Kidd-Gilchrist: jump shot e voce sono ancora work in progress
La crescita sua a livello di tiro che linguistico del giocatore degli Charlotte Hornets
3:20 dall'inizio della stagione, l'ala piccola degli Hornets Michael Kidd-Gilchrist riceve il passaggio nell'angolo destro, si muove verso la linea di fondo. Si prepara a partire, come è stato istruito, e a colpire, come è abituato. L'ala dei Bucks Jared Dudley, assegnato a MKG, riflessivamente si muove in anticipo sull'imminente corsa al ferro. “No”, si è detto Kidd-Gilchrist “tirerò questa volta”. Nuova finta indietro verso sinistra, appena davanti la linea dei tre punti e tiro davanti ad un Dudley stupito. Dalla panca, Pargo si alza per primo. Sul campo, Al Jefferson annuisce col capo e in tribuna Cindy Richardson si affretta verso i bagni. Dopo la partita, Kidd-Gilchrist resta al suo armadietto in giacca marrone e camicia bianca, valutando la sua performance. “Sono solo stato Mike” dice ai suoi compagni “non ho fatto nulla di speciale”.
In un certo senso ha ragione. Niente di particolarmente strano, un giocatore NBA segna quel tipo di canestro in un primo quarto senza che nessuno si interessi a lui. Dozzine di scene simili ogni notte, ma lo sforzo che MKG ha messo nel tentare quel tiro, e nel fare l'intervista, è di gran lunga più significativo di quanto abbia dato a vedere.
Il programma AAU lo recluta quando aveva 7 anni. Jay Z diventa suo amico a 12. La sua squadra delle medie viene sponsorizzata dalla Reebok. La sua squadra alla High school è stata il soggetto di un documentario della HBO. Quando era ancora un junior, era considerato il miglior prospetto del paese. Ha giocato con Kyrie Irving (No.1 del 2011) nell'high school e con Anthony Davis (No.1 del 2012) al college e MKG era più acclamato dei due. Charlotte lo ha scelto con la seconda scelta assoluta nel 2012 dopo aver vinto il campionato NCAA con Kentucky.
Ma se quanto successo contro i Bucks era così ordinario, come mai sua mamma scoppia a piangere nei bagni dell'arena? Come mai uno dei più precisi tiratori NBA l'abbraccia sugli spalti? E come mai un'acclamata logopedista in Lexington ascolta gli estratti dell'intervista post-game sul sito degli Hornets?
“MKG è tutto quello che vorresti in un giocatore” dice Jefferson, corre a tutto campo, difende il perimetro, crea tiri e difende quegli degli altri. Nell'NBA moderna, però, richiede che un'ala sappia segnare jumper e trovarsi a suo agio con i microfoni, due aspetti che non rientravano nei talenti del ragazzo.
La madre che ha sofferto per quattro aborti, riesce a partorire il ragazzo con sette settimane di anticipo, lo protegge e lo vizia. Vivono a Somerdale, N.J., e passano i pomeriggi nella biblioteca di Camden Country, leggendo libri. Micheal Sr. Gilchrist era una guardia tiratrice presso Camden High. Nell'agosto del 1996, un mese prima del 3 compleanno del piccolo Micheal, Micheal Sr. viene ucciso in un caso di omicidio rimasto irrisolto. Il suo ultimo ricordo del padre quando guardano assieme Il Re Leone. La madre cambia diverse figure paterne per il figlio tra cui lo zio Darrin Kidd e William Wesley, che conosce molto tempo prima che divent Worldwide Wes un agente CAA. La mamma non è religiosa, ma affida Micheal alla consorella Helen Cole. “La vedevo ogni giorno” ricorda Michael “era come una seconda mamma”. La sfortuna continua a colpire il piccolo Michael, in prima elementare gli fu diagnosticato un disturbo cognitivo nell'apprendimento e inizia a vedere una logopedista. Micheal si unisce alla squadra della scuola elementare Magnolia, ma i ragazzini dei sobborghi di Camden erano considerati deboli. “Dovevo mettermi alla prova” ricorda Michael, “andando negli altri sobborghi e attaccando il ferro”. Il primo giorno si presenta al Cobbs Creek Recreation in West Philadelphia, c'erano 65 ragazzini in palestra, inclusi Dion Waiters e Tyreke Evans. “Si doveva vincere per restare in campo” ricorda Paul Gripper, “ne ha vinte 17 in fila”.
Gripper allena nella squadra Aau della scuola media di Micheal, il RBK All-Stars, e sposta il recordo a 100 vittorie. Quando Micheal raggiunge l'ottavo grado, è alto 6'6”, un centro che accumula quadruple doppie. Il suo jumper, non ortodosso, teneva la mano guida sulla parte superiore del pallone, ma controllava ogni centimetro del campo. Nella potente St. Patrick High a Elizabeth, Irving corre nel backcourt e Michael controlla la front line. Nel frattempo la sua crescita si ferma e Calipari lo vuole a Kentucky come ala. Suo zio Darren Kidd lo vuole a Kentucky e lui lo asseconda, ma la sfortuna è dietro l'angolo: zio Darren muore il giorno della sua firma, Gilchrist lo omaggia aggiungendo Kidd al suo cognome.
