Giovane tifoso espulso a Cantù, il papà: 'Denuncio Facchini'
Il papà del ragazzo è un avvocato
Come riporta La Provincia, il papà del ragazzo di 17 anni che è stato 'espulso' domenica scorsa dall'arbitro Fabio Facchini nel corso della partita tra Bennet Cantù e Benetton Treviso, è pronto a denunciare l'arbitro. Queste le parole del papà del ragazzo.
"Mio figlio ha sbagliato, su questo non ci piove, e ha già sentito le sue. Ma certo non può essere criminalizzato in questa maniera. Il signor Facchini ne risponderà nelle sedi opportune" ha detto il papà del ragazzo.
Da La Provincia: "Facchini, che ha da poco fischiato un fallo tecnico a Shermadini, confabula con il suo collega Lo Guzzo sulla linea di metà campo quando all'improvviso si dirige verso la panchina brianzola, parla con un paio di dirigenti, chiama time out e fa rientro negli spogliatoi interrompendo la sfida. Di lì a breve lo seguiranno gli altri due fischietti e gli ufficiali di campo. Sul parquet e sugli spalti ci si interroga su cosa sia mai accaduto. Intanto, alcuni addetti della security, peraltro con molta discrezione, si avvicinano a un ragazzino seduto nel parterre e lo accompagnano fuori. Si saprà dopo che il suo allontanamento è stato espressamente richiesto da Facchini pena la sospensione definitiva della gara".
Queste le altre dichiarazioni del papà del 17enne: 'Mi risulta che il signor Facchini avrebbe dapprima sostenuto di essere stato colpito da uno sputo di mio figlio - spiega il padre - per poi andare più sul vago affermando che oggetto dello sputo sarebbe stato un non meglio individuato giocatore della Benetton. E invece nulla di tutto ciò. Si tratta di un falso ideologico del quale quell'arbitro sarà chiamato a rispondere. Perché mio figlio, sbagliando sia chiaro, gli ha dato dello scemo. Insomma siamo difronte a un ragazzino di 17 anni che si rivolge in quella maniera all'indirizzo di un arbitro. Non c'è dubbio, allora, che la reazione di Facchini sia stata inusitata e spropositata. A insultarlo erano in molti, ma lui se l'è presa con un ragazzino, facendolo passare per capro espiatorio di non si sa neppure bene che cosa. Non c'è stata aggressività, né tantomeno invasione di campo, eppure si è sentito in dovere di interrompere la partita e di far allontanare mio figlio. Lui si dovrà scusare per quest'offesa al direttore di gara e a me spiace per la società, ma ora è doveroso che mio figlio venga tutelato per essere stato messo in questo modo alla berlina. Lui ha avuto una crisi di pianto, io non ho dormito tutta la notte e come famiglia siamo ovviamente e comprensibilmente molto amareggiati per quanto accaduto. Anche mia moglie ha una gran passione per la pallacanestro, siamo tutti abbonati, ma non so dire se torneremo ancora al palazzetto".
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