Keith Langford: 'Meglio big a Milano che la NBA'
Il giocatore è tornato in Italia, sempre agli ordini di Scariolo. Langford ha anche belle parole per il coach di Cantù, Andrea Trinchieri
Keith Langford ha rilasciato un'intervista a La Gazzetta dello Sport parlando del suo ritorno in Italia e della stagione che verrà in casa Olimpia Milano.
"Nella mia decisione è stata fondamentale la presenza di Sergio Scariolo: la fiducia che aveva dimostrato in me al Khimki e la familiarità col suo sistema ha fatto la differenza. Lasciata Bologna un pezzo grosso in Europa? Lo devo al mio agente. E' stato lui a consigliarmi di costruirmi una carriera solida qui senza la tentazione di riprovare ogni estate con la Nba. All'inizio facevo fatica ad accettarlo, ma aveva ragione. Portaluppi (suo compagno a Soresina, ndr)? «E' buffo ritrovarlo qui, è sempre lo stesso, con la stessa faccia e la stessa espressione qualsiasi cosa succeda... Lui, e gli altri compagni di Soresina, mi hanno aiutato, preso con loro, sostenuto nei momenti difficili perché ero al mio primo anno lontano da casa. Ma devo molto anche al coach di allora, Trinchieri che mi ha insegnato come sfruttare le mie qualità nel gioco europeo. So che Trinchieri è uno dei grandi rivali di Milano ma gli sono grato. Mi diceva: "Per dare il meglio di te devi essere il giocatore più importante della squadra e nella Nba non potrai mai riuscirci, in Europa sì". All'inizio non accettavo questa teoria, abbiamo avuto anche qualche scontro. A 28 anni ho capito che aveva ragione. Infortunio al Khimki nel momento del decollo? E' stato un momento molto duro: se non stai bene perdi fiducia in te stesso. Onestamente il Khimki ha ottenuto dei risultati migliori senza di me. Intanto però aveva cambiato allenatore, ne è arrivato uno a cui non piacevo e che non piaceva neppure a me, situazioni che mi hanno fatto lasciare la Russia ma anche rivedere dentro me stesso, tornare all'essenza delle cose. Blatt è stato l'allenatore ideale per il momento che stavo vivendo dopo l'infortunio, capace ogni giorno di spingerti, di stimolarti, di sfidarti a tornare il giocatore pre-infortunio ma, anche, con la comprensione di quello che stavo passando. Lui e tutto il Maccabi sono stati fondamentali per me. Hendrix come è? E' una persona simpatica e aperta in campo come fuori. E: forte e fa tutte quelle cose, che magari sulle statistiche non si vedono, ma che sono fondamentali per vincere: sporcare un pallone, costringere l'avversario a perdere la palla, presenza in area. Sapere che a Milano c'era Richard ha facilitato la mia scelta. Serie A? Mi piace, ci sono 16 squadre competitive non come in Russia o in Israele. Ho già sperimentato a Bologna che quando si dice che ogni partita è importante, che puoi perdere contro chiunque qui non è un cliché ma la verità. Pronostico? E' una squadra con grandi giocatori che ha la possibilità di lasciare il segno anche in Europa ma dirlo prima non serve: per essere un vincente devi vincere. Ma c'è tutto perché la strada sia quella giusta. Rimpianti per la NBA mancata? Nessuno, mi piace essere un giocatore importante in Europa. Ora voglio vincere anche qualcosa di importante. Ho iniziato col Maccabi e quando ci arrivi poi non vuoi più tornare indietro".