Marco Belinelli, è il momento più importante della carriera
Belinelli davanti all'occasione più importante della carriera?
Dall’inizio della sua avventura NBA – scelto dai Warriors col numero 18 nel draft del 2007- il Beli non ha avuto vita facile; dopo la super summer league (37 punti all’esordio) successiva al draft la strada verso una buona carriera sembrava già in discesa, ma non scattò il feeling tecnico con il discutibile Don Nelson - predicatore di un basket non più attuale, alla Harlem Globetrotters- e nella prima stagione per Marco ci furono soli 7 minuti di media. Il secondo anno a Oakland trascorre tra lampi notevoli di classe – 27 punti e 6 assist contro gli Hawks- , un infortunio a metà stagione e i soliti problemi con Nelson; per Marco è comunque la conferma che in NBA ci può stare benissimo e che, nella situazione giusta, può essere decisivo. Dopo l’anno perso a Toronto guardando DeRozan e compagnia ad appena 17 minuti di media, l’arrivo a New Orleans, dove conosce il privilegio di giocare accanto a Chris Paul e assaggia l’atmosfera dei playoff. Purtroppo per gli Hornets inizia un nuovo ciclo, Paul viene scambiato e la squadra precipita nell’anonimato, anche se Belinelli instaura un buon rapporto con Monty Williams – uno dei coach emergenti in NBA- e gioca trenta minuti di media la stagione scorsa. Da notare anche che ,durante il lockout precedente l’annata scorsa, Belinelli, nonostante il suo status di free agent, non prese in considerazione l’ipotesi Europa, preferendo lavorare individualmente sul proprio gioco per coltivare al meglio il sogno di sfondare in NBA.
I media di New Orleans in estate davano per scontata la riconferma di Marco, che invece coglie al volo l’opportunità di giocare a Chicago, firmando per una sola stagione. Preso sostanzialmente come sostituto di Kyle Korver ( ora ad Atlanta) per portare punti istantanei dalla panchina, Belinelli è pero molto più versatile del tiratore da Creighton e soprattutto è in grado di dire la sua anche in difesa, l’aspetto del gioco più caro a Coach Thibodeau. Repesa tanti anni fa lo dirottava spesso sui playmaker piccoli per oscurare le linee di passaggio, da allora Marco si è sempre speso con intensità anche nella sua metà campo. Nelle prime partite Thibodeau, che notoriamente usa il minimo indispensabile la panchina, ha preferito impiegare Jimmy Butler come principale cambio degli esterni, apprezzandone atletismo e impegno; con l’infortunio di Rip Hamilton però il prescelto per lo starting five è stato Belinelli, che, dopo una prima partita anonima , ha rifilato ben 61 punti complessivi tra Detroit, Cleveland e New York.
Forse per Marco è finalmente arrivata l’occasione cercata a lungo in questi anni? Considerando l’età di Hamilton e la poca flessibilità – presente e futura- dei Bulls sul mercato a causa di un payroll elevato, per Belinelli il mantenere un simile rendimento potrebbe significare giocare gli anni migliori della sua carriera a fianco di Derrick Rose. Di certo lo meriterebbe, dopo tante stagioni trascorse a cercare con perseveranza, e superando non poche difficoltà, il suo posto nella lega.