Pietro Aradori: 'Esperienza a Siena difficile ma lì sono migliorato'
Aradori si racconta a La Gazzetta dello Sport
Dopo l'intervista al sito ufficiale di Cantù, Pietro Aradori ha parlato anche a La Gazzetta dello Sport del suo passaggio alla squadra brianzola. Ecco le sue parole.
"L'esperienza a Siena è stata difficile, soprattutto a livello mentale, ma sono contento della scelta, ho vinto, ho lavorato e sono migliorato tanto. L'unico rimpianto è di essere stato così poco protagonista in Euroleague quando credevo di aver dimostrato di poter essere decisivo anche a livello internazionale. Luca Banchi, il nuovo coach, mi ha detto che non rientravo nei suoi piani e, di conseguenza, il presidente Minucci, col quale i rapporti erano e sono rimasti molto buoni, mi ha detto di cercarmi un'altra squadra anche se avevo il contratto. Ho sempre sperato che questa potesse essere Cantù, perché volevo restare ai vertici e ritengo Trinchieri un grande allenatore col quale continuare a crescere. Soprattutto, mi ha voluto mostrando di avere grande fiducia in me. Nazionale? L'anno passato ho preferito allenarmi d'estate d'accordo con Pianigiani e con Siena. In quel gruppo non ero indispensabile, abbiamo ritenuto fosse più produttivo lavorare tanto sul mio gioco. Nella Nazionale di oggi mancano giocatori importanti come Belinelli e Bargnani, chi c'è e ci mette la faccia è giusto che si senta più importante e responsabilizzato. Pianigiani? In due anni ho vinto tanto grazie a lui, ho sempre lavorato duro e abbiamo avuto un buon rapporto. Probabilmente vediamo la pallacanestro in un modo un po' diverso ma per crescere è importante saper convivere con queste situazioni. Io non mi sentivo un giovane giocatore nemmeno due anni fa, perché penso che, pur potendo e dovendo migliorare sempre durante la carriera, uno a 20 anni o è già di un certo livello o non lo diventa più. Cosa hanno significato i due anni a Siena? Mi sento maturato non solo per quello che ho imparato a fare meglio, ma nella testa. Giocare a Siena, sempre ad altissimo livello, ti insegna che devi essere pronto quando vieni chiamato anche se non ti aspetti che ci sia bisogno di te. E devi essere capace di restare concentrato quando, invece, pensi di giocare e resti in panchina. Non è una questione personale, a Siena è così per tutti".