Markelle Fultz scrive su The Players' Tribune: "Come va, Philly?"

Yooooooo

Come va, Philly?

Tutto bene? Io sto alla grande.

Oggi è un bel giorno. Oggi portiamo "The Process" a un livello successivo.

Ma fermi un attimo, lasciatemelo fare.

Yooooooooooooooooooooooo!

Mamma ce l'abbiamo fatta, sei la mia eroina!

Shauntese ce l'abbiamo fatta! Sei la migliore sorella del mondo.

Keith, eccoci qui. Mi hai aiutato tantissimo, ce l'abbiamo fatta!

Ce l'abbiamo fatta insieme, come una famiglia.

Yoooooooooooo!

Ok, ho finito. Scusate ma dovevo tirarlo fuori.

Le persone ogni tanto mi dicono che non mostro molto le emozioni. La verità è che mia madre mia ha allevato insegnandomi di non celebrare troppo quando le cose vanno bene e di non abbattermi più del dovuto quando vanno male. La vita continua a metterti di fronte delle prove, quindi bisogna stare con i piedi per terra e avere fede.

Ma oggi, ragazzi... Questo è uno di quei giorni in cui so che anche lei sarebbe d'accordo di celebrare.

E' divertente comunque che per quanto io sia felice, Joel Embiid lo sia dieci volte tanto. Probabilmente starà facendo esplodere Twitter o Instagram in questo momento. Da quando ci siamo visti, Joel mi ha mandato 75 messaggi. Non sono arrabbiato, solo un po' preoccupato per il suo piano dati.

Perdonatemi, ho detto Joel Embiid? Intendevo Sindaco Embiid. Il portavoce numero 1 della città. Sarebbe davvero un grande Sindaco.

E' pazzesco sapere finalmente con certezza dove giocherò l'anno prossimo. Mi sento davvero sollevato. Sollevato ed eccitato allo stesso tempo. Forse credevate che sapessi tutto da sempre, che il mio percorso fosse bello che pianificato e che stessi in attesa sapendo ciò che sarebbe accaduto.

Neanche per sbaglio.

Quando tutti dicevano che Boston mi avrebbe scelto alla 1 di sicuro, perfino il mio trainer Keith non ebbe alcuna garanzia. Mi ricordo che uscì un report secondo il quale avrei rifiutato un workout per i Sixers.

Tra me e me pensavo, dove hanno avuto queste informazioni? Dalla mia famiglia no di sicuro.

Ma ancor più di questo pensavo, non hanno idea di chi io sia realmente.

Certo, ho sempre voluto essere la prima scelta, ma chi non lo vorrebbe? La verità è che ho solo voglia di giocare a basket.

Molte cose sono successe la scorsa settimana. E' pazzesco che siano passati solo sette giorni da quando sono stato invitato a Philadelphia. Era venerdì, mi sono svegliato e credevo di andare di nuovo a Boston per un altro workout con i Celtics.

Poi Keith è arrivato e mi ha detto: "nuovo piano, Philly".

Mi ero appena svegliato. Gli dissi "Ok, bene. C'è un Chick-fil-A (catena di ristorazione americana - ndr) da quelle parti? Un panino al pollo croccante per colazione è uno dei miei rituali fortunati. Keith non ha mai dato risposta a questa importante domanda così l'ho dovuto scoprire da solo: ce ne sono sei a Philadelphia, sette contando quello dell'aeroporto. Boston neanche uno, per quel che importa.

Prima di partire da casa nessuno riusciva a trovare mia madre. Era in ritardo. Mia mamma non è mai in ritardo in nessuna occasione ma quella mattina aveva appuntamento dal parrucchiere. Ero un po' ansioso ma poi mi sono calmato perchè sapete che c'è? Mia mamma può fare come meglio crede se fa una cosa per se stessa. Dopo tutti i sacrifici che ha fatto per me e mia sorella, può essere in ritardo ogni volta che le pare. Nuova regola.

Comunque, indovinate cosa è successo quando siamo arrivato nella facility dei Sixers? Sul tavolo mi stava aspettando un mucchio di sandwich Chick-fil-A!

Non so come abbiano fatto ma l'hanno saputo.

E so bene che è una cosa da nulla ma una piccola parte di me ha pensato Rispetto, hanno fatto le loro ricerche.

Dopo i test fisici siamo andati in palestra per il workout. Deve esserci stato qualche problema in città quel giorno, quindi siamo stati scortati in palestra dalla polizia, con sirene e tutto il resto. All'arrivo c'erano già alcune persone ad aspettarci al cancello ma nessuno poteva vedere attraverso i vetri oscurati quindi si chiedevano "chi c'è nella macchina?" E ho sentito persone dire ai tifosi che ero io. E' stato bello.

