NBA Focus: Detroit Pistons
Dopo il ritorno ai playoff, il team guidato da Van Gundy non ha nessuna intenzione di fermarsi
Per sostituire il comunque leggendario Joe Dumars è stato chiamato un pezzo da novanta, Stan Van Gundy, attratto oltremodo dalla prospettiva del doppio ruolo -coach e gm-, con totale carta bianca da parte della proprietà (non è un modo di dire, lo staff è numeroso, con ad esempio ben 4 scout che guardano e analizzano tutte le partite NBA, più i ‘soliti’ dedicati a College e resto del mondo), a tal punto da rifiutare le avances di Golden State.
L’ex guida di Miami e Orlando in due stagioni e ….. 50 giorni, ha rivoluzionato il roster, sbagliando sicuramente qualcosa, ma anche vincendo tante scommesse, specialmente nelle trade. Vediamole:
-Reggie Jackson, arrivato da OKC in cambio di D.J. Augustine, Kyle Singler e due seconde scelte, firmato pochi mesi dopo per 80 milioni totali in 5 anni.
-Marcus Morris, preso insieme a Reggie Bullock (buon finale di regular season, per lui dopo l'ASG 6.1 punti, 3.2 rimbalzi, 1.3 assist e saldo positivo tra perse e recuperi, con il 53% dal campo e il 48% da tre, potenzialmente importante per la ‘nuova’ second unit) sfruttando l’esigenza dei Suns di creare spazio per provare a firmare LaMarcus Aldridge
-Ersan Ilyasova (che risulterà molto utile in seguito grazie anche ad un contratto ideale da inserire in ogni tipo di trade ), per Caron Butler e Shawne Williams dai Milwaukee Bucks
-Tobias Harris, per motivi misteriosi scaricato da Orlando, in cambio appunto della power forward turca e del fantasma di Brandon Jennings.
Presi singolarmente, non sono certamente quel tipo di affari che cambiano il futuro di una franchigia, e su questo non ci piove, ma si tratta pur sempre di tre under 27 dal buon potenziale e con contratti lunghi, oltretutto adattissimi a giocare quel ‘quattro fuori’ tanto amato da SVG.
Tra l’altro arrivati senza sacrificare nulla di sostanzioso….
Dicevamo dell’idea di gioco preferita da Van Gundy, con un big man dominante e quattro giocatori in grado di muoversi - ognuno secondo le sue caratteristiche- con profitto intorno alla linea dei 3 punti.
Nel secondo anno della nuova era il team è riuscito a tagliare il traguardo dei playoff grazie ad un notevole rush finale -17 vinte e 9 perse post ASG-, e con i vari Jackson, Drummond, KCP, Harris e Morris alla migliore stagione in carriera.
Sono loro i 5 sui quali SVG intende costruire le basi per un ciclo vincente, se escludiamo l’ex Orlando, gli altri 4 hanno giocato insieme qualcosa come 1641 minuti (+4.2 di net rating) nella scorsa regular season, una vera e propria enormità, quasi 300 minuti in più di qualunque altra ‘four-man-unit’ NBA.
Non sorprende quindi l’importanza del loro rendimento per i destini del team, Jackson e compagni hanno vinto 30 delle 34 partite in cui sono riusciti a tirare dal campo meglio dello starting five avversario, e appena 14 delle 48 in cui è successo il contrario….
Guardando ai singoli, il barometro del team è stato chiaramente il play arrivato dai Thunder, i suoi splits tra vinte e perse sono piuttosto eloquenti…
L’ex Boston College si è preso responsabilità importanti nelle ‘clutch situation’ (uno dei punti di forza del team, grazie principalmente alla difesa, con un defensive rating di 95.6, secondi dietro gli inarrivabili Warriors), tanto da risultare il miglior realizzatore della lega in questo tipo di situazione (per la precisione, ultimi 5 minuti con uno scarto di 5 o meno punti tra le due squadre), con un usage pazzesco, 44.7%, secondo solo a un certo Kobe Bryant….
Insieme a Drummond forma una coppia affiatata e pericolosa, che potrebbe diventare devastante semmai si rivelassero veri i progressi dalla lunetta dell'ex UConn di cui tanto si è parlato questa estate .
Drummond è una forza della natura, un rimbalzista dominante both ends (primo NBA per percentuale di carambole difensive arpionate con un surreale 34.3%, secondo solo allo specialista Kanter in quelli offensivi), ma un franchise player non può essere appena settimo per minuti giocati nel quarto periodo, ‘it’s that simple’.
