Michael Carter-Williams: 'Non venitemi a parlare di tanking'
Il giocatore dei Sixers ha scritto un articolo per il nuovo portale The Players Tribune
Michael Carter-Williams, playmaker dei Philadelphia 76ers, ha scritto un articolo per il nuovo portale The Players Tribune, che da voce senza filtro alla voce dei giocatori professionistici. Carter-Williams ha parlato della scorsa stagione dei Sixers e della presunta strategia del "tanking"
"Immaginatevi questa scena: due uomini adulti seduti sul divano nel bel mezzo della giornata, mangiando qualche snack e guardando l'Ellen DeGeneres Show e seguendo un'unica regola: non si parla di sport. Per gran parte della scorsa stagione NBA, questa è stata la mia via di fuga. Adesso, dopo una partenza da 0 vittorie e 7 sconfitte e con me fuori per infortunio, è di nuovo la mia evasione."
"Perdere fa schifo. Non mi interessa quanti soldi riesci a fare o le statistiche che riesci a mettere su. Se sei così competitvo da stare in NBA, perdere è una cosa bruttissima da accettare. Se si tratta di una partita serale, torni a casa intorno a mezzanotte e la tua mente viaggia. E' praticamente impossibile dormire. Continui a rivedere nella tua testa tutte le immagini della partita, cercando di capire cosa avresti potuto fare meglio. Ti colpevolizzi, cerchi di non leggere i messaggi che ti arrivano sul telefono. Se ti metti a guardare Sports Center, diventi semplicemente pazzo"
"Ogni giocatore nella NBA reagisce alla sconfitta in modo diverso. Alcuni tornano a casa, accendono la XBox e cercano di prendersi la rivincita con NBA 2K. I giocatori più anziani guardano un film con i figli oppure fanno un salto nella camera iperbarica. I giocatori più alternativi fanno un po' di meditazione o di yoga. Io sono troppo impaziente per quella roba, per me la cura è l'Ellen DeGeneres Show. Penso che lei sia fantastica. Così ogni giorno della settimana, alle 4 del pomeriggio io e il mio patrigno (il papà vero di Michael si è dato alla macchia subito dopo la sua nascita, quando la madre aveva solo 15 anni ndr) smettiamo di parlare di basket, prendiamo qualche snack e guardiamo lo show. Potrà sembrare strano ma questo è uno dei modi con il quale riesco a gestire la frustrazione della sconfitta. Lo scorso inverno, quando eravamo nel bel mezzo di una lunghissima striscia di sconfitte, non ero certo un tipo simpatico con il quale avere a che fare"
"Nel bel mezzo della corsa ai playoffs, una corsa nella quale noi non eravamo neanche lontanamente coinvolti, sembrava che i media non facessero altro che parlare di noi. E fidatevi, capisco il perchè. Avevamo perso 26 partite di fila. Naturalmente, il nosto roster aveva in combinato perso circa 200 partite tra infortuni e problemi fisici vari e avevamo usato più di 20 giocatori diversi nella lineup dall'inizio della regular-season. Tutti questi aspetti non facevano parte della discussione. Quello di cui tutti parlavano era il "tanking".
"Sapevamo che tutto si sarebbe trasformato in una specie di circo quando ESPN fece arrivare Stephen A.Smith a Philadelphia per quella che poteva essere la 27esima sconfitta consecutiva contro i Pistons. Quando eravamo nello spogliatoio prima dello shootaround, venimmo sommersi dalla stampa. A malapena ci si riusciva a muovere all'interno della stanza. Alcuni dei giornalisti mi chiesero: 'Come ci si sente a far parte della squadra con la striscia perdente peggiore della storia?" Il che era piuttosto divertente visto che dovevamo ancora giocare la partita contro Detroit e quindi non avevamo ancora il record negativo. Semplicemente tutti si aspettavano che perdessimo e che diventassimo la squadra con la peggior striscia di sconfitte nella storia della NBA."
