Power Rankings: Western Conference
A 24 ore dalla partenza della NBA cerchiamo di capire la griglia di partenza della Western Conference. I campioni in carica di Golden State hanno voglia di riconfermarsi ma la concorrenza è elevatissima
1) Golden State Warriors (Coach Steve Kerr, confermato)
Vincere nello sport professionistico è una cosa estremamente difficile. Ma se c'è una cosa che è ancora più difficile del vincere, bè quella è il riconfermarsi nella vittoria. I Golden State Warriors, campioni in carica, sono chiamati a questa difficile sfida ma sembrano avere tutte le carte in regola per poterci riuscire. La squadra è rimasta praticamente la stessa dell'anno scorso, con l'unico elemento di novità rappresentato da Jason Thompson, che va a rimpiazzare il partente David Lee. Thompson, magari, non ha le stesse qualità tecniche di Lee ma è un giocatore estremamente solido ed un rimbalzista efficace, che tornerà molto utile, soprattutto durante la regular-season, per dare minuti di respiro ai lunghi titolari. Curry e Thompson rimangono il miglior backcourt della lega e se si mantengono sui livelli dell'anno scorso, auguri a tutti gli altri. Barnes e Draymond Green sono chiamati ad un ulteriore salto di qualità rispetto alla scorsa stagione. Bogut e Iguodala, invece, rappresentano l'esperienza e la leadership di cui ha bisogno il gruppo per cercare di arrivare di nuovo in fondo. Cosa può andare storto? Bè, l'anno scorso Golden State non ha avuto grossi problemi di infortuni e ha avuto la fortuna di incontrare nei playoffs alcune squadre che erano prive di alcuni giocatori importanti. Ovviamente, nessuno vuole sminuire quello fatto dagli Warriors l'anno scorso (erano, per distacco, la migliore squadra della lega) ma tutto è girato alla perfezione. Succederà di nuovo? Lo vedremo ma i presupposti per potersi confermare sui livelli dell'anno scorso ci sono tutti. Da capire, invece, come potrà influire l'assenza di Steve Kerr in panchina, almeno per le prime partite della stagione. La presenza di Kerr è stata fondamentale nella scorsa stagione, un coach rookie che riesce a gestire in quel modo il gruppo non si vede proprio tutti i giorni. Walton prenderà le sue redini all'inizio e sarà interessante capire come si comporterà.
2) San Antonio Spurs (Coach Gregg Popovich, confermato)
Dopo l'eliminazione al primo turno dei playoffs l'anno scorso nella spettacolare serie contro i Los Angeles Clippers, gli Spurs vogliono la rivincita. La squadra di Gregg Popovich ha avuto una off-season clamorosa, riuscendo ad aggiungere al nucleo storico due giocatori come LaMarcus Aldridge e David West. Aldridge era probabilmente il miglior free-agent sul mercato e con Duncan forma una coppia di lunghi eccezionali, West ha rinunciato a quasi 12 mln di dollari con i Pacers per firmare a San Antonio e avere maggiori chances di titolo. Danny Green è stato confermato a delle cifre molto accettabili e tutto il resto del nucleo storico è ancora a bordo. Popovich, fresco anche di nomina a coach di Team USA, ha tutto il materiale a disposizione per raggiungere il titolo. Anche perchè questo sembra davvero poter essere l'ultimo anno degli Spurs come li ricordiamo, soprattutto per quanto riguarda Ginobili e Duncan che potrebbero lasciare a fine stagione. Ci si aspetta un ruolo ancora più determinante per Kawhi Leonard, sempre più leader della squadra e chiamato ad un numero maggiore di situazioni in isolamento in attacco. A San Antonio si cerca di costruire il futuro ma senza mollare neanche per un attimo il presente. L'eliminazione dell'anno scorso va spazzata via e non ci poteva essere risposta migliore della off-season che gli Spurs hanno avuto. Se gli Warriors vogliono arrivare di nuovo in fondo, dovranno guardarsi prima di tutto da Pop e i suoi.
