NBA Focus: Los Angeles Clippers
Chris Paul e compagni riusciranno ad inserirsi nella lotta al vertice della durissima Western Conference?
Ricordiamo tutti il modo in cui si è chiuso il 2013/14 dei Clippers, con Chris Paul che non ha esitato a prendersi tutta la responsabilità per gli errori nel finale di gara 5 contro OKC: ‘E’ colpa mia, tutto quello che è successo nel finale è colpa mia’.
Avanti 104-97 a meno di un minuto dal termine, Paul e compagni hanno subito un 9 a 0 con una serie di incredibili errori. Da lì la squadra, già colpita duramente dalle esternazioni razziste di Sterling, non è riuscita a reagire.
Con una nuova proprietà e qualche aggiunta durante la offseason, CP3 e company cercheranno il riscatto, forti di un roster più lungo e della garanzia Doc Rivers.
L’ex coach di Orlando e Boston ha potenziato il suo staff con l’arrivo di due ex head-coach - Lawrence Frank e Mike Woodson- e di Sam ‘I am’ Cassell - protagonista alla guida dei Wizards nella ultima Summer League-.
Se nel periodo dei ‘big three’ a Boston le squadre di Doc - fresco di rinnovo fino al 2019- erano note per la grande applicazione difensiva (98.9 punti subiti ogni 100 possessi (primi NBA) nella stagione del titolo, e sempre tra le prime cinque fino al settimo posto del 12/13), ai Clippers invece il primo reparto a brillare è stato quello offensivo, il migliore della lega con 109.4 punti ogni 100 possessi, cresciuto in maniera esponenziale nel corso della stagione.
Con due dei migliori 10 giocatori della lega, il reparto è risultato tra i migliori in diverse situazioni:
primo con OKC con 0.95 punti segnati per ogni possesso in isolamento, primo nei possessi conclusi dal ball-handler nel pick’n’roll con 0.91 (0.79 la media NBA, seconde con 0.88 OKC, Miami, San Antonio e Phoenix, tutti team con ottimi giocatori in questa particolare situazione) e secondo con Washington in punti segnati per ogni possesso in transizione con 1.21 (media NBA 1.13, primi i Mavs con 1.23). Quest’ultimo dato è importante perchè riguarda il 16.5% dei possessi totali, solo 4 squadre hanno sfruttato di più la transizione (76ers, Rockets, Nuggets e Suns). Da qui deriva anche il primato NBA nei punti segnati in seguito ad una palla persa degli avversari, 19.5 per partita. L’unica vera pecca? ‘solo’ 0.95 punti in situazione di spot-up (media NBA 0.98, prima non a caso San Antonio con 1.07), dato probabilmente ‘contaminato’ dalle 20 partite saltate da CP3 e le 48 dello specialista J.J. Redick (nei 985 minuti giocati dall’ex recordman NCAA per triple segnate la squadra ha segnato ben 113.1 punti ogni 100 possessi, miglior dato di squadra per la stagione). Nonostante le assenze, e con Dudley in evidente difficoltà, Rivers ha trovato comunque il modo di far funzionare i meccanismi, spostando a turno tra gli starters Darren Collison (35 volte in quintetto base) e l’eterno sesto uomo (e ancora uno dei 5 giocatori più spettacolari nella lega) Jamal Crawford (24), ed inserendo Matt Barnes in posizione di small forward.
Crawford, che in molti ritenevano troppo anarchico per i gusti del nuovo coach, ha risposto con una regular season da incorniciare, prendendosi come suo solito tante responsabilità nei momenti caldi:
Lo shooting chart riguarda i punti segnati dal sesto uomo dell’anno nel solo quarto periodo della scorsa stagione: ben 6.8, con il 48% dal campo, il 45% da tre ed il 90% ai liberi. solo Curry e Durant ne hanno segnati di più, e con percentuali peggiori….
Dopo la pausa per l’ASG, con Redick abile ed arruolato in sole 5 partite, CP3 e compagni hanno segnato 8.8 punti ogni 100 possessi in più degi avversari, solo gli Spurs hanno fatto meglio nello stesso periodo (9.9).
La tabella mostra i migliori quartetti per net rating dopo la pausa (minimo 300 minuti), ed indica chiaramente quale fosse la squadra più in forma sul finire della regular season. Chissà, se non scoppiava lo scandalo Sterling…
Quello che dovrebbe spaventare gli avversari è che ci sono ancora molti margini di miglioramento, legati a doppio filo al jumper di Blake Griffin.