Va a Kentucky, pick n.2 e viene scelto da Charlotte. Rod Higgins dice di lui: “Quello che ho visto è un difensore tenace che attacca il ferro, se c'è un modo per migliorare il suo tiro questo ragazzo lo troverà”.
Kidd-Gilchrist cerca, prova diverse soluzioni, modifica il modo di rilasciare la palla, la direzione dei piedi e l'angolo del gomito. Non ci siamo, non trova il modo giusto di tirare, non riesce a posizionare correttamente il corpo; non si riconosce in quei filmati. Coach Clifford dice: “Normalmente i ragazzi cercano di guardare il meglio in quello che fanno, lui è l'opposto”.
Charlotte ha ancora bisogno di lui per la difesa feroce, per i rimbalzi, ma coach Clifford deve mandarlo in panchina nei minuti finali, ci sono giocatori che senza tiro sono più che discreti ma non si può giocare i finali di partita se non segni. La scorsa primavera MKG e Higgins sono a cena insieme a Charlotte; la sua carriera era a rischio, i suoi vecchi compagni (Irving e Davis) sono già All-Star. “Quali sono le tue paure?” chiede Higgins “Hai paura di fallire?”.
Nella vita di MKG entra Mark Price uno che se ne intende di tiri: 12 anni in NBA, 90.4% ai liberi e 40.2% da 3. Qualcuno gli disse “buona fortuna”, “non puoi migliorarlo”. Price accetta il lavoro con un'unica condizione: il ragazzo deve ascoltare solo lui e nessuno può dire nulla a MKG eccetto lui.
Il lavoro è difficile, devono distruggere tutto ciò che Micheal fa e ricostruire un tiro. Passano tutta l'estate insieme, iniziano con i piedi, si prova a migliorare la sua posizione fisica. All'inizio deve tirare utilizzando solo la mano destra, passano un mese intero a lavorare sul tiro dai 10 piedi (3 metri). Passano molto tempo insieme, tanto che il ragazzo cena spesso con la famiglia di Price.
Lo scorso Agosto Jefferson torna a Charlotte e vede il tiro di Kidd-Gilchrist, “Cavolo” esclama entusiasta “ sembra buono”. “Davvero?” risponde il ragazzo “sì davvero”, ma per Price “sembra normale”. Lo stesso Wesley Johnson dichiara “di avere rispetto per il suo tiro ora” dopo la partita giocata contro i Lakers. Price gli ha insegnato i meccanismi, ora deve lavorare sull'approccio mentale. Quando sbaglia rischia di farsi prendere dal panico, ma Price lo rassicura. Gli stessi compagni gli ricordano che ora lui può tirare.
Proprio come ha lavorato sul tiro con Price c'è un altro aspetto su cui lavorare: il dialogo. Kidd-Gilchrist ha cambiato tre logopedisti in 11 anni. Fin da piccolo lo hanno protetto, escludendolo da situazioni difficili, limitando le sue uscite pubbliche, ma i Wildcats '11-'12 sono la squadra più talentuosa del paese, doveva parlare per i mock, le interviste e qui interviene Shake, la sua “guru del linguaggio”. La incontra due volte a settimana e parlano del fenomeno del linguaggio. Lavorano sulla costruzione del dialogo proprio come ha lavorato sul tiro. Simulano le interviste di Kentucky partendo con domande semplici (cibo preferito, film etc) e progressivamente andando più nel profondo (perché hai cambiato nome, com'è stare così lontano da casa etc). Hanno lavorato per rendere il ragazzo pronto a rispondere alle interviste, pronto per il mondo che lo attendeva.
Price crede che ci sia una correlazione tra dialogo e tiro, Shake non è sicura. Parlare e tirare sono entrambi movimenti coordinati, ma uno è naturale (il dialogo), l'altro va imparato. “L'uno mi ricorda molto l'altro” ricorda MKG, “sono stato deriso per il mio modo di parlare e sono stato deriso per il mio tiro, ma vengo fuori da un lungo processo per entrambi”. Per entrambi i casi non c'è una cura semplice. Proprio come il suo gomito destro che, a volte, ancora scivola verso l'interno così ancora fa delle pause tra le frasi, come se volesse scaldare le corde vocali. “Ognuno ha difetti e io sono il primo esempio” dice, “ma questo sono io. Vengo da un lungo percorso. Ognuno può vederlo e, io stesso, posso vederlo”.
Certamente MKG è un personaggio controverso, molti hanno dato fuoco alle polveri nei due anni successivi alla sua scelta, troppo alta per molti, ma si parla di un ragazzo che nonostante le difficoltà non ha mai smesso di lavorare. Chissà che un giorno il suo lavoro possa consentirgli di giocare insieme a due suoi ex compagni una domenica di febbraio.
Traduzione di Gianmarco Pascarella
Tratto da "Michael Kidd-Gilchrist's jump shot, voice remain a work in progress" di Lee Jenkins, SI.