3) Oklahoma City Thunder (Coach Billy Donovan, nuovo)
Questa potrebbe essere l'ultima stagione di Kevin Durant in maglia Thunder. Ecco, già questo dovrebbe farvi capire quanto sia cruciale quest'anno per la squadra di Oklahoma. A fine stagione Durant sarà free-agent e per Oklahoma è estremamente importante riuscire a vivere una stagione di grande livello per convincere KD a rimanere ancora. Per questo si è deciso di andare all-in, soprattutto per quanto riguarda la situazione di Enes Kanter. Il turco ha firmato un quadriennale da 70 mln, un contratto che è chiaramente un esagerazione rispetto al suo reale livello ma i Thunder non avevano molte alternative. Pareggiare l'offerta di Portland nei confronti di Kanter era diventato quasi un obbligo, considerando che sul mercato non c'era praticamente niente di livello simile a Kanter. In attacco il turco da delle opzioni che prima OKC non aveva ma in difesa nasconderlo è pressochè impossibile, visti i suoi enormi limiti in praticamente qualunque situazione di gioco difensiva. Ma la cosa più importante per OKC quest'anno sarà rimanere integra. La squadra ha mancato la post-season la scorsa stagione a causa dell'impressionante numero di infortuni arrivati. Al completo i Thunder hanno dimostrato più volte di non essere secondi praticamente a nessuno, tanto che sono sempre usciti ai playoffs contro la squadra che poi avrebbe vinto il titolo (fatta eccezione per l'eliminazione contro i Grizzlies). L'arrivo di Donovan in panchina dovrebbe portare alcuni cambiamenti, inclusa una gestione dei minuti più razionale per Durant e Westbrook, soprattutto con la possibilità di tenerne sempre in campo uno mentre l'altro è in panchina (cosa che, per motivi misteriosi, Brooks non faceva quasi mai). Ci si aspetta, poi, un salto di qualità anche da parte di Singler, che ha rinnovato il contratto, e di Waiters, che il rinnovo lo sta trattando. Soprattutto per quanto riguarda l'ex Cavs, se decidesse di giocare con un attimo di raziocinio in più e con maggiore applicazione difensiva, potrebbe rappresentare un'alternativa importante in uscita dalla panchina. Donovan, infine, dovrà cercare di rendere meno statico l'attacco nei momenti chiave delle partite, dove troppo spesso si finisce per limitarsi a situazioni del tipo "palla a Westbrook e vediamo che succede" e "palla a Durant e vediamo che succede", che alla lunga diventano anche abbastanza prevedibili. Per Westbrook e Durant potrebbe essere l'ultima chiamata ed entrambi hanno una voglia matta di smentire i critici.
4) Los Angeles Clippers (Coach Doc Rivers, confermato)
L'Estate dei Clippers è girata tutta attorno al nome di DeAndre Jordan. Quando il lungo sembrava ad un passo dai Mavs, i Clippers erano disperati e non sapevano letteralmente che pesci pigliare. Poi una svolta improvvisa, con il giocatore che ci ripensa e decide di rinnovare con i Clippers, rimettendo automaticamente la squadra di Rivers tra le contenders. Jordan, infatti, è una presenza difensiva fin troppo importante per Los Angeles e perderlo sarebbe stato davvero un duro colpo per Rivers. Ma i Clippers non si sono fermati alla sola conferma di DeAndre Jordan, sono arrivati anche Lance Stephenson e Paul Pierce, che dovrebbero dare maggiori opzioni offensive. In più, la panchina sembra più profonda rispetto all'anno scorso con discrete aggiunte come Aldrich, Johnson, Mbah A Moute e Prigioni. Sulla carta è la squadra più forte della storia della franchigia ma bisognerà cambiare necessariamente alcune cose rispetto allo scorso anno. Griffin e Paul dovranno essere risparmiati nel corso della regular-season, per evitare che arrivino di nuovo in riserva d'ossigeno come successo l'anno scorso ai playoffs. Anche Pierce dovrà essere gestito con intelligenza e si dovrà lavorare soprattutto sulla testa di Stephenson, che può essere sia un'ottima risorsa che quello che ti spacca lo spogliatoio dopo 5 minuti.
