutti, ad eccezione della proprietà e c’è da immaginare che anche con i lupi farà bene. Attenzione però, il roster è quantomai alla ricerca di un’identità difensiva cosa che dovrebbe essere risolta con Thibs, ma in attacco non sarà così scontato assistere a risultati immediati perché l’ex coach dei Bulls non predilige il gioco “pace and space” che invece ben si adatterebbe al talento di Wiggins e soci. Insomma, ci vorrà un po’ di pazienza, ma a Minnesota il futuro sembra più che mai roseo. Anche senza le fauci di KG.
Piazzamento finale: Playoff
New Orleans Pelicans
Flashback di 12 mesi, ottobre 2015. Anthony Davis è il più probabile MVP della lega e i Pelicans sono destinati a ripetere la partecipazione ai playoff superando anche il primo turno, come minimo. Ottobre 2016: non è andato tutto come auspicato. New Orleans è reduce da una stagione disastrosa e il cambio in panchina, via il buon Monty Willams, dentro l’eterno Alvin Gentry non ha giovato. Davis, che ha disputato una stagione effettivamente super, ha giocato (di nuovo) solo una sessantina di partite, segnale tutto meno che incoraggiante. E la sua assenza ha pesato a tal punto che i Pelicans hanno fallito l’obiettivo della post season chiudendo con un record di 30-52. In estate sono partiti sia Ryan Anderson che Eric Gordon e a sostituirli non sembra ci sia nessuno all’altezza. Come se non bastasse Jrue Holiday salterà sicuramente la prima parte di stagione per assistere la moglie Lauren colpita da un brutto male. Dal Draft arriva Buddy Hield che è, insieme a Dunn di Minnesota, il più pronto per contribuire fin da subito. Poi poco altro con la sole eccezioni di Tyreke Evans e Lance Stephenson che, al netto di tutto, rimane una più che discreta guardia. Occhio perché a nessuno piace essere la stella di una squadra perdente e Davis, in questo momento, è esattamente questo.
Piazzamento finale: Lotteria
New York Knicks
Come ogni estate i Knicks saltano alle cronache e si confermano franchigia numero uno per attenzioni generate in off season. Solo per descrivere il lasso di tempo maggio-agosto dei blu arancio ci vorrebbe un buon volume di almeno 200 pagine, ecco perché cerchiamo di concentrarci sul qui e adesso. GM Zen sembra finalmente aver assemblato una squadra davvero competitiva con un quintetto che presenta ben 3 All Star (DRose, Melo e Noah), più uno destinato a far parte della partita delle stelle in pianta stabile come Portzingis. A completare il tutto l‘ottimo Courtney Lee. All’ombra dell’Empire la salivazione sta aumentando a dismisura. Il sesto uomo sarà Brandon Jennings che ha già fatto capire che ci tiene a far bene così come di non essere troppo entusiasta di fare il cambio full time. I dubbi partono dal coach, Jeff Hornacek che ai Suns ha fatto bene il primo anno, ma anche malissimo il secondo e viene da chiedersi se sarà in grado di gestire l’enorme pressione dei media newyorkesi. Continuano con la tenuta fisica dei nuovi arrivati Rose e Noah che, per usare un eufemismo, non sono stati sempre abili e arruolabili. Finiscono con Melo che rischia di rimanere “solo” uno degli attaccanti più forti del mondo, ma certo né un leader, né un vincente. Staremo a vedere e, per inciso, un risultato inferiore alle finali di conference sarebbe salutato come un fallimento totale.
Piazzamento finale: Finali Eastern Conference
Oklahoma City Thunder
Chiamateli pure Oklahoma City Westbrooks. Non si offendono. Annata delicata per OKC, a dir poco, perché di KD c’è n’è uno solo e rimpiazzarlo è francamente impossibile. E pensare che solo pochi mesi fa erano avanti 3-1 nei playoff proprio contro i Warriors. Davvero incredibile. Ma, come detto, si riparte da Russell Westbrook che noi annunciamo come il primo e unico giocatore della storia, con l’ovvia eccezione di Oscar Robertson, a viaggiare in tripla doppia di media. Purtroppo per i Thunder i numeri di Russ non saranno analoghi a quelle delle doppievù anche perché in area non si presenterà più neanche il sergente Ibaka a rispedire gli inviti al mittente. Ci sarà però quell’asso di Steven Adams, Kanter e poi tanti buoni giocatori come Oladipo e il rookie Sabonis, figlio d’arte, che potrebbe riservare sorprese. Non sarà un’annata facile come detto, così come non sarà facile tornare sulle vette della Western Conference, ma quando hai Russell Westbrook in campo e Sam Presti dietro la scrivania, beh diciamo che un certo ottimismo può essere giustificato.
