Copia di Dream Team vs. Dream Team
Volevamo aspettare almeno una manciata di partite ufficiali prima di entrare anche noi all'interno del grande dibattito estivo: chi meglio fra il Dream Team del 1992 e la nazionale statunitense che sta 'lottando' per l'oro in queste settimane
Volevamo aspettare almeno una manciata di partite ufficiali prima di entrare anche noi all’interno del grande dibattito estivo: chi meglio fra il Dream Team del 1992 e la nazionale statunitense che sta “lottando” per l’oro in queste settimane.
Sebbene, come sempre in questi casi, comparare giocatori e squadre del presente con quelli e quelle del passato sia, di per sé, un esercizio più da Barbershop Conversation che altro, stavolta la questione appare un po’ più seria.
Seria innanzitutto perché proprio queste olimpiadi coincidono con il ventesimo anniversario da quelle che occorsero in quel di Barcellona dove il mondo assistette alla strapotenza della Nazionale Statunitense di basket, per la prima volta composta per undici dodicesimi da professionisti.
Proprio per l’occasione è uscito un interessantissimo libro firmato firmato dal giornalista di Sport Illustrated Jack McCallum dal titolo, eloquente, “Dream Team: How Michael, Magic, Larry, Charles and the Greatest Team of All Time Conquered the World and Changed the Game of Basketball Forever.”
Il libro, consigliato, racconta molti episodi speciali, di quella incredibile squadra e sui quali torneremo dopo, ma soprattutto pone l’accento su come il Dream Team sia stata la squadra più forte della storia del gioco. Al volume ha fatto seguito anche un bellissimo documentario prodotto da NBATV, anch’esso raccomandato, nel quale presenziano molti video inediti della rappresentativa.
Con il Dream Team originale di nuovo sulla bocca di mezza America, i media non si sono fatti attendere per le domande, chiedendo a quelli di oggi chi l’avrebbe spuntata con quelli di ieri. Ma la risposta che il Mamba ha gentilmente offerto durante i primi giorni di allenamento a Las Vegas ha definitivamente fatto esplodere la questione in tutto il pianeta cestistico:
“Da un punto di vista strettamente cestisco loro avrebbero chiaramente più stazza con David (Robinson), Patrick (Ewing), Karl (Malone) e gli altri. Ma se guardiamo agli esterni, loro erano più vecchi, sul finire delle rispettive carriere. Noi abbiamo un gruppo di giovani cavalli da corsa desiderosi di competere.
Quindi non saprei, sarebbe sicuramente una dura battaglia, ma penso che alla fine la porteremmo a casa noi.”
Apriti cielo. La dichiarazione di Bryant per poco non la trasmette anche Al-Jazeera. Sul Web si fa a gara a dire la propria, anche chi fino a ieri considerava Kobe una gustosa bistecca giapponese. Coloro che si aspettavano una classica risposta da consumato diplomatico del tipo “Ma cosa mi chiedete, loro sono la storia, noi solo i 12 che provano a tenere alta la bandiera...” rimangono non poco delusi.
Fra questi anche un curioso signore, calvo, ad un passo dalla cinquantina e la cui competitività aleggia ancora in parecchi parquet americani e non. Si perché a rispondere al Bryant ci ha pensato direttamente il giocatore più forte di tutti i tempi, tale Michael Jordan:
“Mi sono messo a ridere quando ho sentito le dichiarazioni di Kobe. Non ci sarebbe assolutamente partita e se devo essere sincero, quest’uscita di Bryant non è la più intelligente che poteva fare. Dice che molti di noi erano vecchi, ma dimentica come io fossi nel pieno del mia carriera a 29 anni e lo stesso vale per Pippen, Charles (Barkley), Patrick (Ewing) e Mullin. Quasi tutti erano fra i 20 ed i 30 anni. Non è una questione di atletismo, devi prima imparare come si gioca per essere davvero al top. Si devono ricordare che loro hanno imparato da noi. Non il contrario.”
La bocca di Michael, si sa, non è meno bruciante di quanto lo fossero i suoi incredibili winning shots.