"Ecco il succo del discorso: Io posso capire perchè i media si sono concentrati tanto su quella vicenda. Il mio problema, però, è che quei media stavano ignorando una buona fetta della situazione. In quel momento non avevamo neanche il peggior record della lega (il peggior record era detenuto dai Bucks, ndr) ma la maggior parte delle persone che guardavano la tv probabilmente neanche lo sapevano. L'unica cosa che importava ai media era dire che noi stavamo tankando per prendere la prima scelta assoluta del draft. Adesso, cerchiamo un secondo di fare ordine sulla cosa. Prima di tutto c'è un sistema di lottery. Come giocatori, conosciamo tutti la matematica del sistema. La squadra che ha il peggior record ha il 25% di chance di ottenere la prima scelta assoluta. Secondo voi, degli uomini cresciuti vanno in campo e consapevolmente cercano di perdere sapendo che avranno un quarto delle possibilità di far arrivare un altro giocatore che gli potrà far perdere il posto? La risposta è no!"
"E fin da inizio stagione ci fu questo incredibile hype sulla prima scelta, c'era addirittura il sito tankforWiggins.com. Una volta che si crea quel tipo di logica, è finita. Speravamo di poter uscire e dire ai giornalisti quanto fosse ridicolo per la gente pensare che stavamo tankando quando in squadra c'era gente che lottava per il contratto e per il proseguo delle loro carriere, ma questo avrebbe solo peggiorato le cose. Nessuno prendeva più seriamente di noi le sconfitte. Ci siamo meritati molte critiche ma tutti abbiamo lavorato fin troppo duramente per essere trattati come delle barzellette"
"Io vivo il basket in modo molto serio e non do per scontato il fatto di essere arrivato a questo livello. Per tutta l'Estate ho speso ore ed ore con la faccia sul tavolo dei trainer che mi manipolavano la spalla in tutti i modi possibili per aiutarmi a recuperare dopo l'intervento. Alcune di quelle manovre sarebbero state terribilmente dolorose anche se non fossi stato infortunato. Quando finivo la fisioterapia, facevo su e giù di corsa dalle colline con indosso una maschera per l'altitudine che mi ricopriva tutta la faccia e mi faceva sembrare come Bane di Batman. Cercare di fare 10 set su e giù per le colline con pochissima aria a disposizione è stata una delle cose più difficili che abbia mai fatto. Tutto quel lavoro sulle colline è stato fatto affinchè potessi tornare in campo nel più breve tempo possibile. Quindi, per favore, evitate di dirmi che abbiamo allungato i tempi dell'infortunio. Se si vuole arrivare in NBA, devi essere follemente competitivo, ad un livello che neanche immaginate. Quando nel mio anno da freshman a Syracuse stavo la maggior parte del tempo in panchina, passavo così tanto tempo in palestra che alla fine dovevamo mettermi la colla sulle dita per evitare di farle sanguinare. Potete discutere il mio tiro, potete discutere il mio potenziale ma non potete discutere quello che metto sul campo ogni singola sera. Non venitemi a parlare di tanking".
"I media hanno creato questa storia e non fanno altro che ripeterla in continuazione. Per questo motivo Stephen A.Smith è finito nel nostro spogliatoio con il sorriso stampato sulla faccia. Non me la sto prendendo con lui. So che interpreta un personaggio, che fa il suo lavoro, come lo sa perfettamente lui stesso. Ma sapete cosa è successo quella sera dopo che abbiamo vinto la partita contro Detroit e abbiamo evitato di allungare la striscia negativa? Dopo la partita, la stragrande maggioranza dei giornalisti che c'erano prima della partita neanche si sono fatti vedere. Quelli che sono rimasti non erano neanche preparati sulla nostra stagione e il massimo che riuscivano a chiedere era: "Oh...avete vinto, come vi sentite?"
"Tutto questo perchè non eravamo più una storia da seguire, avevamo vinto e quindi avevamo evitato di entrare nella storia dal lato sbagliato, non eravamo più interessanti. Stephen Smith non è rimasto in giro, immagino avesse un aereo da prendere. Credetemi, farò tutto quello che è in mio potere per evitare che possa ritornare per la stessa ragione"
Parole e musica di Michael Carter-Williams per The Players Tribune
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