La GIBA è con Petrucci: Gli italiani non si toccano. Campionati a rischio
L'allarme della GIBA
Nelle scorse ore, il Presidente della Federazione Italiana Pallacanestro, Gianni Petrucci, è intervenuto circa l’impiego dei giocatori comunitari nel basket, dopo le contestazioni che l’Unione Europea ha mosso sulla libera circolazione dei giocatori professionisti comunitari, chiedendo il supporto del CONI durante il Consiglio Nazionale e dichiarando, fra l’altro: «Il CONI dovrebbe supportare la posizione della FIP, dal momento che è un suo dovere tutelare il patrimonio degli atleti. Io non sono contento che giochino tutti stranieri. Se il CONI non mi tutela andrò avanti da solo».
In relazione al complesso delle dichiarazioni, rilasciate in merito alla questione dal Presidente Petrucci, la GIBA sottoscrive il pensiero del massimo esponente federale e lancia un “allarme campionati”, schierandosi completamente al fianco degli atleti italiani.
Il Presidente della GIBA, Alessandro Marzoli, dichiara: «La questione della completa liberalizzazione del mercato agli atleti stranieri è delicatissima e mette a rischio l’intero sistema della pallacanestro italiana. Già oggi i giocatori italiani sono estremamente penalizzati dalle regole attuali. Con impegno e fatica ragazzi come Aradori, Hackett, Melli, Polonara, i fratelli Gentile e Cinciarini e altri ancora hanno conquistato minuti e fiducia, mentre tanti altri giovani meriterebbero più spazio di quanto ne hanno oggi. Il basket non è il calcio e la posizione del Presidente Petrucci è correttissima, siamo al suo fianco. Anche perchè in un momento di estrema difficoltà per il basket, con club che faticano a rimanere in vita e spazi televisivi pari quasi allo zero, c’è la concreta possibilità che si fermi tutto. Chiediamo al CONI e al presidente Malagò di scendere in campo a sostegno della FIP e degli atleti italiani. Ho già scritto una lettera al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, pronto a guidare per l’Italia il semestre europeo, per illustrare nel dettaglio la problematica. Non si può accettare senza discutere l’indicazione comunitaria, bisogna rivedere tutto con attenzione e lungimiranza. Pensare ad un basket senza limiti agli atleti stranieri – per quanto comunitari, oltre ai posti per i “Cotonou” e ai posti per gli extracomunitari – non è ipotizzabile né accettabile. Non è una lotta di retroguardia o spirito nazionalistico, bensì una vera e propria battaglia contro l’estinzione di una specie, non protetta, che già oggi conta pochissimi esemplari».
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