A mettere ulteriore benzina sul fuoco l’MVP, LeBron James che, anche se più dolcemente, ha fatto eco alle parole del suo compagno di nazionale:
“Il Dream Team del 1992 ci ha spianato la strada...Sappiamo cosa hanno fatto per il gioco, ma allo stesso tempo siamo grandi agonisti e se avessimo l’opportunità di giocarci contro, li batteremmo.”
Ora Charles Barkley ha un’opinione anche sulla politica estera del Kiribati figuratevi se si faceva mancare una replica:
“Anche io ho riso sentendo le dichiarazioni di Bryant e LeBron. La realtà è che ad eccezione di Kobe, Lebron e Kevin Durant, nessuno degli altri sarebbe stato in grado di essere selezionato con noi.”
The Round Mound of Rebound dà il via ad una quantità incalcolabile di dibattiti televisivi, in cui addetti ai lavori, giornalisti, ex giocatori, analisti, personaggi dello spettacolo, suore e peccatrici dibattono sul chi ha veramente ragione e su chi bluffa.
Ancora una volta l’attenzione attorno alla nazionale statunitense si concentra su altro piuttosto che le sfidanti per le medaglia e qualcuno, memore dei disastri americani più o meno recenti, comincia a storgere il naso.
Ma prima che la situazione sfugga definitivamente a ristabilire l’equilibrio ci pensa l’uomo più potente d’America che non è Seth McFarlan ma bensì Barack Obama, Mr. President, intervistato da ESPN2 durante la pausa fra primo e secondo tempo dell’esibizione che gli Stati Uniti hanno giocato con il Brasile, proprio all’ombra della Casa Bianca:
“E’ una questione generazionale. Seguii le Olimpiadi del ’92 da tifoso dei Bulls” - Obama nei primi anni ’90 era professore di legge all’Università di Chicago - “e quindi vado con il Dream Team originale.”
Le parole del capo e l’inizio della manifestazione londinese hanno contribuito a raffreddare un po’ la questione, in attesa che torni di nuovo incandescente con la medaglia (che viste le prestazioni di James & compagni dovrebbe essere sul color giallo oro) al collo dei 12 di Londra.
La nostra verità? Non importa se la competizione si svolgesse su 7 gare o una singola partita, il Team Usa ’12 andrebbe sotto comunque.
Ovviamente parliamo di una gara del tutto ipotetica della quale è impossibile parlare di tattica, ma solo di nomi contro altri nomi. E per una volta ci potremmo sentire in sintonia con Sir Charles: ad eccezione di KB, LBJ e KD, siamo sicuri che qualcun’ altro avrebbe “fatto la squadra” nel 1992?
La differenza sostanziale è che a Barcellona presenziarono quelli che erano, con rare eccezioni, gli 11 giocatori più forti della NBA. Di più, 11 Hall of Famer, 10 fra i 50 migliori giocatori della storia della Lega.
La selezione odierna vede invece 11 top player (più un futuro All Star in Davis), ma mancano all’appello causa infortuni D-Wade, Howard, Griffin oltre a Bynum e Rondo. E Bryant si sbaglia ad etichettare come vecchi gli esterni del ’92 dato che anzi erano, come ci spiega MJ, agli apici delle rispettive carriere.
Gli accoppiamenti? Jordan e Bryant, Pippen su Lebron, Magic con CP3, Robinson con Chandler e Bird su KD. Un bel vedere, scegliete voi dove penderebbe l’ago della bilancia. Ma poi dalla panchina ’92 escono Drexler, Mullin, Malone, Barkley, Ewing e Stockton. Tutte, già al tempo, leggende del gioco. Dal pino ’12: Westbrook, D-Will, il Barba, Love e Iguodala. Forti, fortissimi, ma non quanto chi li ha preceduti.
E se il Team USA odierno la buttasse sul piano atletico, per quanto superiore, una visita su youtube ci rinfrescherebbe la memoria sul come “gli anziani” non fossero esattamente lentini e scarsamente esplosivi.
L’unica possibilità per il Team USA sarebbe mettere in mano la palla all’uomo venuto dal futuro, il 6 di Miami che tecnicamente e fisicamente è uno dei migliori 5 giocatori di tutti i tempi e sarebbe capace di mantenere a contatto anche una squadra di giocatori di Polo con lui in campo.