Piazzamento finale: Lotteria
Orlando Magic
A parer nostro la grande emergente a est, nonché una franchigia vicina a diventare una finalista di conference abituale. Intanto il nuovo coach, quel Frank Vogel che ha riportato Indiana sulle vette orientali, lanciando fra gli altri anche George Paul. In Florida trova una squadra giovane e talentuosa nel senso più letterale del termine con tantissimi giocatori interessanti. I dubbi più leciti sono nel backcourt: Payton, Watson, Augustin, Fournier, Hezonia, tutti buoni e/o utili, ma nessuno davvero capace di minacciare continuamente le difese avversarie. Tuttavia siamo pronti a scommettere su Super Mario proprio visto il nuovo coach. In area invece i Magic non avranno problemi con l’arrivo di due difensori come Ibaka e Byombo (6 stoppate a sera facili) che si associano al segreto meglio tenuto della NBA che porta il nome di Nikola Vucevic, All Star se c’è n’è uno.
Piazzamento finale: Playoff
Philadelphia 76ers
Trust the process.
Come forse nessuno, Knicks a parte, è impossibile riassumere l’attuale situazione nella Città dell’Amore Fraterno in un così modesto numero di righe. La notizia è che Ben Simmons salterà gran parte della stagione e questo dispiace non solo ai tifosi dei Sixers, ma anche a qualsiasi appassionato a giro per il globo, perché l’ex LSU ha tutto per essere un All NBA nel giro di due, al massimo tre anni. Il reparto lunghi a disposizione di coach Brett Brown gronda di futuribilità con Okaford, Noel e il rientrante Embiid che, in prestagione, ha mostrato di valere la terza chiamata assoluta del draft 2014 e di non essere solo un dispensatore di Tweet esilaranti (l’ultimo è il soprannome che si è auto nominato: The Process). Aggiungeteci anche Dario Saric, del quale se necessitate una diapositiva optate per la stoppata su Pau Gasol di Rio. Insomma, talento ce n’è, almeno per migliorare l’impietoso record di 10-72 maturato la scorsa stagione. Il problema è mettere tutti d’accordo e per questo ci pensano i Colangelos, padre e figlio, arrivati a risolvere problemi in stile Wolf. Il sospetto che chi li abbia assoldati abbia l’ufficio nell’Olympic Tower di New York è poi un’altra storia. Una delle prime mosse potrebbe essere quella di spedire altrove Noel, forse il peggiore della scuderia, per guadagnare una point guard di livello e le voci sembrano propendere verso l’Arizona dove di PG dotate ce ne sono addirittura due. Si perché nel reparto dietro il livello scende drasticamente e ad oggi i titolari sarebbero Rodrigeuz e Gerald Henderson. Decisamente migliorabile.
Attendiamo il rientro di Simmons e nel frattempo Trust The Process.
Post Scriptum
L’uscita di scena di Sam Hinkie è un vero peccato e promettiamo un omaggio ad uno dei personaggi più affascinanti dell’epoca recente NBA.
Piazzamento finale: Lotteria
Phoenix Suns
In Arizona, nonostante la bella pesca al Draft di Dragan Bender, le cose non sembrano poter migliorare di molto, almeno nel breve periodo. E così come le responsabilità sono, a nostro avviso, da addossare al management, è proprio quest’ultimo ad avere un ghiotta occasione per risollevare i Suns: cedere uno fra Bledsoe o Knight, entrambi troppo per essere ridotti a delle back up, ma che mal si amalgamo fra loro in contemporanea sul campo. Aggiungeteci che Devin Booker, 20 anni ancora da compiere, ha già fatto capire all’intera lega che l’idea è quella di diventare la miglior guardia della lega e onestamente non ce la sentiamo di scommettergli contro. Nessuno ne parla ma a Philadelphia hanno spazio salariale e giovani d’area che farebbero al caso di coach Watson. Immaginate un quintetto del tipo: Knight, Booker, Bender, Noel e Len. Brutto?
