NBA Analysis: OKC Thunder vs San Antonio Spurs
Un'analisi dettagliata sugli avvenimenti che hanno portato alla vittoria degli uomini di Donovan sui favoriti Spurs
Nella prima partita di questa serie gli Spurs erano sembrati davvero una macchina in grado di girare ai limiti della perfezione, anche e soprattutto grazie alla prestazione strepitosa di LaMarcus Aldridge, rebus irrisolvibile per i Thunder nelle prime due partite giocate sotto l’Alamo. L’ex Trail Blazers era stato immarcabile in ogni situazione, sia statica che dinamica, dal post al pick and roll. Nonostante ciò Donovan ha deciso di non raddoppiarlo praticamente mai. Spalle a canestro l’idea del coach dei Thunder era chiara, mandare L-Train verso la linea di fondo, dove si sarebbe trovato contro entrambi i lunghi avversari.
Il risultato? Sono leggermente calati in numero i tiri vicini al ferro (10.0 nelle prime due partite, 8.5 nelle altre), ma soprattutto è diminuita la percentuale (dal 70% al 50%).
Se sul pick and pop centrale gli Spurs hanno continuato per tutta la serie a trovare buoni tiri dalla media per Aldridge e West, la stessa cosa non è successa sul pick and roll laterale, dove i Thunder hanno scelto di chiudere il palleggiatore verso la linea di fondo, rallentando la manovra offensiva dei texani e permettendo un rapido aiuto e recupero sul rollante.
Quando gli Spurs hanno smesso di trovare punti facili da situazioni di pick and roll, la qualità degli attacchi dei ragazzi di Popovich è sensibilmente diminuita, come dimostra il rapporto assist/palle perse (2.66 nelle prime tre gare della serie, 1.56 nelle ultime 3) e le triple aperte create (17.4 contro 13.3).
Tabelloni
La più importante chiave di lettura della serie è però sicuramente il controllo dei rimbalzi, dove i lunghi di OKC hanno dominato quelli di San Antonio.
Nella serie Oklahoma City ha infatti preso il 54.5% dei rimbalzi a disposizione, ma il dato più significativo è sicuramente il 28% di rimbalzi offensivi presi: dopo più di un errore su quattro la palla è ritornata nelle mani di Westbrook e soci. Problema notevole per gli Spurs, con questi numeri che si ingigantiscono nei minuti in cui Donovan ha deciso di schierare entrambi i centri a disposizione insieme, mossa che ha di fatto deciso la serie, con coach Pop che non è riuscito a trovare una contromossa: in gara 6 è stata provata la carta (della disperazione) Boban Marjanovic, che però ha sofferto tanto sui pick and roll dei Thunder, oltre ad avere problemi di falli. La coppia Kanter-Adams, peraltro provata pochissimo in regular season, è tra quelle con almeno 30 minuti passati in campo assieme nella serie quella con il NetRating più alto (21.8): con i due lunghi sul parquet contemporaneamente i Thunder hanno segnato 109.5 punti su 100 possessi, subendone solo 87.7. Ma soprattutto con i due lunghi i Thunder hanno catturato il 66.7% dei rimbalzi disponibili, e quasi la metà (45.5%) di quelli offensivi.
Supporting cast
Prima dell’inizio della serie, era legittimo pensare che il supporting cast a disposizione di Popovich avrebbe potuto fare la differenza, levando pressione da Leonard e Aldridge, a maggior ragione contro una squadra come i Thunder in cui l’apporto dalla panchina in stagione è stato altalenante. Le cose non sono andate così, troppo spesso il 2 e il 12 in maglia nero-argento non hanno avuto il supporto che ci si aspettava, con la difesa dei Thunder che si è potuta permettere di aiutare forte sulle due stelle. Se della difesa su Aldridge si è già parlato, vale la pena di elogiare il lavoro fatto da Roberson e dal tanto vituperato Dion Waiters sull’ex San Diego State. La scelta dei Thunder è stata quella di difendere in maniera molto aggressiva su Leonard, contando sull’aiuto dei lunghi, come vediamo in questa situazione.
Stesso discorso per quanto riguarda le situazioni di pick and roll, dove la scelta è stata di raddoppiare il palleggiatore, pur scoprendosi sul lato debole, come in questo caso.
I Thunder hanno però trovato anche punti importanti, in partite decisive, dal supporting cast. Abbiamo già parlato dell’apporto di Adams e Kanter, Ibaka ha tirato con il 50% da tre (percentuali andate in calando dopo il 5/6 di gara 3), mentre gli stessi Waiters e Roberson, rispettivamente in gara 4 e gara 6, sono riusciti ad incidere.
Lo stesso non si può dire del supporting cast nero-argento, che ha trovato un Danny Green (in particolare nelle partite casalinghe, in cui ha tirato con un astronomico 63.6% dall’arco) sicuramente più incisivo rispetto ai bassi livelli della sua regular season, ma poco altro.
Serie invece molto negativa per i grandi vecchi, in particolare Tim Duncan che, pur essendo ancora un totem fondamentale per la sua squadra (la dice lunga il +12.8 di Net Rating con lui in campo), ha subito un calo fisico, molto più visibile nella metà campo offensiva, come dimostra il pessimo 35.9% dal campo.
Il fattore Russell Westbrook
Nel bene e nel male, i Thunder vanno dove li porta la loro point guard. Basta confrontare le statistiche messe su dall’ex UCLA nelle vittorie (41.8% dal campo e 11.5 assist) e quelle nelle sconfitte (30% e 8.5). In particolare, gli Spurs non sono mai riusciti a limitarlo sul pick and roll, con Westbrook che ha punito la difesa sia quando ha provato a contenere, creando enormi vantaggi, il cui principale beneficiario è sicuramente stato Steven Adams…
…sia nei rari casi in cui la scelta della difesa è stata quella di cambiare, esponendo il lungo di turno ad un mismatch evidente.
Westbrook è stato inoltre eccellente nell’approfittare dei momenti in cui Popovich ha deciso di far rifiatare in difesa Kawhi Leonard, uomo designato per la marcatura del numero 0, sfruttando l’enorme vantaggio fisico creato da un accoppiamento con Tony Parker e Patty Mills, mai riusciti a contenerlo.
Articolo a scritto e curato da Davide Leccese aka "Postbasso"
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