Lasciamo volutamente fuori i due collegiali, in quanto sarebbe assurdo pensarli in campo in un incontro di tale levatura tecnica.
A guidare le formazioni due leggende come il compianto Chuck Daily e Coach K, nessuno dei quali andrebbe sotto a livello tattico contro l’altro.
Per quanto ci riguarda il Dream Team che vinse l’oro alle olimpiadi di Bracellona del 1992 è la squadra di pallacanestro più forte, completa e dura della storia del gioco, in altre parole imbattibile anche vent’anni dopo.
E pensare che poté essere ancora migliore almeno a livello di nomi.
Si perché il libro ed il documentario sopracitati, hanno riportato alla luce alcuni fatti dimenticati e nuove rivelazioni sul come quella squadra fu assemblata.
Gia perché dalla selezione rimase fuori Isaiah Thomas, il generale dei Bad Boys campioni nell’ 89 e nel ’90.
Recentemente la solita penna al curaro di Peter Vecsey ha riaperto la questione. Perché Thomas, pur essendo chiaramente fra i primi 10 giocatori della lega fu escluso dalla nazionale? La risposta la si può trovare in un episodio che forse i più giovani non conoscono.
È il 27 Maggio 1991 e al Palace of Aburn Hills si sta concludendo gara 4 delle finali della Eastern Conference fra i Detroit Pistons ed i Chicago Bulls. Il punteggio recita 115 a 94 per gli ospiti, che accedono così alla loro prima finale NBA dopo 3 eliminazioni consecutive proprio per mano dei ragazzi di Coach Daily. I Bad Boys di Thomas, Rodman, Laimberr e Dumars non la prendono bene e guidati dal loro numero 11 si avviano verso gli spogliatoi pochi istanti prima della sirena finale, senza stringere le mani ai loro avversari. Un gesto troppo antisportivo anche per i cattivi ragazzi.
E Michael Jordan, la stella planetaria della NBA, non dimentica.
Fu così che al momento della proposta olimpica da parte di Rod Thorn (proprio l’uomo che lo aveva scelto nel draft 1984), la risposta del 23 fu chiara. Ok solo senza Isaiah. E così fu.
Ma perché nessuno si oppose? Nè Magic Johnson, il suo grande amico, nè Daily il suo allenatore che di certo non disdegnò il gestaccio occorso al Palace.
E da un punto di vista di correttezza sportiva in campo e fuori dal campo, non pochi membri del Dream Team hanno avuto problemi durante i primi anni ’90, in particolare Barkely da sempre non il role model dei sogni.
Un altro dettaglio uscito in questi giorni riguardante l’esperienza olimpica del 1992 coinvolge Clyde Drexler che avrebbe rivelato a McCallum le preoccupazioni generali di avere in squadra Magic Johnson, ai tempi già affetto dal virus HIV. Secondo The Glide, che poi ha clamorosamente negato tutto, in molti nella rappresentativa si sentivano molto dispiaciuti per Magic e si aspettavano una sua morte a causa del virus di lì a poco. Non è impossibile credere che queste parole, anche se smentite, Clyde le abbia davvero pronunciate all’autore del libro e soprattutto che quelli fossero davvero i sentimenti diffusi all’interno dello spogliatoio data anche la scarsa conoscenza del Virus e dei suoi effetti che si aveva al tempo.
E sempre l’ex Rockets è stato tirato in ballo dall’ineffabile Barkley che ha dichiarato di come il 22 fosse “tremendamente geloso” di Michael Jordan. A tal punto da sfidarlo continuamente in allenamento come se fosse un gara 7 di playoffs. Barkley ha peraltro aggiunto che non fu una cosa saggia da parte di Drexler dato che “Michael pensa che sia gara 7 anche quando porta a scuola i figli” e che Jordan distrusse Drexler allenamento dopo allenamento, cosa che provocò anche qualche alterco fisico fra i due.
Retroscena curiosi ed interessanti di quella che fu la squadra di pallacnestro più forte di tutti tempi.
Grazie Kobe per avercelo ricordato, anche se alla tua maniera.