NBA Focus: Dallas Mavericks
Dopo una offseason scoppiettante il team di Mark Cuban punta ad inserirsi tra le migliori della Western Conference
Abbiamo già parlato dell’inarrivabile Dirk e del suo sacrificio economico che ha permesso ai Mavericks di portare a termine una eccellente offseason.
Il tedesco sarà ancora l’indiscusso leader di un team che, grazie al valore aggiunto Carlisle ed ai nuovi arrivi, sembra destinato a migliorare su entrambi i lati del campo.
Viste le caratteristiche dei nuovi arrivi, il pick’n’roll continuerà ad essere la base dell’attacco.
Nella scorsa stagione Dallas ha chiuso il 21.4% dei suoi possessi con il ball-handler ed il 9.6% con il bloccante nel gioco a due, prima NBA in entrambi i casi ( la media della lega: 15% circa con il ball-handler, 6.7% con il bloccante). Ed ha segnato 1.1 punti per ogni possesso chiuso con il roll-man, solo Houston e Miami hanno fatto meglio ma su un numero di tentativi molto inferiore. Quando hai uno dei migliori lunghi tiratori di sempre (lo dice anche Grantland....) a bloccare, la difesa va nel panico ed inevitabilmente finisce per concedere qualcosa, preferibilmente non a Dirk….
E’ così che Monta Ellis ha finito per segnare 7.2 punti a partita (primo NBA) buttandosi dentro, e tagliando una buona parte degli avventurosi tiri dalla media distanza ( spesso con il difensore addosso) che a Milwaukee lo avevano reso il simbolo dello scorer inefficiente (tanti punti ma troppi tiri).
L’arrivo di Tyson Chandler regala ulteriori possibilità, vista la sua capacità di tagliare forte dopo il blocco e risucchiare la difesa. E con lui a bloccare, i tiratori -sì, compreso Nowitzki- godranno di ulteriori spazi.
Bobby Karalla di Mavs.com ne ha parlato in un recente articolo, basandosi sulle prime partite di preseason:
Immaginate Nowitzki o Parsons al posto di Jefferson sulla linea del tiro da 3, come si difende contro un simile assetto?
L’ex Houston è il perfetto collante tra i reparti, ha la versatilità per dare una mano in regia ma anche sotto i tabelloni, e più volte ha dichiarato di aver lavorato duramente per poter contribuire anche in fase difensiva.
Si è parlato poco dell’arrivo di Jameer Nelson, che a 32 anni è ancora competitivo, ed ha caratteristiche che si sposano bene con il progetto di gioco di Carlisle. Con il passare degli anni ha ridotto le scorribande in area (minimo in carriera i 5.2 tiri da due di media dello scorso anno), puntando di più sul tiro dalla lunga. Sempre nel 13/14 ha fatto registrare una assist percentage di 35.1 (settimo NBA), e dai suoi passaggi sono arrivati ben 161 canestri dalla media distanza, primo NBA davanti a Chris Paul (151) e Kemba Walker (141).
Questo dato è dipeso in parte dal grande uso di questo tipo di conclusione da parte dei Magic, resta comunque incoraggiante visto che Nelson dividerà spesso il parquet con il miglior ‘mid ranger’ del basket moderno. Ed il suo arrivo è anche una sorta di polizza assicurativa nel caso in cui neanche Carlisle riuscisse a resuscitare la carriera di Raymond Felton, attualmente ai box per infortunio.
Gli addii di Calderon, Carter e Marion sono comunque da non sottovalutare, e la loro assenza si farà sentire in diverse occasioni.
Carter da sesto uomo ha guidato una seconda unit di grande impatto, ed ha risolto diverse situazioni critiche nei finali di partita.
Quest’anno probabilmente il leader delle riserve sarà Devin Harris, rifirmato in estate con un quadriennale.
Alla sua seconda esperienza con i Mavs l’ex Wisconsin ci ha messo veramente poco ad entrare nei meccanismi della squadra. Con lui in campo Dallas ha messo a referto 115.8 punti ogni 100 possessi, - un dato nettamente da primo posto NBA - e ne ha subiti 104.6, quindi ben 11.2 in meno di quelli segnati.
Carlisle potrà attingere nuovamente a piene mani dalla seconda unit, con i giovani leoni Ricky Ledo, Al-Farouq Aminu e Jae Crowder, i veterani Felton e Jefferson, più Brandan Wright, Bernard James e Greg Smith tra i big man. Tutti atleti in grado di contribuire alla causa sui due lati del campo, e molti di loro sanno già come sfruttare la presenza di Wunderdirk. In 185 minuti con in campo il tedesco più Harris, Crowder e Wright, il team ha fatto registrare un net rating astronomico, + 28.7….
Potrebbe far comodo un tiratore in più (Charlie Villanueva? In quel caso dovrebbe fargli posto qualcuno, dato che sono già 15 i contratti garantiti), ma in attacco un posto tra le migliori 5 della lega sembra garantito -salvo imprevedibili infortuni-.
Per poter aspirare ad entrare nel ristretto gruppo delle contender ci sarà bisogno di un bel salto in avanti anche nella propria metà campo (N.22 NBA con 105.9 punti subiti ogni 100 possessi, addirittura 113 nelle sconfitte), e qui entra in gioco il vero x factor della stagione, il cavallo di ritorno Tyson Chandler.
Con lui nella stagione del titolo Dallas era comodamente in top ten, nonostante la presenza in rotazione di diversi giocatori con una scarsa attitudine al sacrificio difensivo.
Per coach Carlisle il defensive player of the year del 2012 a 32 anni è ancora integro e capace di fare la differenza: ‘Mi sembra molto simile (al Chandler del titolo), si è preso cura del suo corpo molto bene. Non ho visto nessun declino in termini di energie o entusiasmo, e noi faremo attenzione con i suoi minuti’
Poi scomoda un paragone ingombrante: ‘I big man sono quelli che vedono meglio tutto il campo e devono avvisare le guardie, per i blocchi ciechi e tutto quel che succede dietro di loro. I big man che sanno comunicare sono fondamentali. 30 anni fa ho giocato a Boston quando Robert Parish era uno dei migliori lunghi, e Tyson è come lui’.