Grantland è morto, lunga vita a Grantland
Cosa vuol dire la scomparsa del portale americano per il mondo del giornalismo sportivo
Nella giornata di ieri è arrivata l'ufficialità della chiusura di Grantland, portale attivo dal 2011 che ha svolto un fantastico lavoro di analisi per tutti gli appasionati di basket (ma anche degli altri sport americani). Che Grantland avesse i giorni contati si era capito fin dalla decisione di ESPN di non rinnovare il contratto a Bill Simmons, che era stato il fondatore di Grantland. Il rapporto tra Simmons ed ESPN si era ormai incrinato in modo irreparabile, soprattutto dopo la decisione del network americano di sospendere Simmons a causa di alcune sue critiche al commissioner NFL. Simmons, che adesso lavora per HBO, ha deciso di portare con se alcuni componenti del suo staff di Grantland, che non hanno dato alcun tipo di preavviso ad ESPN, mollando la baracca da un giorno ad un altro. Quello è stato il colpo di grazia per Grantland, in quel momento ESPN ha deciso che il progetto non era più sostenibile e che tanto valeva chiuderlo al più presto, anche qui in modo improvviso, con un comunicato scarno ma altrettanto diretto.
Nel comunicato di chiusura di Grantland, ESPN afferma di "volersi concentrare su progetti che avranno un impatto maggiore sull'azienda", in un momento nel quale il network americano sta tagliando centinaia di posti di lavoro a causa dei conti in rosso dell'azienda. Negli ultimi due anni, infatti, ESPN ha ridimensionato il suo budget e la mannaia si è abbattuta soprattutto sui dipendenti, con moltissimi tagli nel personale, specialmente ai livelli intermedi. E' stato un giorno triste, per i dipendenti di Grantland ma anche per tutti quelli che vivono il mondo dello sport in modo "diverso". In questi quattro anni Grantland ha prodotto contenuti di altissima qualità, con intelligenza e ironia, con stile e precisione, riuscendo a spaziare dal mondo dello sport a quello dell'intrattenimento, fino ad arrivare alla cultura pop in generale. Ed è proprio qui, forse, che va trovato il problema. Grantland era fin troppo bello per essere vero e la sua importanza è stata estremamente sottovalutata.
Fin dalla sua nascita, Grantland non ha avuto l'obiettivo di monetizzare il proprio lavoro ma di produrre contenuti di altissima qualità, senza alcun tipo di compromesso o filtro. Un vero e proprio esercizio di stile partorito dalla mente di Bill Simmons, che probabilmente è andato ben oltre le aspettative iniziali. Grantland, infatti, ha avuto un seguito che era difficile prevedere al momento della sua nascita e anche ESPN si è resa conto di avere tra le mani un prodotto che gli aveva fatto conquistare una fetta di pubblico che prima certo non si recava presso ESPN per informarsi. I podcast di Bill Simmons hanno avuto un successo clamoroso, per non parlare dei pezzi di Zach Lowe e dei suoi podcast. Tutto è andato ben oltre le aspettative iniziali di ESPN, che si è ritrovata tra le mani una gemma. Ma come spesso accade in queste situazioni non c'era spazio per un lieto fine. Grantland non ha mai usato pubblicità, ads, video-automatici che sponsorizzano prodotti, niente di questo genere. Anche la loro presenza a livello di marketing sui social network non è mai stata particolarmente forte. Cosa vuol dire tutto ciò? Che Grantland era una macchina che costava ma che non produceva denaro. Basta un dato per farvi capire di cosa stiamo parlando: Bill Simmons adesso sta continuando i suoi podcast in modo indipendente e ha deciso di monetizzare questo tipo di prodotto, arrivando ad ottenere circa 5 mln di dollari annui attraverso sponsor e quant'altro. Cinque milioni di dollari in un anno solo grazie ai podcast, una cifra notevole. Il problema per Grantland è che 5 mln di dollari era quanto tutto il portale riuscisse a produrre nel giro di un anno, troppo poco evidentemente per durare nel mondo dei media odierni. ESPN ha finanziato Grantland fin quando l'ha ritenuto opportuno, quando sono iniziati i contrasti con Simmons e i conti non tornavano più come prima si è deciso di chiudere il giocattolo.
E' piuttosto chiaro che giornalisti come Lowe, Goldsberry e compagnia non dovrebbero avere grossi problemi a trovare un nuovo lavoro, o ancora con ESPN o con qualche altro network o portale che sarà felice di accogliergli (io ieri ho anche provato a reclutare Zach Lowe per Sportando ma pare che il mio tentativo abbia avuto la stessa efficacia di quello di Joel Embiid nei confronti di Lebron James....respinto con perdite). La loro qualità e la loro competenza è indiscutibile ed è pressochè impossibile che nessuno gli offra un altro posto. Il problema, invece, si porrà per tutta quella serie di freelance che costituivano l'anima di Grantland, che magari si occupavano di cinema, di serie tv, di musica o di cultura in generale. Senza avere più il supporto di una struttura come Grantland, rischiano di sprofondare di nuovo nell'anonimato e fare una fatica boia a trovare una nuova occupazione nel settore. ESPN non li ha certamente trattati con i guanti e il messaggio che gli ha lanciato è stato piuttosto chiaro: 'Siete stati molto bravi ma adesso vi potete anche levare di torno perchè non abbiamo più bisogno di voi'.
