Milano, dopo Scariolo da chi ripartire?
5 nomi per la panchina dell'EA7 il prossimo anno
L’Olimpia Milano ha completato un’altra stagione molto deludente, battezzata dal presidente Livio Proli come la peggiore della gestione Armani, e la dipartita di Sergio Scariolo mette ora in risalto il problema dell’allenatore da scegliere. Prima di passare alle scelte occorre analizzare il problema: il presidente Proli ha dichiarato che probabilmente ha commesso un errore nel scegliere giocatori veterani ma con poca fame e qui gli possiamo dare ragione in toto, perché se c’è una cosa che si è notata è la mancanza di cattiveria quando si doveva mettere sul parquet per alzare il livello (vedi coppa Italia con Varese e varie gare nella serie contro Siena). Perciò la scelta dell’allenatore dovrà essere vincolata da una scelta del roster della prossima stagione con un giusto mix di gioventù, fame e voglia di vincere. Ora passiamo in rassegna alcuni allenatori che potrebbero fare al caso di Milano, con alcuni nomi conosciuti e altri sui quali bisognerebbe scommettere.
1) ANDREA TRINCHIERI
Diamo Milano ai milanesi? Allora Trinchieri è l’uomo giusto al posto giusto. Stile di gioco molto diverso da quello di Scariolo, ma che per Cantù è stato quanto mai redditizio. Trinchieri è stato eletto due volte allenatore dell’anno e questo già qualcosa sul suo curriculum dovrebbe contare, tanto che la Grecia ha pensato proprio a lui come allenatore della propria nazionale. È uno sanguigno e sa trasmette ai giocatori il desiderio di lottare per la maglia che indossano. Il tipo di basket che predica predilige centri mobili e che occupano spazio nell’area, mentre Scariolo apprezzava anche un lungo capace di far fuoco dal perimetro. Da molta importanza al ruolo della guardia anche in fase di playmaking. Il suo score negli anni canturini è stato comunque molto influenzato dall’ottima gestione sportivo-manageriale di Bruno Arrigoni, che lo ha messo in condizione di operare con giocatori ottimi che lui ha trasformato in qualcosa di più. Ecco se vogliamo fargli un elogio particolare dobbiamo parlare della sua capacità di fare squadra in ogni circostanza in cui è capitato, da Soresina, passando per Veroli fino a Cantù. Ha fatto tanta gavetta e si è conquistato il rispetto e la stima degli addetti ai lavori grazie alle sue ottime conoscenze di basket e alle sue capacità di motivatore. È Milanese, in pratica è nato a Milano cestisticamente e ha fatto il vice qui all’Olimpia per 6 anni…richiamare il figliol prodigo adesso non sarebbe una pessima idea, senza dimenticare che i canturini non la prenderebbero benissimo e risvegliare la passione per il derby è svegliare il “fuoco sacro che è mancato”.
2) DUSAN IVKOVIC
Ha l’accordo con il Fenerbahce. Anzi no. Ci va Obradovic. Nella tonnara di Istanbul non si riesce a capire molto, ma si da il caso che qualora resti libero il settantenne Dusan Ivkovic sia il miglior allenatore disponibile sul mercato. Un generale d’acciaio! Uno che vuole vederti lottare, combattere e vincere e che di conoscenza cestistica ne ha abbastanza per insegnarne a chiunque; è sufficiente passare in rassegna il suo palmares: 3 campionati greci, 3 russi, uno jugoslavo, 4 coppe di grecia, una jugoslava e una russa, 2 coppe korac, una saporta, una ULEB e 2 euroleghe. Potremmo anche fermarci qui, ma ci piace approfondire il contesto di squadra che crea. L’Olympiakos di Ivkovic non è solo un sistema particolarissimo, ma è una delle squadre con la difesa più dura che sia mai passata in Europa. Era data eliminata addirittura in regular-season, ma poi trascinata dal giocatore di turno è arrivata alla vetta stupendo tutto il continente. Sicuramente avere lui costerà molto sia in termini di stipendio, sia in termini di roster che andrà rivoluzionato, ma la dirigenza di Milano e Armani vogliono vincere e nessuno ha mai vinto spendendo un pugno di arachidi (slavo rarissime eccezioni).
