NBA on fire: Rodney Hood
Grazie alla recente serie positiva Utah è settima ad Ovest con 26 vittorie in 51 partite
Parliamo di Rodney Hood, ennesima perla nel draft per il management degli Utah Jazz:
Nelle ultime 10 (8 vinte) lo swingman da Duke viaggia con medie di 21.8 punti, 3.6 rimbalzi e 2.7 assist, tirando il 46& dal campo, il 42% da tre e l'88% ai liberi.
L'infortunio di Exum, ed il mancato arrivo di una vera alternativa nel reparto playmaker (a proposito, sarebbe il caso di prendere qualcuno da qui alla deadline, va bene essere conservativi con i propri asset, ma qui c'è un posto playoff in gioco....) hanno praticamente costretto coach Snyder a chiedere aiuto anche a Hood e Hayward - e Burks prima dell'ennesimo problema fisico- in fase di costruzione del gioco, una sorta di cooperativa di ball-handler:
Hood ha fatto decisamente la sua parte,mostrando un insospettabile killer-instinct nel pick'n'roll, per informazioni chiedere a Dallas, ccon carlisle che alla fine ha deciso di marcarlo con Matthews, vista la facilità con cui erano stati battuti i vari Felton, Barea e D-Will:
In stagione l'attacco dei Jazz scende sotto il punto per possesso solo nei minuti in cui l'ex Duke è in panchina, ulteriore segnale del suo peso specifico.
Il gioco a due è la sua arma preferita - 30.4%freq, 0.92 PPP, 85 percentile, tra i migliori dei 'non-playmaker'-, ma è anche un tiratore mortifero in spot-up -1.05 PPP, 72 percentile-, ed ha fatto registrare ottimi dati anche in isolamento -1.07 PPP, 89 percentile- e in transizione -1.23 PPP, 76 percentile, soluzione che i Jazz usano pochissimo nonostante l'atletismo diffuso nel roster-.
L'ex Duke ha i centimetri, la versatilità e le doti tecniche necessarie per emergere nella NBA del 2016, proprio non male per una tarda prima scelta...