NBA, corsa aperta al premio di Rookie of the Year
Chi dopo due mesi di stagione merita il premio di Rookie of The Year?
Rookie dell’anno:
- Ad oggi è chiaramente una corsa con due candidati nettamente in testa, Anthony Davis degli Hornets e Damian Lillard dei Trail Blazers, gli unici a produrre buone cifre ad un discreto livello;
- Il lungo da Kentucky - reduce da una stagione letteralmente dominante con i Wildcats- è stato rallentato da qualche problema fisico, ma nelle partite giocate ha dimostrato di esser già in grado di tenere botta nelle aree NBA. Più avanti del previsto anche in attacco, nelle 15 occasioni in cui ha visto il campo ha segnato 14.5 punti con il 49% dal campo, condendo il tutto con 8.4 rimbalzi , 1.8 stoppate e 1.2 recuperi –primo tra i rookie nelle tre categorie - in 31 minuti di media. Futuro All Star, dovrà migliorare però la tenuta fisica per sostenere il duro calendario NBA.
- Damian Lillard è il miglior realizzatore tra i rookie con 18.6 di media, il miglior passatore con 6.7 assist a partita – secondo il russo Shved con 4.4- ed anche quello che gioca di più, con i quasi 38 minuti di media che gli concede coach Stotts; sostanzialmente Lillard gioca nella NBA come giocava nella Big West con Weber State fino all’anno scorso, le sue percentuali al tiro sono leggermente calate – dal 46% totale ed il 40% da tre del college al 43% dal campo e il 37% da tre attuale- ma la transizione dal college basket alla NBA è stata praticamente indolore…A suo favore il fatto che non ha la minima concorrenza nel ruolo ai Blazers, condizione di solito riservata solo ai grandissimi…
Dietro i due favoriti ci sono diversi giocatori che hanno mostrato flash abbaglianti di talento, su tutti i giovanissimi – entrambi sotto i venti anni- Michael Kidd-Gilchrist e Andre Drummond; il primo gioca con un’intensità senza precedenti per un diciannovenne, ha limiti oggettivi come realizzatore ma per il resto è già su ottimi livelli. In quasi 28 minuti segna 10.8 punti -50% dal campo, 77% ai liberi- a cui aggiunge 6.3 rimbalzi, 1.9 assist, 1.4 stoppate e 0.9 recuperi. Ottima scelta – finalmente – dei Bobcats e già idolo dei tifosi, con l’etica lavorativa e le doti fisiche che si ritrova è una grande base di partenza per il nuovo ciclo della squadra di sua maestà Michael Jordan.
Il centro ex Connecticut scelto da Detroit è probabilmente secondo solo a Davis – e nemmeno di tanto- tra i rookie per potenziale, ed ha iniziato la stagione con un approccio molto più determinato di quello che aveva con gli Huskies, deciso a far pentire le squadre che hanno scelto prima dei Pistons( N.9); in 19 minuti di media segna 6.9 punti – 57% da due, solo il 40% ai liberi- con 7 rimbalzi, 0.8 recuperi e 1.5 stoppate di media, quinto – alla pari con Jordan Hill dei Lakers- in tutta la NBA nella classifica dei rimbalzi parametrata sui 48 minuti e decimo assoluto in quella delle stoppate sempre sui 48 minuti. Ad appena 19 anni è uno tra i lunghi più promettenti della lega, nella partita contro Washington in 21 minuti ha totalizzato 11 punti con 14 rimbalzi e 5 stoppate, l’ultimo rookie a raggiungere cifre simili prima di Andre è stato un certo Dwight Howard nel lontano 2005 – precisamente il 6 Aprile contro Chicago, con 14 punti, 15 rimbalzi e 7 stoppate-.
Harrison Barnes è in calo – 5.6 punti con il 27% dal campo ed il 18% da tre nelle ultime 5 giocate- dopo una buona partenza, tra le migliori matricole è quello che gioca con la squadra più forte – almeno attualmente- e quindi difficilmente avrà modo di produrre le cifre necessarie a competere con i primissimi, in 25 minuti di media da small forward titolare segna comunque 8.7 punti – 40% dal campo, 31% da tre- con 4.1 rimbalzi ed 1.4 assist. Attivo anche in difesa, a volte sembra accontentarsi del suo ruolo nonostante abbia tutte le carte in regola fisiche e tecniche per diventare un gran realizzatore; probabile che questa suo atteggiamento gli sia costato diverse posizioni nel draft – era previsto al massimo entro la quinta chiamata, è invece finito ai Warriors con la settima-.