5) Houston Rockets (Coach Kevin McHale, confermato)
I Rockets sono riusciti a rendere una squadra già molto forte, ancora più pericolosa grazie all'aggiunta di Ty Lawson, arrivato in “svendita” da Denver. Se il play dovesse tornare ai suoi splendori, potrebbe essere un'aggiunta clamorosa per i Rockets. Un attaccante del genere che esce dalla panchina e può togliere un po' di responsabilità ad Harden sarebbe davvero il benvenuto. Ovviamente, molto dipenderà dalla testa di Lawson che nelle ultime 2 stagioni ha avuto un sacco di problemi fuori dal campo che lo hanno condizionato anche in campo. Un nuovo ambiente potrebbe fargli bene e per accettare la sfida ha persino reso non garantito il suo ultimo anno di contratto. Un affare per Houston. Per il resto il nucleo è rimasto intatto, visto che sono stati confermati quei giocatori in scadenza come Brewer e McDaniels che danno una profondità notevole al roster di Houston nel reparto esterni. Dal draft è arrivato Dekker, altro giocatore in grado di poter dare un discreto contributo fin da subito. Se gente come Howard, Beverley e Motiejunas riuscirà a non avere grossi problemi fisici, i Rockets saranno ancora una volta in grado di potersela giocare più o meno con tutti ad Ovest. Senza contare che Harden ha fatto capire a tutti che si sente l'MVP della Lega e ha tutta l'intenzione di dimostrarlo ancora questa stagione.
6) Memphis Grizzlies (Coach David Joerger, confermato)
Ecco...che i Memphis Grizzlies siano sesti in questo Power Ranking vi dovrebbe fare capire che razza di tonnara sia la Western Conference. Ad Est i Grizzlies sarebbero tranquillamente una squadra da titolo, senza neanche sforzarsi più di tanto. Ma con l'impressionante livello di talente presente ad Ovest, anche una squadra estremamente solida come Memphis rischia ancora una volta di salutare al primo turno dei playoffs. Gasol è rimasto e si è legato sostanzialmente per il resto della sua carriera ai Grizzlies. La sensazione, però, è che il ciclo dei Grizzlies si stia per esaurire. Questa stagione potrebbe rappresentare una delle ultime chances per cercare di vincere il titolo, considerando che Randolph ha già 34 anni, Allen ne ha 33 e Conley l'anno prossimo sarà un unrestricted free-agent. A fine stagione, dunque, potrebbero cambiare diverse cose, soprattutto se non arrivasse un risultato migliore rispetto a quello della scorsa stagione. Nella off-season sono arrivate due aggiunte in linea con lo stile di Memphis come Brendan Wright e Matt Barnes. Lo stile di gioco di Memphis rimane uno dei più difficili ai quali adattarsi di tutta la lega, soprattutto in regular-season, e questo li porterà senza troppi problemi a vincere almeno una cinquantina di partite. Ma ai playoffs, invece, la storia cambia e ancora una volta i Grizzlies non sembrano del tutto attrezzati per arrivare fino in fondo.
