Ciani: Le regole di "protezione della specie" hanno fatto del male ai giocatori italiani
Le parole del coach della Moncada Agrigento sullo stato di salute del basket italiano
(Ciamillo & Castoria)
Il coach della Moncada Agrigento, Franco Ciani, ha rilasciato una lunghissima quanto interessantissima intervista a Buzer Beater Blog.
Una delle domande fatte al coach di Agrigento è sullo stato di salute del basket italiano.
Con gli occhi di chi ha attraversato decenni in questo mondo, come giudichi lo stato del basket italiano?
“È una cartella clinica molto ondivaga e diversificata. È un momento in cui la Nazionale è in un ciclo di giocatori importanti come forse non aveva da tempo e potrebbe fare un risultato che manca da tanto. Economicamente soffriamo le pene dell’inferno, come tutta la società italiana, del resto il voluttuario, ovvero il mettere dei soldi laddove non è indispensabile, è la prima cosa che si toglie sia per quanto riguarda gli sponsor che per quanto riguarda i tifosi. Credo che giocatori e procuratori dovrebbero fare mente locale e realizzare che la realtà è diversa oggi e soprattutto i giocatori italiani dovrebbero pensare che le regole di protezione della specie sono regole che gli hanno fatto del male. Perché se da un lato gli hanno dato delle grandi chance dall’altro gli hanno tolto delle grandi motivazioni al miglioramento, questo aspetto gli è un po’ sfuggito di mano. Quando uno esce dalle giovanili e sa che giocherà e guadagnerà per il solo fatto di avere una certa data di nascita non è mai stimolato a migliorare veramente. Quelli bravi giocavano in Serie A da giovani già vent’anni fa, adesso ci sono le regole che te li impongono e che consentono loro di ipotizzare che sia tutto in discesa; non capendo più che otto ore dopo che non sei più Under sei una pezza da piedi qualunque che nessuno vuole più, a meno che tu non abbia dimostrato delle cose. Credo che gli unici che ne abbiano tratto un beneficio siano quelle società che hanno strutturato il settore giovanile in un certo tipo, anche perché non vedo grandi infornate di giocatori giovani di grande qualità uscire dai vivai e purtroppo non vedo nemmeno tanti giocatori con un bagaglio tecnico e individuale di conoscenza del gioco adeguato a quello che è l’impatto con le prime squadre”.
QUI TUTTA L’INTERVISTA, ASSOLUTAMENTE DA LEGGERE.