Luca Banchi: 'Tornati in retroguardia, ci proponiamo come outsider'
Il coach della Mens Sana parla a Il Corriere dello Sport
La Mens Sana Siena ha già iniziato il campionato vincendo l'anticipo della seconda giornata in casa contro Brindisi.
Coach Luca Banchi ha parlato a Il Corriere dello Sport della sua decisione di accettare la proposta della Montepaschi di diventare il nuovo capo allenatore dopo l'addio di Simone Pianigiani, head coach dei record.
Ecco le parole di Banchi.
"Cosa hanno di speciale i toscani? C'è stato un periodo di grande fulgore del basket toscano , con due squadre a Livorno, e poi Pistoia, Firenze, Montecatini... Un terreno fertile che ha diffuso l'interesse su tutto il territorio. E' stato d'ispirazione per idealizzare la figura dell'allenatore. L'altro aspetto riguarda il carattere: nel nostro è intrinseca l'apertura mentale, ma anche la creatività, l'iniziativa, l'incoscienza. Ed io mi riconosco in questi valori che rendono il lavoro una passione. Primo obiettivo quando arrivai alla Mens Sana? Essere adeguato alle aspettative che c'erano su di me. Il ruolo e l'ambiente nuovi mi mettevano alla prova. Ma ho avuto la fortuna di ereditare la figura di Simone anche nel ruolo di vice, a cui Siena e il presidente Minucci avevano dato grande dignità, mentre in altri club viene sminuito. Fastidio essere chiamato principe ereditario di Pianigiani? No, ma non ho mai ritenuto scontato che un giorno avrei preso il suo posto. Sbaglierebbe chi pensasse che dopo sei anni con lui mi sentissi il depositario assoluto della sua eredità. Qualsiasi fosse stata la decisione della Montepaschi, l'avrei accettata e condivisa con lo stesso entusiasmo e la stessa partecipazione. Cosa ho imparato dalla Supercoppa? Poco. Ovviamente non mi piace perdere, ma sono consapevole del fatto che certe gare in un questo periodo della stagione non possono essere valutate nella giusta maniera. Ho fatto una sintesi di quanto era plausibile attendersi dalla squadra e quanto la squadra poteva davero dare in quel momento. Cosa richiede vivere il basket a Siena? Viverlo ad altissimo livello ha un certo tipo di esigenze. Viene richiesto il meglio da te e dalle persone che ti sono accanto. Inoltre l'allenatore deve saper valorizzare le risorse umane a sua disposizione, essere il leader, il trascinatore, il condottiero. Farlo a Siena, dove il basket è nel tessuto della città, non fa che ingigantire questi aspetti. Io dedico al basket buona parte della mia giornata perchè la mia vita è incentrata su questo. E comunque sono appassionato anche di calcio e di baseball. Per rilassarmi sto con la mia famiglia. Mio figlio di 14 anni vive e studia a Grosseto ma da quest'anno ha iniziato ad allenarsi qui alla Montepaschi. Cosa mi hanno chiesto i tifosi? Sono consapevoli del momento particolare: certe scelte e certe rinunce sono state inevitabili. Eppure sono gratificati e realizzati da tanti anni di successi. Sanno che da questa stagione parte una nuova era per noi; per cui l'unica richiesta che hanno fatto è quella di continuare ad essere competitivi. E poi forse il tifoso è più a suo agio da sfidante che da sfidato: abbiamo riacquistato una posizione di retroguardia, ci proponiamo come outsider. Cosa rimane delle polemiche e delle accuse di Milano contro Siena? Rimane poco per la capacità del nostro club di lasciarci al di fuori di certe situazioni. Questo è uno dei motivi della nostra forza, perchè l'allenatore viene messo nelle condizioni ideali di lavorare. Certe polemiche non hanno scalfito né me né le attenzioni della squadra verso i nostri obiettivi. Chi è il nuovo leader della Mens Sana? Deve ancora essere definito. Le gerarchie in un gruppo nuovo si formeranno strada facendo. Hackett? E' un ragazzo che ha la capacità di dare in campo tutto quello che serve alla squadra per vincere. Con impegno, carattere e dedizione".