7) New Orleans Pelicans (Coach Alvin Gentry, nuovo)
Finita l'era Monty Williams, a New Orleans è arrivato, fresco di titolo NBA, Alvin Gentry, ex assistant-coach di Steve Kerr. L'idea è quella di dare alla squadra un gioco molto più rapido ed efficace in attacco, mettendo Anthony Davis sempre più al centro del progetto. L'anno scorso i Pelicans sono riusciti a strappare l'ottavo posto ad Ovest, sfruttando anche le difficoltà altrui (quelle dei Thunder in primis) ma quest'anno ripetersi non sarà esattamente facile. La squadra è rimasta praticamente la stessa: sono stati rinnovati Asik, Ajinca, Babbitt, Cunningham e Pondexter, mentre Norris Cole ha firmato la qualifying offer. Eric Gordon ha esercitato la player option e sarà nel suo contract-year. Il problema, però, rimane la salute della squadra. Asik e Ajinca salteranno l'inizio della regular-season, Evans si è già operato al ginocchio e starà fuori almeno 2 mesi, Pondexter è fuori fino a Novembre, a Cole si è girata una caviglia e starà fuori almeno 6 settimane, Holiday dovrà essere gestito almeno fino a Gennaio non facendogli giocare più di 15-20 minuti a partita. Insomma, la stagione non inizia sotto le migliori prospettive. Vero che c'è Davis, che è destinato a prendersi la lega in mano e un tot di partite le vincerà da solo come l'anno scorso, ma attorno a lui c'è veramente poco. Dalla free-agency non è arrivato quasi nulla, se non Alonzo Gee e Nate Robinson. Il roster sembra essere molto corto e al momento il principale cambio dei lunghi è Kendrick Perkins. Si spera che almeno Ryan Anderson riesca a rimanere sano nel corso della stagione perchè i suoi punti potrebbero essere ossigeno puro per New Orleans. Ancora più dell'anno scorso questa è la squadra del monociglio e non si scappa da lì. Arrivare i playoffs sarà dura ma quelle dietro non sono necessariamente messe meglio.
8) Utah Jazz (Coach Quin Snyder, confermato)
La crescita dei Jazz nella seconda parte della scorsa stagione è stata impressionante. In poche settimane la squadra di Salt Lake City è diventata una delle migliori difese della lega, grazie soprattutto allo straordinario lavoro di Rudy Gobert, letteralmente esploso dopo la cessione di Enes Kanter ai Thunder. Quest'anno, con gran parte del gruppo confermato, i Jazz si candidano per prendersi l'ultimo posto valido per la post-season. Nonostante l'infortunio di Exum, la squadra è ben coperta e potrà dire la sua fin dall'inizio della regular-season. Il pacchetto di lunghi è molto valido con Favors e Gobert come punte di diamante e una serie di buoni rincalzi come Lyles, Pleiss e Booker. Il ritorno di Burks garantirà una grande presenza difensiva sul perimetro e ci si aspetta un ulteriore salto di qualità da parte di Rodney Hood, che può garantire punti sul perimetro. Sarà una stagione molto importante anche per Trey Burke. L'assenza di Exum gli garantirà ancora più minuti e responsabilità ma il play dovrà dimostrare di meritarseli. Burke viene da una brutta stagione e se anche quest'anno non dimostrerà i miglioramenti sperati, i Jazz dovrebbero cominciare seriamente a pensare di muoverlo sul mercato. Dalla panchina l'aggiunta del brasiliano Neto è molto interessante, un giocatore in grado di mettere in ritmo i compagni e di saper sfruttare i suoi minuti al meglio. Il capitano della banda resta sempre Gordon Hayward, uno dei giocatori più sottovalutati della lega, sempre in grado di dare un grande contributo su entrambi i lati del campo. Se Snyder riuscirà a mettere insieme tutti i pezzi e dargli la continuità necessaria, i playoffs diventeranno un obiettivo alla portata di Utah.
