Sportando NBA Award 2015: Coach of the Year
I nostri tre giornalisti NBA espongono il loro punto di vista su chi merita il Coach of the Year
Continuano gli appuntamenti con i triplici premi Sportando. Stavolta è il turno del Coach of The Year:
DARIO SKERLETIC: MIKE BUDENHOLZER
Non si scappa da Kerr e ‘Bud’, non a caso ‘discepoli’ di Popovich. Il primo ha il roster migliore, il secondo gioca nella Eastern (...). Degli Hawks abbiamo ammirato il sublime gioco di squadra, la capacità di trovare un protagonista inatteso in ogni partita, e le tante vittorie contro le big di entrambe le Conference. I miglioramenti difensivi sono passati sotto traccia, ma non per questo risultano meno significativi: per play-type Horford e compagni sono la squadra NBA che difende meglio in transizione (concessi 1.01 punti per possesso) , quarta in situazioni di spot-up (0.93 PPP) ed è nella top5 anche per palle perse forzate e tiri liberi concessi. Tanta roba, ancor di più se ottenuta senza un vero rim-protector, e con ben pochi specialisti….
ORAZIO CAUCHI: MIKE BUDENHOLZER
Che Budenholzer fosse un buon allenatore lo si sapeva già. Non stai per anni a fianco di Gregg Popovich agli Spurs, se non sai fare bene il tuo mestiere. Ma che Budenholzer potesse spingere gli Hawks ai livelli visti quest'anno....bè, questo era un po' più difficile da immaginare. I picchi raggiunti dall'attacco degli Hawks in questa stagione sono qualcosa di indescrivibile, pura fluidità ed esecuzione in movimento. Tutti giocano la loro parte alla perfezione e anche giocatori che fino a poco tempo fa erano a malapena dei comprimari, come DeMarre Carroll, sono diventati elementi chiave di questo sistema. Un dato su tutti: 67.6% di canestri assistiti in tutta la stagione. Un'enormità, una macchina perfetta dove tutti giocano per i propri compagni e non per se stessi. E chi se ne importa se non c'è una vera “superstar” a condire il tutto, gli Hawks hanno mandato ben 4 giocatori all'All-Star Game, a simboleggiare, ancora una volta, quanto sia il collettivo la vera forza di questa squadra. Budenholzer è stato fenomenale anche nel mantenere un ambiente sereno, dopo le vicissitudini della off-season che avevano portato all'allontanamento di Bruce Levenson, owner di maggioranza, e di Danny Ferry, GM della franchigia. Coach Bud ha preso le redini della situazione in mano e ha creato un atteggiamento positivo, spazzando via l'immagine negativa che si era formata attorno alla franchigia. Primi ad Est davanti a squadre molto più quotate come Cavs e Bulls. Ai playoffs ci sarà bisogno di confermarsi ma questo premio riguarda la regular season e il lavoro fatto da Coach Bud sugli Hawks durante la regular-season è decisamente da Coach of The Year.
ENEA TRAPANI: MIKE BUDENHOLZER
Fare 67 vittorie è cosa assurda bisogna ammetterlo, specialmente se sei un coach rookie e giochi in una Western Conference dove Oklahoma City resta fuori dai playoff, ma ancora più assurdo è scollinare le 60 vittorie (e ci si ferma lì solo perché si è deciso di tirare il fiato) con una squadra “normale”. Quello che hanno fatto gli Atlanta Hawks quest'anno non ha bisogno di particolari termini forbiti per essere messo in luce, semplicemente basta dire che hanno giocato a basket nel più puro senso del termine. Attacchi perfetti, spaziature sublimi in ogni contesto, giocatori giusti al posto giusto e ovviamente un coach che ha fatto fare il salto di qualità ad ognuno di essi. Steve Kerr ha fatto rendere al meglio il materiale strepitoso a disposizione (ha un candidato all'MVP, la miglior guardia del campionato, il miglior centro difensivo della lega e una serie di panchinari di livello molto superiore a quello di Atlanta), ma Coach Bud ha creato una macchina perfetta da elementi tutt'altro che perfetti. Il loro roster parla da solo: solo un giocatore prende più di 10.000.000 di dollari, il resto ha stipendi da comprimari o da buoni giocatori. In sostanza coach Bud non ha soltanto creato una squadra, ma ha ricreato una franchigia, riempiendo di nuovo un palazzo a lungo freddo e disinteressato, e creandosi reali (negarlo sarebbe folle) chance di giocarsi il titolo con una squadra dove non c'è un solo singolo che faccia realmente la differenza sugli altri. E' quello che tutti sperano di vedere...il titolo ad Atlanta sarebbe il titolo per il gioco del basket. Quindi se dobbiamo dare un voto diciamo Kerr 10 e Bud anche 10, ma è tutto il contesto che fa la differenza a favore del secondo.
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