Virtus Roma: il punto del Direttore Generale Paolo Ronci
Il punto del Direttore Generale Paolo Ronci
Nel tardo pomeriggio di ieri il Direttore Generale Paolo Ronci ha avuto con la stampa un incontro informale al fine di approfondire la conoscenza reciproca e approfittare allo stesso tempo per fare un punto sul momento attuale della Virtus. Queste le parole del DG sui principali punti toccati nel corso dell’incontro.
Sponsor: «È un argomento che prevede vari livelli di intervento: aspetto istituzionale, curato dal Presidente che per certi versi è una sorta di sponsor a sua volta essendo l’uomo che ogni anno con i suoi investimenti permette alla Virtus di far quadrare i conti; e aspetto commerciale, che sarà uno degli elementi fondamentali del piano industriale che stiamo preparando perché oggi le entrate delle società di basket, a paragone con quelle calcistiche (diritti tv, proventi Lega, compravendita dei giocatori), sono nulle, ed è un dato drammatico. Oggi la patrimonializzazione di una società di basket è il valore del marchio, il valore patrimoniale dell’impianto, se presente, e la capacità di sviluppare delle sinergie commerciali che però oggi si basano sul mettere in piedi una serie di iniziative che ci permettano di capire se siamo appetibili e che facciano sentire il partner commerciale un compagno di viaggio 365 giorni l’anno. Dobbiamo avere una struttura che permetta al partner di sentirsi parte del club e costruire una base per vedere cosa siamo in grado di proporre a vari livelli, come ad esempio un ‘match day sponsor’. Dobbiamo essere noi che andiamo a costruire e proporre. Abbiamo la fortuna di essere a Roma, una città che già solo nel nome ha un brand importantissimo, riconosciuto nel mondo, la Virtus è Roma e questo è un elemento di grande forza. Oltretutto il marchio Virtus ha una continuità di 57 anni, non è mai passato per interruzioni o aste fallimentari; certo questo ha avuto il prezzo doloroso di una autoretrocessione, lo sappiamo bene. Ma questo marchio, uno dei pochissimi della tradizione del basket italiano a essere sopravvissuto a fallimenti e sparizioni, ha un valore anche commerciale preziosissimo».
Palazzetto: «La situazione del Palazzetto mi preoccupa molto. La casa di un club è importante quanto il roster e lo staff. Abbiamo esempi come quello della Juventus che da quando ha lo stadio ha fatto un salto di qualità, perché ti permette tra le altre cose di fare iniziative commerciali che altrimenti non potresti avere. Noi con le nostre forze faremo di tutto affinché quest’anno si riescano a fare le cose che è possibile fare, però è chiaro che se tra un anno il Palazzetto sarà chiuso per fare degli interventi di ristrutturazione, credo sia un problema di tutto lo sport e della città di Roma dotare la pallacanestro di una casa che sia degna. Ci saranno dei tavoli di discussione che spero possano partire il prima possibile, ma è evidente che noi dobbiamo sapere al più presto quale sarà la nostra casa il prossimo anno». Obiettivi nel breve e lungo periodo: «Sicuramente raggiungere quanti più appassionati di pallacanestro possibile in una percezione di collaborazione positiva, che la gente percepisse che stiamo facendo il possibile per riportare la pallacanestro romana dove merita, cioè in Serie A. Ma una Serie A che sia fatta in modo fresco, che riporti l’entusiasmo anche nei tifosi che si sono distaccati negli ultimi anni, guardando al futuro ma anche richiamando la tradizione, come stiamo facendo ultimamente rispolverando il blu-arancio del Banco nei nostri contenuti. Nell’immediato vogliamo sicuramente aumentare a livello comunicativo l’interazione con i tifosi grazie ai social network che sono un veicolo di avvicinamento sempre più importante e studiare iniziative che possano coinvolgerli costantemente».
Mercato: «Il lavoro fatto da tutta l’area tecnica lo scorso anno è stato molto buono, per questo non abbiamo avuto bisogno di cambiare dieci giocatori. Avevamo un’idea con Brown e Sandri in squadra ma le operazioni che sono state fatte dopo hanno comunque riguardato giocatori che il coach e il suo staff avevano già presenti. Lee Roberts ad esempio era seguito da mesi da coach Corbani, per molto tempo sembrava difficile prenderlo ma poi il vivere a Roma ha fatto la differenza nella sua scelta. L’infortunio di Chessa dispiace molto perché Massimo è un ragazzo molto connesso, con una grande forza mentale all’interno del gruppo, ora aspettiamo di capire i tempi di recupero. Leggiamo spesso il nome di Tony Dobbins: è un giocatore con il quale siamo in contatto da un mese e mezzo, abbiamo fatto un’offerta molto competitiva ma lui ora ha delle situazioni famigliari da risolvere che non gli permettono di prendere una decisione adesso, quando sarà in grado di farlo vedremo se i nostri interessi saranno ancora reciproci. Ma deve essere chiaro che è sbagliato pensare che la Virtus Roma non sappia ci sia Dobbins o che la Virtus voglia risparmiare, noi lo avremmo preso già 45 giorni fa ma ci è stato chiesto di aspettare e noi rispettiamo la sua scelta. Se ad ogni modo l’infortunio di Chessa dovesse avere tempi lunghi interverremo, ma lo faremo solo su giocatori mirati e non tanto per prendere un giocatore che poi magari non ci può tornare utile».