9) Dallas Mavericks (Coach Rick Carlisle, confermato)
Sedotti e abbandonati, questo è il titolo della off-season dei Mavericks. Quando DeAndre Jordan sembrava già essere un nuovo giocatore dei Mavs, è successo qualcosa che ha cambiato le carte in tavola e il giocatore si è tirato indietro, ritornando ai Clippers. Un colpo estremamente duro da mandare giù per Mark Cuban. Tanto che il proprietario di Dallas ha deciso di premiare chi ha deciso di tenere il proprio impegno, andando a pagare più del previsto Matthews e Barea. La posizione di centro, adesso, sembra il principale punto debole della squadra. Manca una presenza di sostanza in grado di proteggere le spalle a Dirk Nowitzki, che non è più un ragazzino e che difensivamente non è mai stato un fenomeno. I vari McGee, Pachulia e Mejri non bastano di certo e anche Deron Williams in cabina di regia rappresenta una vera e propria scommessa. Williams a Brooklyn è sembrato il cugino scarso del meraviglioso giocatore che era ai tempi degli Utah Jazz, tanto che alla fine i Nets sono stati costretti a tagliarlo, stretchando il suo contratto e permettendogli di trovare una nuova squadra. L'aria di casa servirà a Williams per ritrovarsi? Non lo si può escludere del tutto ma la sensazione è che Williams non sia più un giocatore in grado di esprimersi ad alti livelli con continuità. Gran parte delle fortune di Dallas, dunque, passeranno dalle condizioni fisiche di Chandler Parsons e Wesley Matthews. L'ex guardia di Portland era uno dei migliori free-agent a disposizione sul mercato ma viene da un bruttissimo infortunio al tendine d'achille e già quest'anno sarà il giocatore più pagato della squadra, con più di 16 mln di dollari a libro paga. Parsons dovrà riscattare la stagione a luci ed ombre dell'anno scorso (condizionata anche dagli infortuni, a dirla tutta) e dimostrare di poter essere davvero un leader per la squadra texana. Insomma, i punti interrogativi sui Mavericks sono davvero tanti e, al momento, la post-season non sembra un obiettivo concreto per la squadra di Carlisle.
10) Sacramento Kings (Coach George Karl, confermato)
I Kings sono sempre un bello spettacolo da osservare...dall'esterno, perchè dall'interno la cosa diventa un tantino più confusionaria. La squadra che è stata costruita durante l'Estate è forse una delle più disfunzionali della storia recente della NBA. Il talento non manca di certo, anzi, ma presi singolarmente i giocatori hanno ben poco a che fare l'uno con l'altro, oltre ad avere un'adattabilità quantomeno discutibile con l'idea di basket che ha in mente George Karl. Se qualche anno fa mi avessero detto che la point-guard titolare di una squadra di George Karl sarebbe stata Rajon Rondo, avrei detto a quel qualcuno che aveva dei serissimi problemi mentali. Invece il buon Rajon si trova proprio a Sacramento e sarà il titolare di Karl, con Collison che gli farà da alternativa. Riuscirà l'ex stella dei Celtics a ritornare in pista dopo l'orrida esperienza di Dallas? I Kings lo sperano, ovviamente, ma l'intesa con Karl sarà tutt'altro che semplice. Cousins resta il giocatore chiave, la vera superstar della squadra. Dopo le tensioni iniziali con Karl, la situazione sembra essere quantomeno tornata alla normalità. Tenere felice Cousins è una parte fondamentale dell'equazione dei Kings e Karl dovrà ricordarselo bene. Durante la off-season i Kings si sono beccati diversi due di picche ma hanno comunque aggiunto alcuni buoni giocatori come Belinelli e Koufos. Il problema è che l'obiettivo iniziale era raggiungere nomi ben più altisonanti e proprio per questo motivo erano stati ceduti Stauskas, Thompson e Landry, insieme ad un paio di scelte future, ai Sixers. Quei nomi, però, non sono arrivati e l'impressione è che i Kings abbiano compromesso il loro futuro a lungo termine per un presente che non è esattamente ricco di certezze. Dal draft è arrivato Willie Cauley-Stein, lungo in grado di proteggere bene il ferro e coprire le lacune difensive di Cousins, che però non ha un carattere esattamente semplice da gestire. Karl ha già fatto sapere che ha intenzione di cambiare spesso il quintetto titolare, adattandosi anche a quelli che saranno gli avversari della singola partita. Pessima notizia per Ben McLemore, classico giocatore che ha bisogno di sentire tonnellate fiducia attorno a sé per rendere al meglio e che rischia di demoralizzarsi molto facilmente con questo tipo di gestione. I Kings si avvicinano a questa stagione senza vie di mezzo, la squadra è costruita in un modo tale che sembrano esserci solo due strade: o tutto si incastra nel modo giusto e finiscono ai playoffs, rendendo felice Ranadive, o il delicato equilibrio presente si romperà con estrema facilità e la squadra imploderà su sé stessa senza tanti complimenti.
