Cecco Vescovi: 'Cerella a Milano? Peggio per lui'
Cerella è appena passato a Milano dopo una travagliata stagione a Varese
Cecco Vescovi stuzzicato da La Provincia di Varese ha detto la sua riguardo alla partenza di Bruno Cerella per Milano:
"Peggio per lui. Nessun problema e nulla da dire a proposito, se non che Bruno avrebbe anche potuto dircelo. Avrebbe potuto avvisarci della trattativa in corso con Milano, avrebbe potuto farci una telefonata visto che aspettavamo una sua risposta. Ha avuto poco riguardo, questo è certo: e mica nei miei confronti, ma nei confronti di chi per un anno lo ha curato, seguito e rimesso prima in piedi e poi in campo. Nei confronti di chi negli ultimi dodici mesi ha vissuto in simbiosi con lui, quasi ventiquattr'ore al giorno, per accompagnarlo nei momenti difficili in cui non si sapeva quando sarebbe guarito. Parlo del fisioterapista, per esempio, o di Max Ferraiuolo che gli è sempre stato molto vicino. Ci aspettavamo un modo difare diverso, evidentemente di questi tempi funziona così"
IMPOSSIBILE TRATTENERLO "noi abbiamo un modo di operare sul mercato, che ci ha fatto arrivare fin qui. Non abbiamo nessuna intenzione di cambiare. Noi non abbiamo mai ceduto alla tentazione di fare il passo più lungo della gamba, di spendere più di quel che abbiamo, di avventarci: e se siamo ancora vivi è proprio grazie a questo modo di fare. I soldi sono meno rispetto allo scorso anno, avevamo l'esigenza di redistribuire il budget, quindi abbiamo offerto a Cerella, un giocatore che lo scorso anno aveva dato parecchie incertezze dal punto di vista fisico, un nuovo contratto. Siamousciti da quello che ci legava a lui, e gli abbiamo fatto un'altra proposta: perché volevamo continuare con lui con un contratto che non fosse troppo vincolante per noi, nel caso il giocatore avesse avuto problemi. Il suo agente ci ha fatto sapere che la nostra offerta era improponibile. Bene così: nonpossia-mo permetterci di fare mosse delle quali poi ci si potrebbe pentire. Perché forse la gente non ha capito che qui si rischia di compromettere tutto il lavoro fatto in questi tre anni, si rischia di finire a gambe per aria, si rischia di chiudere. Ci si metta in testa che lapriorità è la stabilità societaria, la squadra e l'aspetto sportivo vengono dopo. Ripeto: questo è il nostro modo di lavorare, ed è così che abbiamo salvato una società che tre anni fa era praticamente morta. Io preferisco lavorare per il fu turo di Varese piuttosto che rincorrere sogni impossibili. Bum: stiamo parlandodi Cerella eh... Ma anche di Green e Dunston, che grazie alla stagione di Varese andranno a guadagnare cifre importanti: l'estate scorsa non se li filava nessuno. I nostri tifosi e molti nostri sponsor hanno capito e apprezzato il nostro lavoro e il nostro credo: sanno che in futuro questo modo di fare ci ripagherà con gli interessi"
Pagina di 2