La fenice Thunder: dalle ceneri rinasceranno più forti di prima?
Panoramica sull’inizio di stagione degli Oklahoma City Thunder

Durante il Black Friday è ufficialmente partita la rincorsa degli Oklahoma City Thunder. E’ tornato Russell Westbrook, presto ritornerà Kevin Durant (forse proprio martedì in casa dei Pelicans di un candidato a succedergli come MVP, Anthony Davis) e la squadra contro degli inermi New York Knicks ha avuto finalmente una reazione dopo un inizio che, come prevedibile, è stato fortemente negativo. Oklahoma City è attualmente la penultima squadra per punti segnati sui 100 possessi (96.2, peggio hanno fatto soltanto gli inarrivabili 76ers), quartultima per assist/palle perse (1.2) e per percentuale reale di tiro (50.4%). Queste statistiche fanno capire quanto sia povero l’attacco dei Thunder se privo delle sue superstar, e se le partite sono state comunque perlopiù combattute è perché la difesa si è comunque mantenuta su standard assolutamente positivi (settimi per punti subiti su 100 possessi con 100.4). Con il ritorno del Dynamic Duo i Thunder dovranno fare di tutto per riuscire ad arrivare alla post-season, impresa non facilissima in una Western Conference in cui lo scorso anno i Phoenix Suns sono arrivati noni nonostante il record dicesse 48-34. E i Thunder hanno già perso 12 partite (su 17). C’è però da dire che la stessa OKC lo scorso anno, pur priva di Russell Westbrook per 36 partite, ne ha perse 23 in tutta la stagione. Non facile, ma ampiamente alla portata.
Ma questo mese senza i migliori giocatori della squadra ha permesso ad alcuni giocatori che di solito sono in ombra di mettersi in mostra. Andando in ordine cronologico il primo a mettersi in luce è stato Perry Jones III, spesso completamente ignorato da coach Scott Brooks nelle sue prime due stagioni, che nelle quattro partite giocate prima di infortunarsi è andato due volte sopra i 20 (con un high di 32), mostrando un campionario offensivo estremamente completo, segnando nei pressi del ferro, dalla media distanza e anche da dietro l’arco. Poi si è rotto anche lui, alla quinta uscita stagionale, ed al momento è ancora fuori. Poi è arrivato il turno di Reggie Jackson, che senza dubbio il suo spazio lo ha sempre avuto, però con tutti gli illustri infortunati dei Thunder si è ritrovato ad essere (con Ibaka) il perno dell’attacco dei Thunder. Ed i numeri sono dalla sua parte, attualmente è il ventesimo realizzatore della lega (19.5 a partita) ed il sesto assistman (7.5), oltre ad essere il giocatore più efficace della lega in penetrazione (9 punti a partita). Numeri che però sono indubbiamente condizionati dall’altissimo usage (26.8%). Jackson è infatti il secondo giocatore per tocchi a partita (97.4), dietro solo a Chris Paul, e quello che tiene la palla in mano per più tempo (8.6 minuti). Questi numeri fanno capire però che la sua convivenza con Westbrook può diventare un problema, considerando che entrambi giocano nella squadra di KD, che è un altro giocatore che ha bisogno di avere la palla in mano. Se a ciò aggiungiamo alcuni atteggiamenti avuti dallo stesso Jackson fuori dal campo (richiesta a mezzo stampa di un posto da titolare e di un salario che al momento i Thunder non hanno intenzione di offrirgli) capiamo che probabilmente questa serie di prestazioni potrebbero significare la fine della sua carriera in maglia Thunder. La palla passa quindi a Sam Presti, probabilmente la soluzione migliore sarebbe una trade, affare non semplice però considerando che la lega è piena di giocatori di livello nel ruolo di point guard. Un altro giocatore che sta giocando dal punto di vista individuale una stagione sicuramente positiva è Jeremy Lamb, che viaggia a 12 punti, 4 rimbalzi e 2 assist per allacciata di scarpe tirando con il 40% dalla lunga distanza. E le percentuali con più spazi potrebbero essere destinate ad aumentare. Anche Andre Roberson, pur non essendo minimamente un giocatore in grado di essere una seria minaccia per le difese, è cresciuto rispetto alla scorsa stagione, e adesso può ricoprire il ruolo che per anni è stato di Thabo Sefolosha, partito in estate.
Chi sta invece al momento deludendo tra i giovani è Steven Adams, centro al secondo anno nella lega, che, promosso titolare, sta avendo una stagione in chiaroscuro. Ha migliorato la gestione dei falli, suo principale difetto all’ingresso nella lega, però al momento non sta pienamente convincendo. Viaggia a 8 punti e 7 rimbalzi per partita, però tirando con appena il 49% dal campo, che per un centro che si prende l’87% delle sue conclusioni nel pitturato è piuttosto grave.
Lo scorso anno era opinione diffusa che il più grande problema degli Oklahoma City Thunder fosse la panchina, e questo è senza dubbio vero, però gli stessi giocatori che componevano la panchina dei Thunder in questo periodo hanno avuto modo di giocare molto, di dimostrare il loro valore e di migliorarsi, accumulando esperienza, che potrebbe fare molto comodo se i Thunder riuscissero a prenotare un biglietto per i playoff.
La vera stagione per OKC è appena iniziata, e questa raffica di infortuni potrebbe diventare una fortuna nel lungo periodo. Stay tuned.
Articolo di D.Leccese
Pagina di 2