Una nuova statistica per misurare la grinta nella NBA
Nella traduzione odierna da Grantland si parla di un nuovo indice statistico che potrebbe essere inserito nella NBA
La traduzione odierna da Grantland di Giacomo Sauro parla di un nuovo indice statistico: come misurare la grinta. L'articolo è di Jason Concepcion ed ha come titolo "How Do You Measure Hustle in the NBA? There’s a Stat for That"
Nella pallacanestro la difesa farà sempre la parte di Robin e l’attacco quella di Batman. È vero, la difesa fa vincere i titoli, ma quando pensate ai vostri beniamini vi immaginate le loro facce o le loro colonne vertebrali? L’attacco è il volto carismatico, attraente e commercialmente vincente di questo sport, è ciò che la maggior parte degli appassionati di NBA vuole vedere. La difesa è fondamentale, ma in un senso prettamente strumentale, ed è questo il motivo per cui quando se ne parla si attinge volentieri dal campo semantico della classe operaia: gran lavoratore, squadra operaia, è in trincea, ecc. Non c’è nulla di male a essere uno che si dà da fare con la spazzatura della partita, ma non è forse vero che tutti aspirano a qualcos’altro? Voi per caso sognate di mettervi il caschetto e iniziare a lavorare duro o di infilare il canestro della vittoria?
Forse è questo il motivo per cui fino alla stagione NBA 1973-1974 nessuno pensava che valesse la pena tenere conto delle stoppate (o dei recuperi); e forse è questo il motivo per cui oggi, nell’era delle statistiche avanzate post Sloan, gli strumenti per esaminare la fase d’attacco superano di gran lunga quelli per esaminare la difesa. Il PER, che se non è il migliore parametro unico per valutare il contributo di un giocatore è certamente il più diffuso, lascia a desiderare quando si parla di fase difensiva. Vanno bene le stoppate e i recuperi, me né le prime né i secondi riescono a restituire la differenza tra una giocata ragionata e intelligente e un selvaggio azzardo iversoniano. Gli strumenti migliori di cui disponiamo per valutare la difesa (efficacia difensiva e plus/minus reale) arrivano al numero statistico in maniera indiretta.
La NBA ha utilizzato quest’ultima Summer League come laboratorio per provare a introdurre cinque nuove “statistiche dell’energia” (hustle stats).
“Ci siamo messi a riflettere”, mi ha detto Kiki Vandeweghe, senior vice-presidents of basketball operations della NBA dal marzo 2013, in una sala riunioni del pianterreno del Cox Pavilion, usato dalla NBA in questa Summer League come base per alcuni uffici. Secondo Vandeweghe queste statistiche dell’energia sono nate da una semplice domanda: “Come si possono quantificare gli intangibles di una partita?”.
Per gli amanti della matematica ecco sviscerate le cinque componenti di quello che d’ora in poi definirò “coefficiente della grinta” (hustle rating). Badate bene che il processo di introduzione da parte della NBA è solo agli inizi e che tutto potrebbe essere modificato.
- Tiro da 2 punti contestato: contestare un tiro diminuisce la probabilità che un tiro da 2 vada dentro dello 0,05 x 2,0 (valore in punti di un tiro da 2) = valore grinta (hustle points)0,1.
- Tiro da 3 punti contestato: contestare un tiro diminuisce la probabilità che un tiro da 3 vada dentro dello 0,05 x 3,0 (valore in punti di un tiro da 3) = valore grinta0,15.
- Deviazione: è stimato che la squadra il cui giocatore ha deviato il pallone abbia una probabilità dello 0,25 di recuperare il pallone x 1,0 (valore in punti atteso per un possesso guadagnato) = valore grinta0,25.
- Palla vagante recuperata: recuperare un pallone vagante aumenta la probabilità di successo del possesso dello 0,5 x 1,0 (valore in punti atteso per un possesso guadagnato) = valore grinta 0,5.
- Sfondamento: 1,5 (valore in punti atteso per aver provocato una palla persa e aver impedito al tempo stesso all’avversario di prendersi un buon tiro, solitamente vicino al canestro) + 0,25 (valore in punti atteso per aver fatto commettere un fallo al giocatore avversario portandolo così più vicino al suo limite di falli, e conseguentemente aver portato la squadra avversaria più vicina al bonus) = valore grinta 1,75.