L’unico elemento dello starting five non ancora sotto contratto a lungo termine è Kentavious Caldwell-Pope, altro atleta in continua ascesa, fondamentale sui due lati del campo. In difesa può tenere ogni tipo di esterno, grazie a concentrazione, aggressività, atletismo, rapidità nei movimenti laterali ed una incredibile dose di energia. Il quartetto da battaglia con lui, Stanley Johnson, Drummond e Morris ha realizzato oltre 10 punti x 100 possessi in più degli avversari, prendendo circa il 31% dei rimbalzi offensivi disponibili ed il 57% dei totali.
Lo scorso anno l'ex Georgia ha chiuso al quarto posto nella lega per minuti giocati, Van Gundy lo schiera regolarmente sul piccolo più pericoloso (dettaglio importante dato che spesso consente a Jackson di ‘risparmiare’ energie) , eccolo in azione contro il giocatore più difficile da marcare al mondo:
Prima di arrivare in NBA KCP era considerato sopratutto un grande attaccante, ma per ora ha offerto il meglio di sé nella propria metà campo. Il tiro pesante è uno degli aspetti da migliorare assolutamente,così come i movimenti dal palleggio. Probabilmente il suo rinnovo chiamerà una cifro intorno ai 20 milioni a stagione, non per forza troppi se paragonati ai contratti firmati dal primo Luglio.
In questa offseason i Pistons hanno dapprima cercato di ‘agganciare’ Al Horford, ma, dopo aver capito che il figlio di Tito non aveva intenzione di trasferirsi in Michigan, hanno dirottato la propria attenzione su due tipologie di giocatori che mancavano nella second unit, un big man versatile ed un playmaker di riserva.
Andando ad esaminare il profilo offensivo dei Pistons lo scorso anno, emerge chiaramente uno dei problemi su cui bisognava intervenire, ovvero il tiro da fuori. Infatti, la selezione di tiro di Jackson e compagni risulta praticamente identica tra partite giocate in casa o in trasferta, tra vittorie e sconfitte (altro segnale dell’utilizzo di un sistema di gioco ben preciso), quel che cambia drasticamente sono le percentuali nel tiro pesante (o nei catch and shoot se preferite…). In questo senso Jon Leuer potrà dare sicuramente una mano ad una second unit spesso in difficoltà nel produrre punti.
L’ex Wisconsin e Ish Smith avranno un ruolo importante nelle rotazioni, il primo grazie a versatilità, discrete doti atletiche e balistiche (di recente SVG ha ipotizzato per lui anche minuti da centro), il secondo con leadership, capacità di alzare il ritmo e far muovere la difesa con le sue penetrazioni. Con loro più Stanley Johnson e Aron Baynes, la rotazione a 9 è praticamente già definita.
Proveranno ad ‘intrufolarsi’ i vari Bullock, Hilliard, Marjanovic (preso pensando al futuro, con Baynes che probabilmente declinerà la player option per il 17/18 e tornerà sul mercato) e Ellenson, tutta gente che potrà risultare utile perlomeno in determinati matchup.
A meno di trade ad oggi imprevedibili, è questo il roster con cui i Pistons cercheranno di tornare al vertice della lega. Con ogni probabilità nella prossima offseason ci sarà poco margine di manovra, dato che ai circa 91 milioni già garantiti bisogna aggiungerne poco più di 8 per le qualifying offer di KCP e Bullock, ed altri 3 per la team option su Stanley Johnson. Il totale è di circa 102 milioni, senza contare i 6,5 della PO di Baynes.
Per Van Gundy va bene così: ‘Guardando i playoff mi sono reso conto che bisogna saper giocare in tanti modi diversi. Ora tutti parlano della small-ball, ma poi può capitare di affrontare un team come OKC che schiera Adams e Kanter insieme. Quindi ci siamo chiesti, abbiamo gli uomini per giocare big? e con due pointguard? e senza pointguard? Forse non è possibile coprire ogni possibilità, ma bisogna avere nel roster elementi versatili per poter affrontare diverse situazioni’
‘Il nostro roster ora può farlo, sulla carta credo che ora non ci sia un assetto per cui non abbiamo una risposta, Leuer, Morris, Harris e Johnson sono 4 atleti che possono giocare in diverse posizioni, con loro possiamo adattarci a tutto’