Sorge spontanea una domanda: che tipo di eredità lascia Grantland al pubblico? In cosa è stato davvero grande questo portale? La risposta migliore credo l'abbia data il NewRepublic, che oggi ha pubblicato una sorta di elogio alla memoria di Grantland:
"Grantland ha reso i suoi lettori dei tifosi migliori, più informati. La sua copertura rendeva concetti quasi esoterici comprensibili a tutti, grazie alle modalità di esposizione così efficaci. Guardare un evento sportivo in un bar nel 2015, soprattutto se quel bar è popolato da ragazzi mediamente giovani ed educati, consiste anche nell'ascoltare infinite citazioni di articoli di Grantland, che vengono ripetute in modo quasi religioso. Si tratta di gente che probabilmente avrebbe visto una partita il Mercoledì sera a prescindere ma la presenza di Grantland li ha resi sicuramente più appassionati. ESPN adesso potrebbe anche scommettere che questi fans troveranno materiale e copertura di simile qualità su portali come SB Nation o Deadpsin ma si tratta comunque di una scommessa azzardata. Al momento non esiste una reale alternativa a Grantland. Per i suoi lettori, la chiusura di Grantland rappresenta qualcosa di davvero simile ad una tragedia. Il che dimostra davvero l'impatto che il sito ha avuto, il suo successo e la lealtà appassionata che è riuscito ad instillare.....Grantland ha rispettato la promessa di Internet, ha reso i suoi lettori più intelligenti e li ha introdotti a persone e posti che non avrebbero mai conosciuto, e lo ha fatto in modo diverso e fresco, nonchè divertente. Quello che Grantland ha dimostrato è che avere davvero a cuore la cultura e lo sport, è un ottimo modo di usare il tempo delle persone e non di sprecarlo"
Nonostante i discorsi di carattere economico, che sono ovviamente legittimi visto che ESPN è comunque un'azienda con bilanci e quant'altro, la decisione di chiudere un portale come Grantland è un pessimo segnale per tutto il mondo del giornalismo sportivo. ESPN ha sostanzialmente fatto capire che nonostante i contenuti prodotti fossero di alta qualità, non erano più adatti al network. In soldoni: "Si...belli sti articoli di analisi ma noi non li vogliamo più vedere neanche a 20km di distanza...se proprio vi piaceva Grantland, andatevi a leggere SB Nation, Deadspin o Bleacher Report (sopratuttto per quanto riguarda Bleacher Report vi prego con tutto il cuore di non farlo ma ognuno è libero di muoversi come vuole). Su ESPN ci interessano gli hot takes, i fantasy sports e le breaking news, il resto è spazzatura"
Il segnale lanciato è davvero pericoloso, siamo arrivati ad un punto dove uno come Stephen A.Smith può arrivare a minacciare in diretta tv Kevin Durant e non succede nulla, anzi l'audience aumenta, ma se qualcun'altro si mette ad analizzare le cose in modo razionale ed intelligente viene bollato come una specie di paria sociale che vuole che il suo sport preferito resti chiuso in una delicata teca di vetro. La quantità e l'audience, i click e lo share al di sopra della qualità, senza se e senza ma. La chiusura di Grantland dovrebbe insegnarci una lezione molto preziosa: quando troviamo un servizio di qualità, dovremmo cercare di sostenerlo in tutti i modi, anche economicamente se è possibile, perchè non è affatto detto che quel servizio duri all'infinito. Personalmente credo che la strada dei contenuti a pagamento sia uno dei pochi modi per rendere fruibili prodotti come Grantland. Del resto ormai paghiamo canoni mensili per servizi come Spotify, Netflix e quant'atro....e pochi euro al mese non dovrebbero essere una tragedia per chi ha veramente a cuore il mondo dello sport e del giornalismo informato.
E' arrivato il momento della conclusione. Quando si tratta di chiudere un pezzo sono sempre molto indeciso perchè non so mai come esprimere in modo assolutamente efficace la "morale della favola" e per questo penso sempre ad American History X, uno splendido film del 1998 che è un must assoluto per il sottoscritto. Uno dei protagonisti del film deve scrivere una tesina e non sa bene come concludere, allora si ricorda del consiglio datogli da suo fratello: "Derek dice che bisogna sempre terminare una tesina con una citazione, dice che c'è sempre qualcuno che ha detto una cosa nei migliore dei modi, perciò se non riesci a fare di meglio, ruba da lui e farai la tua figura."
Anch'io ho deciso di chiudere questo pezzo con una citazione, che non proviene da autori famosi o celebri ma da una persona che si occupa di basket e che, personalmente stimo molto. Sto parlando di Fabrizio "Fazz" Gilardi, che probabilmente molti di voi conoscono per il podcast "Ball Don't Lie" che conduce insieme ad una banda di personaggi, anche loro più che meritevoli della mia stima. Mi trovo spesso d'accordo con le analisi di Fabrizio, sia che parli di NBA sia che parli di argomenti completamente diversi, e quello che ha scritto ieri in merito alla chiusura di Grantland credo rappresenti alla perfezione la scarsa importanza che spesso diamo a quello che leggiamo e quanto sottovalutiamo l'importanza della critica. Non ci si dovrebbe mai accontentare del minimo e non si dovrebbe passare sopra ad analisi grossolane spacciate per materiale di qualità solo perchè, magari, la testata che li propugna ha un nome importante o ha una discreta popolarità sul web.
"La chiusura di Grantland è il motivo per cui non ci si può mai mai mai accontentare di ciò che c'è di buono, fregandosene se in giro c'è anche altra roba meno buona.
Perché poi magari il buono smette di esserci.
E se non si è fatto il possibile per alzare il livello medio il vuoto che resta è ancora più incolmabile."
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