Quindi il foglio delle statistiche, oltre a riportare il dettaglio di questi cinque parametri, includeva per ogni giocatore anche un dato riassuntivo, il famoso coefficiente della grinta, vale a dire una somma ponderata utile a compendiare numericamente tutto il lavoro sporco di ogni giocatore durante una partita.
“Abbiamo pensato di provare a registrare queste statistiche durante la Summer League. Sapevamo che gli allenatori e i GM avrebbero apprezzato. Anche ai giocatori piacciono, specialmente a quelli che non segnano vagonate di punti. Queste sono le cose che ti fanno vincere le partite”, ha detto Vandeweghe. “Volevamo renderle accessibili anche ai tifosi. Avrete sicuramente sentito Adam [Silver] parlare di trasparenza, quindi più dati. Così gli appassionati hanno un modo in più per godersi la partita e capire meglio perché una squadra sta vincendo o perdendo; oppure perché un dato giocatore è in campo, e l’esempio più lampante è Draymond Green”.
Vandeweghe non ha mai avuto problemi a segnare punti: all’inizio a UCLA, poi ai Nuggets (dove è diventato All-Star per due volte) e ai Trail Blazers, prima che un infortunio alla schiena mettesse un freno alla sua produzione negli anni finali della sua carriera da giocatore, prima ai Knicks e poi ai Clippers. In seguito è ricordato per essere stato il GM dei Nuggets dal 2001 al 2006, tempo durante il quale ha pescato Carmelo Anthony al draft. Ho voluto nominare qui Anthony così tutti quelli che cercheranno “Carmelo Anthony difesa” su Google troveranno questo articolo. Ora, a 56 anni e con gli stessi capelli color castagna di quando giocava e la stessa aria rilassata tipica dei californiani, Vandeweghe sembra ancora in forma per schiaffare un ventello in faccia a chiunque.
Ci sono due ironie di fondo nella cavalcata delle statistiche avanzate, dalla periferia dei forum online al diventare la categoria centrale attraverso cui si parla di pallacanestro. La prima è che, per quanto avanzate siano, queste statistiche non fanno quasi altro che evidenziare alcuni concetti di questo sport già condivisi. La seconda è che il risentimento generato ha oscurato il fatto che sono anni che gli allenatori tengono le proprie personali statistiche avanzate. Un esempio su tutti: negli anni sessanta Dean Smith ha iniziato a registrare le statistiche per possesso.
“Tutta questa roba era già registrata”, ha detto Vandeweghe. “Tutti gli allenatori ce l’hanno e ne parlano: durante l’intervallo, dopo le partite, agli allenamenti. Parlano di deviazioni, tiri contestati, palle vaganti conquistate, tutto. Sono stato centinaia di volte in uno spogliatoio, e ho avuto tantissimi grandi allenatori: Jack Ramsay, Pat Riley o Larry Brown. Molte volte essi stessi erano sorpresi di scoprire, che ne so, che in un tempo avevamo spizzato dieci palloni avversari. Credo che la genesi di questi nuovi dati sia questa”.
Se siete sufficientemente paranoici c’è anche una chiave di lettura cinica per la lentezza con cui le statistiche difensive sono passate dagli uffici degli allenatori alla bocca dell’uomo della strada (oltre al fatto che l’attacco è sempre stato l’attore protagonista, intendo). Se ci pensate è un ottimo modo (e poco appariscente) per non pagare tanto quei giocatori il cui contributo è massimo nella metà campo difensiva. Tutte le squadre hanno sempre voluto i tipi alla Draymond Green, ma non li hanno mai voluti pagare 85 milioni di dollari.
Insomma, quando potremo mettere le mani su questi parametri nuovi ma non nuovissimi?
“Bella domanda”, mi ha detto Vandeweghe. “L’idea era di testarli adesso come programma pilota. Cerchiamo sempre di avere un riscontro dalle squadre, sondiamo i loro pareri, poi proviamo a valutare come migliorare e implementare il tutto. Questa è una delle grandi cose che lavorare con Adam significa; dice sempre: ‘Non esistono totem intoccabili, tutto si può migliorare’. Una maniera per farlo è parlare con le squadre che scendono in campo. Non solo con i giocatori, anche con gli allenatori e i GM, cercare di capire le preferenze prima di sperimentare noi. Poi, a un certo punto, se si riesce a raccogliere abbastanza interesse, si può passare a un’applicazione a tempo pieno”.
Godete, proletari di tutto il mondo (cestistico).
Traduzione di Giacomo Sauro