Piazzamento finale: Lotteria
Portland Trail Blazers
Lillard e soci si apprestano a confermarsi come vera e propria mina vagante ad ovest e se cercate un allenatore in grado di massimizzare il potenziale di una squadra non allontanatevi troppo da Terry Stotts, scienziato della palla a spicchi. Dame Dolla con C.J. McCollum forma una coppia che, a livello balistico, viene dietro solo agli splash brothers e scusate se è poco. In estate è arrivato anche l’ottimo Evan Turner su quale tuttavia nutriamo dei dubbi, in particolare sulla sua capacità di adattamento a giocare accanto a due tiratori come lo 0 e il 3. In mezzo a dare una mano, quest’anno, troveremo il buon Festus Ezili il quale sembra l’esatto stereotipo di lungo-che-ha-fatto bene-in-una-squadra-vincente-giocando-poco-e-approfittando-delle-libertà-concesse-dalla-difesa- concentrata-sui-compagni-di-squadra-per-mettere-a-referto-buone-cifre-complice-anche-il-fatto- che-i-compagni-di-cui-sopra-la-passano-come-dio-comanda, ma potrebbe sorprendere. Occhio a Vonleh, apparso in grande forma in estate.
Piazzamento finale: Semifinali Western Conference
Sacramento Kings
Probabilmente la franchigia più intrigante e allo stesso tempo più disfunzionale della NBA. Il talento è tutto lì da vedere con quel Boogie Cousins a dominare serata si e serata si, Rudy Gay che salvo tutti sarebbe un All Star e adesso anche Ty Lawson. Quest’ultimo, peraltro ha recentemente perso il volo diretto in Kentucky con la squadra dichiarando di dover risolvere questioni personali salvo poi essere stato avvistato, con McLemore e Cauley-Stein, in un club di Las Vegas in compagnia del rapper Jill Scott. Bene, ma non benissimo come inizio. Gay invece è da tempo sul mercato e difficilmente arriverà a Frebbraio. Via George Karl, che con Cousins ha rischiato durante la passata stagione di ripetere l’affaire Spree-Carlesimo, dentro David Joeger, in uscita da Memphis dove ha fatto molto bene avendo però a disposizione materiale umano decisamente più gestibile e alienabile. Divac, al Draft, ha optato via trade per Georgios Papagiannis che appare più come una grande scommessa che come la certezza di cui Sactown ha immediata necessità. Afflalo darà sicuramente una mano dentro e fuori dal campo, ma si profila un’altra lunghissima stagione per i Kings.
Piazzamento finale: Lotteria
San Antonio Spurs
E venne il giorno. 1997-2015, San Antonio Spurs e Tim Duncan. Sembra impossibile e ci vorrà tempo per realizzare. I più maligni sfidano adesso gli speroni a fare così bene, senza il 21 a dominare, perché con Duncan era facile, dicono. Beh certo l’ex nuotatore ha un attimo favorito il processo che ha reso la franchigia texana una delle più vincenti della storia dello sport americano, ma davvero gli Spurs erano solo Duncan? Noi diciamo di no. E quindi? Quindi intanto Kawhi Leonard, a nostro avviso secondo solo a LBJ, con Aldridge e Pau Gasol. Dovrebbero essere sufficienti per etichettare ancora una volta San Antonio come contender, ma: dalla cortina di ferro sta trapelando la voce che Aldridge sia addirittura sul mercato in quanto non idoneo al sistema Popovich/Spurs.
Ma:
Gasol in attacco non avrà problemi, ma a proteggere l’area in fase difensiva, uno degli aspetti che caratterizzavano la temibile difesa di SAS, farà decisamente più fatica.