11) Phoenix Suns (Coach Jeff Hornacek, confermato)
Dopo la confusione della scorsa stagione, alla quale il GM McDonough ha cercato di porre rimedio in corsa, i Suns arrivano a questa stagione con la sensazione di essere una squadra ancora incompiuta. In Estate Phoenix ha cercato di liberare spazio salariale per provare il doppio colpo Chandler-Aldridge, che però è riuscito solo in parte. Chandler è arrivato, mentre Aldridge ha preferito firmare per gli Spurs, nonostante l'offerta dei Suns gli avesse fatto un'ottima impressione. Chandler darà sicuramente una leadership e una presenza difensiva che ancora mancava alla squadra ma l'ex lungo dei Knicks non è più un ragazzino e non si può pensare di scaricare solo su di lui tutta la responsabilità. Dalla free-agency sono arrivati anche Teletovic e Sonny Weems, che vanno a rinforzare il pacchetto degli esterni. Ci sarà da gestire la situazione relativa a Markieff Morris. Il giocatore aveva chiesto espressamente la cessione in Estate, poi al training camp ha ammorbidito la sua posizione. E' chiaro che anche Phoenix vorrebbe cercare di cederlo ma ha bisogno di tempo per valutare quale potrebbe essere la scelta migliore, considerando che al momento Morris rimane il 4 titolare della squadra. Sarà interessante, poi, valutare una stagione piena di convivenza tra Bledsoe e Brandon Knight, che l'anno scorso hanno giocato insieme solo nel finale di stagione. In generale i Suns non sembrano avere ancora le qualità e la profondità necessaria per poter ambire alla post-season ad Ovest.
12) Minnesota Timberwolves (Coach Sam Mitchell, nuovo)
Parlare dei Minnesota Timberwolves in questo momento è davvero difficile. La scomparsa di Flip Saunders, deceduto ieri, è una mazzata tremenda per tutto l'ambiente. Si sapeva che Saunders non avrebbe allenato la squadra quest'anno ma si sperava comunque che le sue condizioni potessero migliorare con il passare dei mesi ma purtroppo la realtà dei fatti è stata un'altra, con i Timberwolves e tutto il mondo della NBA che adesso piangono la scomparsa di un uomo apprezzato più o meno da tutti a livello umano. Tornando all'ambito cestistico, la squadra è estremamente talentuosa. Wiggins è chiamato ad un ulteriore miglioramento, la prima scelta Karl Anthony Towns è un giocatore in grado di dare un impatto immediato alla squadra, Bjelica sarà un'arma in più per allargare il campo e attorno a questo nucleo giovane ci sono veterani di enorme esperienza e carisma come Garnett, Prince e Andre Miller (aka il Professore). Il problema adesso è rappresentato proprio dal coach. Saunders era una guida per tutto l'ambiente ed era anche il principale dirigente della franchigia. Sam Mitchell, senza offesa, non è esattamente l'allenatore adatto a gestire e far crescere il talento di questa squadra. Anche quest'anno di playoffs non se ne parla ma Wiggins, Towns,Dieng, Bjelica e compagnia fanno ben sperare per il futuro. Sempre se c'è l'allenatore giusto, si intende.
