Esce il libro 'Un italiano di nome Kobe' scritto da Andrea Barocci
La prefazione è di Ettore Messina, assistant coach ai San Antonio Spurs
IL LIBRO:
A sette anni si calava dal balcone della villetta dove viveva per correre verso il campetto all'aperto dei padri Stimmatini di Rieti. A otto ridendo gridava parolacce ad un famoso allenatore di serie A. A nove costruiva canestri improvvisati in un parcheggio di Pistoia. A undici andava a scuola dalle suore a Reggio Emilia e giocava a biliardino. Come un qualsiasi bambino italiano. Ma Kobe Bryant era nato a Philadelphia il 23 agosto 1978, e prima di sbarcare a Rieti era cresciuto tra la città natale e San Diego.
Dopo aver vissuto l’infanzia e i primi anni dell’adolescenza nel nostro Paese, è diventato uno dei miti dello sport mondiale. Risultato raggiunto grazie anche, o forse soprattutto, al fatto di essersi formato in Italia. Assimilando una cultura e uno stile di vita differenti anni luce da quelli in cui erano immersi i coetanei americani.
Sui nostri campetti ha imparato i fondamentali del basket, il senso della sfida, ha capito cosa volesse dire sentirsi libero. Come? Ce lo raccontano i compagni di squadra, i coach, gli amici di un tempo. Episodi che aiutano a comporre il ritratto di un grande personaggio.
La curiosa avventura per un autografo chiestogli quando indossava la maglia della Reggiana; l'incontro con Clarence Kea in un autogrill;i retroscena di quella volta in cui ballò sul palco al concerto di un famoso rapper; il giorno in cui diventò… "bianco”; il padrino di Reggio Calabria che fece uno riuscitissimo scherzo alla splendida mamma Pamela e a papà Joe.
"Mi faccia giocare allenatore, io fo canestro" implorava con accento toscano appena arrivato a Reggio Emilia.
Era vero. Non ha più smesso.
Non una biografia, ma qualcosa di completamente diverso e inedito. Con una prefazione di Ettore Messina, vice coach dei San Antonio Spurs.
L'AUTORE:
ANDREA BAROCCI, romano, è il responsabile della rubrica basket del Corriere dello Sport-Stadio. Giornalista professionista dal 1989, per il quotidiano sportivo della Capitale ha seguito i principali avvenimenti cestistici degli ultimi anni. Ha scritto anche di nuoto, pallanuoto, boxe e atletica. Nel 2011 ha vinto il Premio Reverberi, l'Oscar del basket che va al miglior giornalista italiano dell'anno. Coltiva la passione per il jazz