Anche Terrence Ross - scelto dai Raptors col numero 8- ha mostrato un buon potenziale, protagonista di highlight altamente spettacolari e di un buon impatto difensivo; elogiato spesso da coach Casey per il contributo che fornisce aldilà delle cifre – 6.5 punti( 41% totale, 31% da tre), l’ex dell’università di Washington e il lituano Jonas Valanciunas – attualmente infortunato, comunque in calo a Dicembre, 7.8 punti ( 52% dal campo, 70% ai liberi) con 5.2 rimbalzi e 1.1 stoppate in 22 minuti di media- sono due delle pochissime luci della stagione dei Raptors.
Doveroso citare anche Alexey Shved, atletico play/guardia che ha trovato da subito – favorito anche dai tanti infortuni subiti dai T-Wolf - spazio e minuti – in 27 di media segna 10.8 punti (40% dal campo, 34% da tre, 72% ai liberi) con 2.7 rimbalzi e 4.4 assist- , ultimamente da guardia tiratrice al fianco di Luke Ridnour. Coach Adelman si fida di lui, nell’ultima sconfitta, di misura contro i Rockets, gli ha addirittura affidato i tiri da tre decisivi nel finale .
Anche se ad un livello più basso, resta comunque notevole la stagione di Brian Roberts, playmaker ex Bamberg nemmeno quotatissimo in Europa; in 16 minuti porta alla causa degli Hornets 7.3 punti -42% dal campo, 40% da tre, 90% ai liberi- un rimbalzo , 2.6 assist e poco meno di un recupero, agendo da cambio del venezuelano Greivis Vasquez. Bravo a pressare il portatore di palla avversario, nonostante i 27 anni potrebbe ancora ritagliarsi una discreta carriera come secondo playmaker. Veramente imprevedibile…
Le delusioni maggiori – c’è sempre tempo per recuperare ovviamente…- fino ad ora sono le tre guardie tiratrici pure scelte tra i primi 10 - ovvero Bradley Beal,(12.1 punti,36% dal campo, 28% da tre, 3.6 rimbalzi e 2.4 assist) che ha ovviamente risentito dell’assenza di John Wall, Dion Waiters (14.4 punti con 2.3 rimbalzi e 3.4 assist ma il 36% dal campo ed il 31% da tre), che – oltre a tirare troppo dal campo, 14.4 volte in 31 minuti- ha un tipo di gioco che non sembra fondersi al meglio con quello di Kyrie Irving, e Austin Rivers(7.7 punti, 2.5 rimbalzi e 2.7 assist, 34% dal campo, 36% da tre ed il 62% ai liberi) , che continua a sfidare tutto e tutti come se fosse ancora al liceo – dove è stato assoluto dominatore della scena tra l’anno da junior e quello da senior-….
Tra i lunghi invece Thomas Robinson – scelto dai Kings al numero 5- è un po’ a sorpresa l’oggetto misterioso; Keith Smart gli concede solo 16 minuti di media , ricavandone 4.6 punti, il 40% da due, il 65% ai liberi, 4 rimbalzi e 0.6 recuperi. Nemmeno la recente sospensione di Cousins ha cambiato di molto la situazione, e poi non è che i Kings abbiano chissà quale campione come ala grande titolare… Classica situazione in cui non è facile emergere, l’esplosivo atleta ex Kansas rischia di diventare l’ennesimo talento sprecato da Sacramento….
Per finire vorrei segnalare che, grazie al recente – a mio parere provvidenziale per i Knicks…- infortunio di Raymond Felton, ci sarà molto spazio a disposizione per un rookie argentino di 35 anni, un gran passatore, giocatore solido se ce n’è uno, che potrebbe infilarsi in extremis tra gli aspiranti al primo quintetto di matricole, un certo Pablo Prigioni…