L'impatto di Ryan Anderson
L'ex power forward degli Orlando Magic è uno dei pezzi più importanti nello scacchiere di Monty Williams

Durante la offseason prima e nella preseason poi, abbiamo cercato di documentare la rivoluzione in atto nel roster dei Pelicans. Su mandato della proprietà il gm Dell Demps ha aggredito da subito il mercato NBA , sacrificando, oltre a due titolari della squadra della scorsa stagione, anche un bel pezzo di futuro - Nerlens Noel e la prima scelta 2014- pur di arrivare a quei giocatori adatti ad accellerare il processo che nelle intenzioni dovrebbe portare la squadra ai vertici della Western Conference.
Le prime due/tre settimane di regular season sono state negative sul piano dei risultati - 6 vinte e 3 perse - ma hanno certificato l'incredibile ascesa di Anthony Davis, al momento primo giocatore NBA nel Player efficient rating (P.E.R) con 29.9, davanti a LBJ (29.3) e Kevin Love (28.1), terzo per media rimbalzi offensivi con 4.2 - meglio solo Andre Drummond e DeAndre Jordan. Inoltre secondo Player Tracking è quarto NBA per media di contested rebounds con 5 a gara-, secondo nelle stoppate con 3.9 - primo Roy Hibbert con 4.3-, oltre i venti punti a partita con il 49% dal campo ed l'84% ai liberi (ben 6.8 ad allacciata di scarpe). L'ex Kentucky sembra avere anche la testa giusta per diventare in breve uno dei primissimi giocatori della lega sui due lati del campo, già da ora la sua sola presenza sconsiglia gli avversari ad avventurarsi in penetrazione - secondo Player Tracking Davis ha concesso agli avversari appena il 40% nelle conclusioni vicino al ferro-.
Se c'è un giovane che ha le carte giuste per arrivare a dominare la NBA, di sicuro è lui....
Uno dei motivi della falsa partenza è stata l'assenza di Ryan Anderson, giocatore fondamentale per aprire il campo in una squadra che ha validi penetratori come Holiday, Gordon - timidi segnali di risveglio - e Evans, tutti e tre capaci di andare fino in fondo e/o di servire l'assist - nei 92 minuti in cui sono stati utilizzati insieme in stagione la squadra ha un plus/minus di +27. Risultato uguale, ma ottenuto in soli 21 minuti, dal lineup con i tre esterni più Davis e Anderson.... -. Ovvio che senza l'ex Orlando Magic le spaziature siano state problematiche.
Dal suo ritorno in campo il record è di 3 vinte su 3, la squadra è passta da 14.3 a 20 tiri da tre tentati per partita, ed ha segnato oltre 119 punti ogni 100 possessi, un valore insostenibile per la durata della stagione -Miami è prima con 111.5- che però rende l'idea del potenziale di fuoco a disposizione.
In questa mini striscia positiva Anderson ha segnato 19.3 punti con il 57% dal campo e 13 su 21 da tre. Vediamo il dettaglio delle 13 triple tentate nel periodo in questione:
Con lui in campo i Pelicans hanno attaccato e difeso meglio, ovviamente il dato riguarda tre partite casalinghe con avversari più che abbordabili, e quindi non è di certo definitivo, ma le prime indicazioni per coach Williams con la squadra quasi al completo - fuori Stiesmma- sono più che positive,
Sembra molto probabile che anche i Pelicans prenderanno parte all'appassionante battaglia per un posto nei playoff della Western Conference.