13) Denver Nuggets (Coach Mike Malone, nuovo)
Salutato Brian Shaw (finalmente, ci sarebbe da aggiungere), ai Nuggets è arrivato Mike Malone come nuovo head-coach. Ex assistente molto rispettato e allenatore al quale non è stata concessa la fiducia che meritava a Sacramento. L'anno scorso con le cessioni di Afflalo e Mozgov si è dato inizio ad una mini-rivoluzione, continuata in off-season con la rinuncia a Lawson e la scelta di Mudiay al draft. Il play originario del Congo è un prospetto estremamente interessante, il prototipo del giocatore del futuro, e avrà subito molte responsabilità. Il pacchetto lunghi è estremamente giovane con i vari Nurkic, Jokic (steal clamorosa per dove è stato preso), Lauvergne e lo stesso Faried che non è esattamente vecchio e con Malone potrebbe tornare ai livelli pre-Shaw. C'è una ricostruzione in corso ma in realtà non è stato buttato giù. Gallinari e Chandler hanno rinnovato, Faried non è stato scambiato e un veterano come Nelson ha scelto di rimanere per far da chioccia a Mudiay. Il mix tra gioventù ed esperienza è molto interessante e i Nuggets saranno quasi certamente una squadra molto divertente da vedere. Anche qui di playoffs non se ne parla neanche per sbaglio quest'anno ma rispetto alla gestione Shaw c'è spazio per sorridere.
14) Los Angeles Lakers (Coach Byron Scott, confermato)
Il roster dei Lakers è sicuramente più talentuoso di quello dell'anno scorso. Sono stati aggiunti giocatori di esperienza come Hibbert, Bass e Lou Williams, che sono in grado di contribuire nell'immediato, ma i difetti restano ancora tanti. In alcuni ruoli il roster è ancora molto corto, non c'è una vera e propria small-forward e dietro ad Hibbert l'unico lungo a disposizione è Sacre. Kobe Bryant è un punto interrogativo. Questa potrebbe essere la sua ultima stagione in maglia Lakers e il Mamba viene da una serie di infortuni che avrebbero ammazzato tanti altri giocatori. Pensare di farlo giocare come l'anno scorso, dandogli anche 35 minuti a partita, sarebbe un suicidio, sia per lo stesso Bryant che per i Lakers. Le note positive dovranno venire soprattutto dai giovani come D'Angelo Russell e Julius Randle, che sarà alla sua prima vera stagione NBA. Nella off-season tutti i nomi principali, come prevedibile, hanno snobbato L.A e questo trend potrebbe continuare ancora per qualche anno. Si prevede un'altra stagione mediocre in casa Lakers, con il rischio che la prima scelta dell'anno prossimo finisca in mano a Sam Hinkie. C'è ancora molto da sistemare nella città degli Angeli ma è pur sempre meglio dell'anno scorso (non che ci volesse molto). Ah...Byron Scott adesso sembra aperto alla possibilità di tirare da 3 punti. Sta uscendo dalle preistoria, grande Byron!
15) Portland Trail Blazers (Coach Terry Stotts, confermato)
Da contender a rebuilder nel giro di un anno. In NBA funziona così e a Portland lo hanno capito bene. Persi LaMarcus Aldridge, Wesley Matthews e Nicolas Batum (il francese via trade), è rimasto il solo Damian Lillard a guidare una banda di ragazzini che è destinata a rimanere sul fondo della Conference quest'anno. Aminu è stato il principale acquisto della off-season, anche se con ogni probabilità è stato pagato un po' troppo, nonostante venisse da una buona stagione. Poi tutta una serie di scommesse: Harkless, Plumlee, Vonleh. C.J. McCollum avrà molte più responsabilità rispetto all'anno scorso e si spera che la guardia possa dare una bella mano, soprattutto dal punto di vista offensivo. Con un materiale del genere, non si può fare altro che sviluppare i giovani e non guardare alla classifica. Se vi piacciono le scommesse, andate a giocarvi un infortunio qualunque (anche finto) di Lillard da Marzo in poi, che su una prima scelta assoluta non ci si sputa mai sopra.
Pagina di 3