L’ex Oklahoma di recente ha dichiarato di aver lavorato molto sull’ormai famosa ‘corner three’, probabilmente al suo coach andrebbe bene anche una maggior precisione dalla media, anche perchè in questi casi c’è sempre il rischio di ‘innamorarsi’ del tiro da fuori. Per un simile atleta sarebbe veramente un peccato….
La mano di Doc Rivers si è vista anche in difesa (N.8 NBA con 102 punti subiti ogni 100 possessi). Fin dal suo arrivo in California ha iniziato a parlare di DeAndre Jordan come uno dei Big Three insieme a Paul e Griffin, ed il centro ha risposto con la migliore stagione in carriera.
Già nella scorsa offseason notammo che nel 2012/13 con Jordan e Griffin in campo la difesa soffriva. Con loro due più Paul i Clippers subirono 103.5 punti ogni 100 possessi, nella scorsa regular season invece sono scesi a 100.3, ovvero 3.2 punti in meno. Potrebbe sembrare poco, ma è la differenza tra un reparto fuori dalla top 10 NBA ed il quarto assoluto…
In generale Doc è rimasto fedele all’idea di far tornare subito i suoi in difesa, anche a costo di non andare a rimbalzo offensivo. In molti ritengono che ci sia una scarsa correlazione tra le vittorie ed i rimbalzi in attacco, anche Dennis Clifford a Charlotte ha praticamente imposto ai suoi di pensare immediatamente alla transizione difensiva. Ed infatti per nba.com Charlotte e Clippers sono le due squadre che hanno concesso meno punti in contropiede, rispettivamente 10.2 e 11.1 a partita.
L’altro chiaro successo di CP3 e compagni è stata la difesa sui tiratori: in situazioni di spot-up hanno concesso appena 0.86 punti per possesso, di gran lunga primi NBA (media della lega un punto per possesso, secondi i Pacers con 0.91). Questo primato è alla base di altre e due categorie nelle quali i Clippers hanno primeggiato, ovvero la percentuale concessa agli avversari sia da tre (33.2%, secondi i Suns con il 34.1%) che dalla media distanza (36.1%,).
C’è però un rovescio della medaglia nel concentrarsi sul togliere il tiro agli avversari, per forza di cose ci sono meno aiuti ed i lunghi spesso vanno in difficoltà. Nelle azioni che si sono conclusi con un tiro del bloccante sul pick’n’roll (la situazione più comune nella lega considerando i possessi chiusi dal ball-handler e dal bloccante, usata in media poco meno del 22% delle azioni totali.) i Clippers hanno concesso 1.14 punti per possesso, penultimi NBA davanti ai soli Knicks (1.19).
E’ inevitabile concedere qualcosa, ma due super atleti come DeAndre Jordan e Blake Griffin hanno decisamente il potenziale per far meglio, e sicuramente Rivers continuerà a ‘martellarli’ fino a quando non otterrà il risultato sperato.
Tra trade e draft sono arrivati diversi atleti che arricchiranno il ventaglio delle opzioni dalla panchina. Spencer Hawes aggiunge una dimensione perimetrale al frontcourt, e della sua presenza si gioveranno anche i due titolari, lo scorso anno costretti a giocare troppi minuti (Jordan N.10 e Griffin N.12 NBA per minuti totali) a causa dell’assenza di un terzo big man affidabile. In questo senso darà una mano anche Ekpe Udoh -una gran presa al minimo salariale -, che se la giocherà con Glen Davis per il ruolo di quarto lungo. Tra gli esterni sono arrivati l’ex Virtus Bologna Chris Douglas-Roberts ed il tiratore C.J. Wilcox, cercheranno di ‘fare la squadra’ anche l’australiano Joe Ingles e l’ex Oregon State Jared Cunningham.
In regia Jordan Farmar avrà il compito di non far rimpiangere Darren Collison, sia in attacco che in difesa (non proprio la sua specialità…), e non sarà facile.
Comunque, considerando anche Turkoglu e Reggie Bullock la panchina sembra ben assortita, magari non ai livelli di quella del 2012/13, ma comunque competitiva. D’altronde la situazione salariale consentiva troppo margine di manovra.
Il prossimo passo l’ha già indicato Rivers: ‘Dobbiamo imparare a finire meglio le partite, le serie, le partite in casa. E’ la chiave della stagione’
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