Scott e Russell, un rapporto sempre più complesso
I Lakers sono ultimi nella western Conference con 2 vittorie in 14 partite
Risulta veramente difficile trovare aspetti positivi nel primo mese di regular season dei Lakers. I gialloviola sono tra le ultime tre sia per punti segnati che per punti subìti ogni 100 possessi, Kobe è ai minimi storici della sua gloriosa carriera, ed insieme agli altri veterani sembra fare a turno nel togliere ai più giovani le luci della ribalta.
I giovani appunto, le speranze future del team, Julius Randle, Jordan Clarkson e D'Angelo Russell.
Tra di loro è sicuramente Russell quello con il rapporto più complesso con Byron Scott, che dal canto suo non perde occasione per panchinare e punzecchiare il suo giovane playmaker:
In ben 5 occasioni l'ex Ohio State non ha messo piede in campo nel quarto periodo (compresa l'ultima contro i Warriors, ma lì si era già a -34 quindi ci poteva stare...), in altre ha giocato pochissimo.
Non la situazione ideale per un rookie, già di suo in difficoltà tra la pressione dell'essere la seconda scelta assoluta e l'impatto con lo Staples Center (34% dal campo e 28% da tre in casa, che diventano 44% e 37% in trasferta), oltretutto un playmaker....
Scott ha parlato di lui dopo la batosta contro i campioni in carica: '(Giocare di più') Dipende da lui, ha avuto a disposizione spazio e possibilità di sbagliare. Ora mi aspetto di più, non accetterò ancora alcuni degli errori che stiamo facendo, specialmente quelli che lui commette spesso'.
Non avendo nessun tipo di ambizioni per quest'anno, i Lakers dovrebbero concentrare tutte le loro energie per mettere i giovani nelle migliori condizioni possibili per esprimere il proprio talento. Anche a discapito di qualche - comunque improbabile- vittoria, magari con un occhio alla possibilità di conservare la scelta nel prossimo draft.
Scott a L.A. è una leggenda, ha un gran rapporto con Kobe, ma predica un gioco ormai superato, e sono anni che i suoi team chiudono tra le peggiori difese della lega. Ormai è diventato il bersaglio preferito dei media, se non riesce neanche a far crescere i giovani la sua presenza non ha veramente senso.
Era piuttosto chiaro fin dalla notte del Draft che per Russell non sarebbe stato facile imporsi subito a Los Angeles, ed i movimenti estivi sul mercato non hanno fatto altro che rinforzare questa sensazione. Se poi ci si mette anche il coach....
La storia dei gialloviola non merita tutto questo, e neanche D'Angelo, uno che ha il talento per aiutare a scrivere nuove pagine esaltanti del team della città degli angeli.
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