Il problema meno risolvibile di Pop potrebbe essere però Tony Parker. Il francese ha ormai alla spalle i suoi anni migliori e le difficoltà nei playoff avute dagli Spurs negli ultimi anni sono riconducibili al numero 9 (così come i successi). Di cederlo non se ne parla, pertanto non sarà così scontato rivedere i neroargento oltre le semifinali di conference. Anno sicuramente di transizione, ma voi scommettereste contro Popovich e Leonard? Noi no.
Piazzamento finale: Finali Western Conference
Toronto Raptors
Se fossimo ad Ottobre 2015, probabilmente non scriveremmo niente di diverso. I Raptors, creatura di Masau Ujiri a parer nostro uno dei top 3 GM della lega, sono certamente una delle migliori squadre a Est, attrezzati con uno dei migliori backcourt (Lowry-Derozan) del lotto, ma, onestamente, poco altro e sicuramente non a sufficienza per aspirare a qualcosa di più di un buon piazzamento ai playoff. Andato via Byombo, il 4 titolare potrebbe essere addirittura il camerunese Pascal Siakam, scelto alla 27 al Draft di quest’estate sul quale nutriamo più dubbi che certezze. Occhio a Valalciunas, atteso ad una stagione da All Star.
Piazzamento finale: Playoff
Utah Jazz
Spia rossa ALERT accesa sugli Utah Jazz versione 2016/2017 allenati dall’ottimo Quin Snyder. L’estate ha portato a Salt Lake City (ancora oggi uno dei posti più odiati dagli afroamericani NBA) Joe Johnson e Boris Diaw, due che sanno come si gioca a pallacanestro e che soprattutto sapranno guidare i tanti preziosi giovani a disposizione, su tutti Gobert e Dante Exum che nella passata stagione, la sua da rookie, è stato molto limitato dagli infortuni, ma che ha talento da vendere. Ad assisterlo in regia ci sarà George Hill, solida point guard NBA arrivato da Indiana, mentre dalla panca uscirebbe Rodney Hood, ad oggi una piacevole sorpresa come titolare (quasi 15 ad allacciata di scarpe) e che potrebbe rivelarsi come uno dei migliori sesti uomini della lega. Dovrebbe essere l’anno della definitiva esplosione di Rudy Gobert, dal quale ci si aspetta almeno una doppia doppia di media e tanta difesa nel pitturato. Come detto la presenza di Boris, anche lui francese, dovrebbe solo giovargli. Mentre lo spot di alla grande è saldamente nelle mani di Derrick Favors che ha pero qualche problema fisico e che è probabile i Jazz stiano offrendo in giro: a 24 anni Derrick è comunque uomo da 16 e 8 e può far gola a non poche franchigie in cerca di lunghi, merce sempre più rara. In ala piccola Gordon Hayword, decisamente uno dei più sottovalutati della NBA, si alternerà con JJ. Come dire: un bel alternarsi.
Piazzamento finale: Playoff
Washington Wizards
Ok, esistono davvero attriti fra John Wall e Bradley Beal? Le voci, seguite da puntuali smentite, si rincorrono da mesi e spesso qualcosa di vero, in queste voci, c’è sempre. I Wizards nascono e muoiono con la loro coppia dietro, ecco perché se i due davvero non dovessero andare d’accordo, in campo e fuori, allora si prospetta un’altra stagione lunga per quelli della capitale. Wall ha già dimostrato di essere una delle top 5 point guard della lega e l’ex Florida ha tutto per essere un All Star, tutto tranne l’integrità fisica. Se le cose poi dovessero precipitare non sorprendetevi di vedere BB operare in altri lidi prima di febbraio. Oltre a loro poco, con Otto Porter che certo ha futuro, ma probabilmente più come giocatore di ruolo e i sempre buoni Gortat (miglior roller del campionato) e Morris che il loro contributo lo portano sempre, ma dai quali non ci può aspettare di più di quello che già hanno mostrato. Da Utah è arrivato Troy Burke, mano perennemente calda, che dalla panchina darà una bella mano in fase offensiva. Sulla carta una squadra da playoff. Sulla carta.
Piazzamento finale: Lotteria
ARTICOLO DI EDOARDO TAMALIO
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