NBA on fire: Ryan Anderson

New Orleans è uno dei tanti team che in estate ha deciso di cambiare modo di giocare, di abbracciare quel 'pace and space' tanto caro a coach Gentry, vice di Kerr nella stupenda cavalcata dei Warriors.
I movimenti della offseason non hanno convinto più di tanto, evidentemente l'idea era che confermare il gruppo dello scorso anno sarebbe bastato per tornare ai playoff, in attesa della prossima estate, quando ci sarà lo spazio per attaccare il mercato dei free agent.
Purtroppo gli infortuni hanno continuato a non lasciare tregua, Tyreke Evans (reduce dalla sua miglior stagione in carriera, adattissimo al gioco che predica il nuovo head-coach) , Quincy Pondexter e Norris Cole sono ancora a quota 0 nella casella partite giocate, Asik ne ha saltate la metà, e anche Holiday e The Brow hanno avuto i loro problemi. Una vera e propria ecatombe, che, sommata al difficilissimo calendario affrontato fin qui, ha prodotto un record di appena 3 vittorie in 14 games.


Dopo un 2014/15 piuttosto negativo, anche a causa di problemi extra-basket, Ryan Anderson sembra tornato ai suoi livelli. Nelle ultime 4 viaggia con medie di 28.3 punti, 6.3 rimbalzi e 1.3 assist, tirando il 55% dal campo, il 46% da tre e il 92% dalla lunetta. Qui lo vediamo in azione nella vittoria su Phoenix, 29 punti, 5 rimbalzi ed anche due step-back 'alla Nowitzki':



Da sempre è il tiro la sua caratteristica principale, può segnare da ogni posizione, sia in catch and shoot (41% da tre su oltre 5 tentativi per game) che in pull-up (un difficilmente sostenibile 55% su un notevole volume di tiri, nessun giocatore NBA ha una percentuale migliore della sua tra quelli che segnano almeno 4 punti a partita in questo modo), e in diverse situazioni. Infatti è oltre il punto per possesso in praticamente ogni play-type, transizione, spot-up, come roll man e in post-up.
Ora come ora New Orleans ha assoluto bisogno dei suoi punti e quindi il suo ruolo è quello del finalizzatore, ma a ranghi completi la sua presenza ovviamente sarà utile anche per aprire spazi importanti ai vari Davis, Evans e Holiday. Nonostante qualche timido miglioramento a rimbalzo difensivo rimane un difensore sotto la media, ma anche qui vale il discorso precedente, con tutti gli effettivi per Gentry sarà più facile 'nasconderlo'. Non dimentichiamo che negli anni scorsi il quartetto con Evans, Holiday e Davis ha prodotto valanghe di punti (116.1 x 100 possessi nel 2014/15, +9.1 net rating, 123.6 nel 2013/14, +15.7 di net rating), rimediando quindi a quelli concessi più del solito nella propria metà campo. 
Ad essere cattivi, ma neanche troppo, si potrebbe parlare di classico risveglio da contract year, ma prima della disgraziata stagione scorsa il rendimento dell'ex California era rimasto abbastanza costante, non è chiaramente una stella ma gioca in un ruolo sempre più fondamentale ed ha caratteristiche sempre più ricercate. Van Gundy ad esempio di sicuro vorrebbe portarselo a Detroit...

Grazie anche alla falsa partenza di alcune delle pretendenti alla postseason, la situazione non è ancora del tutto compromessa, ma Davis e compagni dovranno migliorare sensibilmente  per rimanere attaccati al treno-playoff. Poi in estate toccherà alla dirigenza fare le giuste mosse per rilanciare le ambizioni del team, ed il margine di errore sarà veramente minimo. Sarebbe un delitto non sfruttare al meglio quelli che saranno i migliori anni della carriera di the brow...