3) SEBASTIAN MACHOWSKI
41 anni e appena nominato coach dell’anno in Germania. Volessimo fare un paragone potrebbe essere un Trinchieri tedesco, visto che quest’anno ha fatto una grandissima ed inattesa stagione portando l’Oldenburg (deturpato di Bobby Brown e Kenny Hasbrouck arrivati in Italia rispettivamente a Siena e Bologna) a una sola vittoria dal primo posto in classifica, attaccandosi al Bamberg e lanciandosi come contender per il titolo (Ratiopharm permettendo). Da giocatore è passato anche in Italia, giocando con la Virtus Roma e con Fabriano, ma fu solo una comparsa, mentre adesso potrebbe veramente essere un allenatore giovane emergente e con delle idee a dare qualcosa di nuovo alla panchina dell’Armani. La sua grande abilità è stata quella di aver fatto migliorare giocatori apparentemente sconosciuti (Michael Umeh di Trento è uscito proprio ai New Yorker Phantoms la scorsa stagione, dopo aver fatto stagioni discrete o appena buone in Spagna) ed aver ridato motivazioni a giocatori che avevano perso dimore (il più lampante caso: l’ex napoletano LaMarr Greer, che girovagava senza meta da tre stagioni). Machowski è un allenatore capace di adattarsi alla situazione che trova e che fa grandissimo uso della panchina, facendo giocare molto anche i giovani. Nessuno dei suoi giocatori quest’anno ha giocato più di 27 minuti di media e questo per Melli e Gentile potrebbe essere un eccellente situazione in cui misurarsi. Il sistema che ha costruito quest’anno ad Oldenburg è eccellente e ha un equilibrio perfetto tra perimetro e gioco interno. Ovviamente va verificato in un contesto di maggiore pressione, ma la scommessa potrebbe valere il dividendo. Dopo Katowice, Braunschweig e Oldenburg…Milano? Suona strano, ma perché no?
4) PAOLO MORETTI
Paolo Moretti è il demiurgo. L’uomo a cui dai la materia e lui la plasma fino a farne una squadra con senso logico dalla A alla Z. Il coach di Pistoia in Serie B è quasi un peccato capitale e la sua conoscenza di basket varrebbe assolutamente la panchina di Milano. Non è solo un semplice creatore di squadre, ma un vero allenatore nel senso della parola, uno che insegna e che lavora sui difetti dei giocatori singoli oltre che del sistema. Sotto di lui moltissimi giocatori semisconosciuti si sono affermati (tra i casi più recenti possiamo citareHardy) e tanti altri hanno trovato a Pistoia il sistema ideale in cui giocare (Bobby Jones dopo l’NBA e Jarvis Varnado dopo il draft). Pistoia ogni anno viene data come squadra con poche possibilità e ogni anno arriva a pochissimo dal fare il colpo dell’anno. Arriverà la stagione giusta e a quel punto si consacrerà definitivamente. Giungesse a Milano potrebbe iniziare un progetto triennale e non dover più vedere la sua squadra smantellata ogni anni come succede a Pistoia. Il problema pressione in riferimento alla sua persona sarebbe un discorso banale. Uno che ha sconfitto la leucemia può essere timoroso di qualche cosa?
5) ORHUN ENE
45 anni e una carriera che non hai preso strade diverse che non fossero entro lo stato turco. Orhun Ene dal 2009 allena il Bandirma Banvit e sta ottenendo risultati sorprendenti facendo un gioco notevole ed esaltando nel proprio sistema le caratteristiche dei singoli che gli vengono acquistati. Il Bandirma dal 2009 è diventato nelle ultime due stagioni una delle forze del campionato turco e il merito è quasi esclusivamente del coach, che ha anche già allenato la nazionale turca dal 2010 al 2012. Ene ha tirato fuori il meglio da giocatori tagliati o caduti nel dimenticatoio nelle grandi squadre: solo quest’anno Kalin Lucas (Olympiakos), Sammy Meija (CSKA). Ha inoltre dato un orgoglio di team a molti americani che sono venuti: Chuck Davis (atletico e stoppatore) e la guardia Keith Simmons, sono arrivati nel 2009 con lui e non se ne sono più andati. Quando si guarda una partita del Banvit la prima cosa che si nota è la perfetta posizione dei giocatori in campo e la grossa distinzione dei ruoli. Non c’è mai anarchia tattica né in attacco né in difesa. Il Banvit potrebbe avere accesso all’Eurolega la prossima stagione, intanto si giocherà il titolo con diverse chance di contenderlo fino in fondo. Allenatore di cui si sentirà parlare e il trascorso di Ergin Ataman qualcosa in Italia ha insegnato. La Turchia è nazione che forgia gente di basket e lui è solo l’ultimo.
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