Pietro Aradori: 'Siena scusami, ma a Cantù mi diverto'
Il giocatore neo Cantù: 'Dopo il primo allenamento sono tornato a casa più contento di come mi sono sentito in tutti i due anni al Montepaschi. Allo specchio mi sono detto: Pietro, hai fatto la scelta giusta'
Pietro Aradori ha rilasciato un'intervista a Il Corriere della Sera parlando dei suoi primi giorni con la maglia della Pallacanestro Cantù. Ecco le sue parole, anche dure nei confronti del coaching staff della Mens Sana.
"Dopo il primo allenamento sono tornato a casa più contento di come mi sono sentito in tutti i due anni al Montepaschi. Allo specchio mi sono detto: Pietro, hai fatto la scelta giusta: adesso conto di tornare il giocatore totale che ero prima di andare a Siena. Male l'aria toscana? Non è questo. Anzi, da un punto di vista mentale stare sempre sul pezzo, giocare quando non te lo aspetti e non giocare quando pensi di meritartelo, mi ha reso più forte. Cosa non mi piaceva a Siena? Esclusivamente il mio impiego tecnico. Della società dico solo bene, ma alla fine quello che fa la differenza per un giocatore è il suo utilizzo. Ho avuto l'impressione che a credere in me fosse il solo presidente Minucci, che ringrazierò sempre per come mi ha considerato e trattato. Tutto lo staff tecnico, invece, sembrava "non vedermi"...Lo dimostra il fatto che quando contava, in Eurolega non giocavo mai. Andando a Siena, mi era stato detto che avrei rimpiazzato Henry Domercant, non uno qualsiasi: non ero io quello che costruiva castelli in aria. Pianigiani stesso coach in nazionale che mi ha dato spazio? Mancavano due dela Nba e qualche altro italiano..Pianigiani mi usa quando non ne può fare a meno? È quello che è successo...Delusione più cocente? Alla fine del dicembre scorso. Ho segnato 20 punti al Barcellona e nel turno successivo 23 al Prokom. Ma negli incontri successivi avrò giocato in tutto 3 minuti. Senza spiegazioni da parte del tecnico. Se sembra strano a voi, figuratevi a me... Capita. Ribadisco che non c'è nulla di personale nei confronti di Siena, di Pianigiani e del suo staff. Semplicemente, quella non era la mia pallacanestro. E ci soffrivo. Cantù? Anche da avversario mi è sempre piaciuto il suo sistema: aiuta i giocatori e non ne reprime la libertà. Supercoppa? Ci sto pensando dal giorno in cui ho scelto Cantù: ho una voglia matta di giocare quella partita. Per rivincita? No, per vincerla".
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