NBA draft report Vol.4
Quarto appuntamento sui futuri giocatori NBA
Sorprese e delusioni dopo la prima parte di stagione.
Durante i primi due mesi abbondanti di stagione NCAA le partite sono stabilite dai vari coach, ognuno stila il calendario della propria squadra a sua discrezione. C’è chi preferisce testare fin da subito il proprio gruppo, mentre altri preferiscono una partenza ‘morbida’ per accumulare facili vittorie e aumentare la fiducia della propria squadra. Lo stesso comitato NCAA nello stabilire i partecipanti al tabellone del torneo finale - oltre alle università aventi diritto come vincitrici del torneo della propria conference - non si limita a guardare il numero delle vittorie delle varie candidate, e spesso negli ultimi anni ha penalizzato proprio squadre con una prima parte di calendario ‘soft’.
Questa piccola introduzione è necessaria per sottolineare che le cifre di queste prime 12/13 partite in alcuni casi sono gonfiate dalla pochezza degli avversari affrontati, e perciò destinate ad abbassarsi notevolmente dopo le partite di Conference, dove, oltre al livello generalmente più alto, c’è molta più pressione sulle varie squadre a causa delle tante storiche rivalità e dell’avvicinarsi del periodo clou della stagione.
Tra le sorprese ad alto livello , oltre a Michael Carter-Williams di Syracuse di cui abbiamo parlato recentemente, c’è sicuramente Ben McLemore, redshirt freshman di Kansas che ha trascinato i Jayhawks ad un ottimo inizio stagione – 11 vittorie ed una sconfitta, N.6 del ranking AP appena uscito-, con la perla dei 22 punti e 6 rimbalzi nella vittoria 74-66 contro la Ohio State del ‘nostro’ Della Valle. Alto 1.97, ottimo atleta capace di spettacolari highlight, gioca duro in difesa, in attacco unisce un discreto tiro dalla media distanza alle schiacciate ed i tiri da tre. Ancora non ha il killer instinct dei grandi realizzatori, a questo riguardo coach Self lo ha pubblicamente incitato ad inizio stagione, chiedendogli di prendere più iniziative in attacco. Per McLemore – protagonista al liceo di una furiosa lotta per il suo reclutamento tra la stessa Kansas e i rivali di Missouri – in 12 partite le medie sono di 15.8 punti -54%da due, 41% da tre, 87% ai liberi-, 5.5 rimbalzi con 1.2 recuperi e 0.8 stoppate in circa 29 minuti. L’esterno da Saint Louis ha confermato quel che di buono si diceva su di lui nella scorsa stagione, passata ad allenarsi -senza poter giocare a causa di problemi accademici- nel gruppo che aveva tra le sue file anche Tyshawn Taylor e Thomas Robinson – ora nella NBA rispettivamente a Brooklyn e Sacramento- ,arrivato alla finalissima NCAA.
Dopo un avvio lento anche Shabazz Muhammad ha iniziato a macinare gioco e punti per la sua UCLA; per l’atletica guardia/ala freshman nelle ultime 4 giocate ci sono ben 100 punti – 25 tondi di media- con 27 su 48 da due, 9 su 18 da tre e 19 su 23 ai liberi. Ad UCLA fino ad ora la stagione ha avuto più bassi – sconfitta contro la modesta Cal-Poly, la decisione di lasciare la squadra da parte della guardia Tyler Lamb e del mastodontico centro Josh Smith, i recenti malumori del centro freshman Tony Parker dovuti allo scarso minutaggio…-che alti – la recente vittoria casalinga ( 28 Dicembre) contro Missouri, allora N.7 del ranking-, nonostante tutto Muhammad - aiutato dall’aver perso qualche chilo di troppo..- è riuscito ad imporsi come leader offensivo, adesso dovrà confermarsi nella regular season della Pac 12 se vorrà portare i Bruins al torneo NCAA.
Tra le delusioni c’è sicuramente Adonis Thomas, grandissimo atleta sophomore di Memphis che è in crisi prolungata da inizio stagione. Prospetto del primo livello dal punto di vista fisico ed atletico - 2.01, ottimo saltatore, veloce ed esplosivo-, non ha compiuto progressi tangibili in attacco, fermo a 10.1 punti col 39% dal campo e il 16% da tre. Forse avrebbe bisogno di allontanarsi dalla ‘sua’ Memphis, dove è l’idolo incontrastato assieme all’altro prodotto locale Joe Jackson, anche perché nella prossima stagione si uniranno ai Tigers tanti ottimi liceali, tra i quali almeno due – Kuran Iverson e Nick King- giocano nel suo stesso ruolo.
Un altro atleta che non ha reso secondo le aspettative è sicuramente James McAdoo, pronosticato da molti esperti come probabile All American a fine stagione, dopo l’annata scorsa passata ad imparare alle spalle dei vari Harrison Barnes, John Henson e Tyler Zeller. McAdoo però non sembra tagliato per fare la prima opzione offensiva, anche perché non è in grado di costruirsi con continuità occasioni in attacco, preferendo sfruttare velocità e opportunismo in situazioni dinamiche – ottimo nel convertire a canestro dopo il rimbalzo in attacco- ,spesso create da iniziative altrui. Le sue cifre fino ad ora - 14.6 punti con il 44% dal campo ed il 61% ai liberi, 8.2 rimbalzi, 1.6 assist e 1.5 recuperi in 29 minuti di media- confermano la sua scarsa attitudine come prima punta, ruolo che comunque difficilmente gli verrà chiesto di svolgere nella NBA, dove comunque l’atletica ala potrà tranquillamente costruirsi una dignitosissima carriera. Le grandi aspettative sul suo conto - oltre che per ‘colpa’ dei vari esperti…- sono probabilmente figlie della sua ottima carriera al liceo, MVP di diversi All Star post stagionali e secondo solo ad Anthony Davis tra i lunghi arrivati al college per l’annata 2011/2012.
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