L'allenamento è stato tranquillo, ma la cosa veramente bella era che Joel, Rob e Ben mi hanno osservato da bordo campo. Questo ha avuto un forte impatto su di me, mi ha fatto capire che mi volevano veramente. L'ho apprezzato davvero molto.

Joel si è avvicinato e ovviamente la prima cosa che ha detto è stata "Trust the Process". I ragazzi hanno fatto una foto insieme a me e Joel scherzava con tutti. Ora capisco perchè è così bravo con Twitter. E' la stessa persona nella vita reale (sono serio, 75 messaggi settimana scorsa).

Ovviamente, Joel è sguaiato e divertente ma si può vedere quanto veramente ami questa squadra. Come Sindaco, vuole solo il meglio per tutti. Mi ricordo di aver visto un video su Twitter di lui che si allenava vicino a Justin Anderson. Justin stava facendo gli addominali e Joel era accanto a lui e lo motivava. Tutto vero, nessuno scherzo. Sono rimasto colpito. Anch'io voglio essere parte di un gruppo così.

Ma ora che ho fatto i complimenti a Joel, ho paura di dovergli dare una delusione.

Perchè se lo chiedete a me, sono io l'ideatore di "Trust The Process".

Voglio dire: se si guarda al mio percorso fin dalla high school si trovano dei paralleli con quanto successo ai Sixers negli anni scorsi.

Per cominciare, nel mio primo anno di liceo feci le selezioni per entrare nel varsity team e fui tagliato.

Sulle prime ero arrabbiatissimo, imbarazzato. Sentivo che non era giusto, credevo di essere migliori di molti ragazzi entrati nella squadra.

Successivamente a questo, molte persone si avvicinarono con dei consigli. Dicevano di cambiare scuola, dicevano che se fossi rimasto avrei compromesso le mie chance di giocare in NBA. Praticamente lasciavano intendere che il mio futuro fosse a rischio. E' stato spaventoso.

Ho parlato molto con mia madre e abbiamo preso una decisione. Abbiamo deciso di restare.

Non di scappare.

Sono stato tagliato, e allora? Dimostrerò a tutti quanto siano in torto l'anno prossimo. Trust the Process. Quello della mia famiglia.

Se cadi ti rialzi, ecco come mi ha cresciuto mia madre. Ha insegnato a me e mia sorella a lavorare duro, ad essere umili e rispettosi, a credere in Dio... E che le cose alla fine si aggiustano.

Ma non bisogna scappare.

Tre anni dopo ero sulla strada per l'Università di Washington.

Quattro anni dopo su quella per Philly.

Il modo in cui vedo il percorso dei Sixers non è troppo diverso. Hanno avuto denigratori, ne hanno perse un sacco negli ultimi due anni. Ma ora l'energia sta cambiando. Lo puoi sentire.

Questo intendo per "credere nella crescita".

Subito dopo il workout ho incontrato Coach Brown. Ci eravamo già visti una volta, alla combine di marzo. Mi piacque il suo stile. Alla combine mi fece una domanda che nessun'altro mi aveva mai fatto. Ha ipotizzato uno scenario di fine partita e mi ha chiesto di disegnare alcuni schemi.

Mi ero dimenticato della mia risposta quel giorno, ma quando ci siamo rivisti lo scorso venerdì ci è ritornato sopra. Mi ha ricordato che la prima cosa che gli ho detto è stata: "siamo in casa o in trasferta?"

Mi disse che nessun rookie gli aveva dato quel tipo di risposta a quella specifica domanda e che gli piaceva il modo in cui vedevo il gioco. E io ero contento che lui fosse interessato al mio pensiero tanto quanto al mio talento.

Abbiamo parlato ancora di strategia e filosofia nel basket e cose del genere.

Ma la cosa più importante fu che il Coach piacque a mia madre. Il giorno seguente mi disse che aveva una buona sensazione su di lui perchè sembrava davvero che gli importasse della crescita dei suoi giocatori. Le disse che credeva molto nei suoi ragazzi.

E mia madre gli credette.

So che in molto hanno dato addosso a Philly perchè la squadra non vinceva le partite. Ma Coach Brown sembra credere nella crescita e nello sviluppo dei suoi giocatori e quando hai un coach del genere sono convinto che i giocatori vogliano lavorare ancora più sodo.

Non farò alcuna promessa per ora. Voglio solo dirvi un poco di ciò che mi aspetto da me stesso.

Arrivo a Philadelphia per lavorare. Arrivo per essere parte della squadra. Arrivo per dar nuova vita al Process. Avrò una mentalità da rookie, sopra nessuno, sotto nessuno.

Fondamentalmente, arrivo per dare tutto ciò che ho. Ho fede che tutto alla fine funzionerà.

Vero, Joel?

Traduzione di Michele Da Campo
The Players' Tribune